2009-10-02 19:02:25

I sacerdoti dell'Africa meridionale discutono della loro condizione


I sacerdoti dell’Africa meridionale si sono riuniti al monastero di Mariannhill, nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal per fare il punto sulle sfide da affrontare E’ il Meeting generale annuale del Southern african council of piestrs (Sacob), organismo legato alla Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale (Sacbc) che comprende i vescovi di Botswana, Sudafrica e Swaziland. Fra i temi affrontati ci sono l’anno sacerdotale e la violenza che ha colpito numerosi sacerdoti, ma anche la Coppa del mondo di calcio – che nel 2010 si giocherà in Sudafrica – come opportunità di mostrare il dinamismo del cattolicesimo africano. Durante l’incontro, riferisce l’Osservatore Romano, il presidente della Sacbc, l’arcivescovo di Johannesburg Buti Joseph Tlhagale, ha raccontato che “spesso un vescovo si trova bloccato tra le legittime richieste sia dei sacerdoti sia dei laici” e ha consigliato ai presuli e ai sacerdoti di fare di una valutazione personale critica il “pilastro centrale” per migliorare le relazioni. Perché “l’amicizia non può essere acritica”. Il vescovo di Kroonstad, Stephen Brislin, incaricato del collegamento fra Sacob e Sacb, ha detto che il sacerdozio è indebolito “da una perdita di identità cattolica fondamentale”. Il sacerdozio, ha ricordato, “non è un lavoro ma una vocazione” e “il prete deve assumersi la responsabilità del proprio sacerdozio”. Il vescovo di Keimoes-Upington, Edward Gabriel Risi, ha poi ricordato che la Chiesa cattolica dell’Africa meridionale ha “anticipato i tempi”, realizzando la nuova traduzione in inglese delle parti del Messale romano che riguardano i fedeli e “hanno già ricevuto la recognitio”. (V.F.)








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