La Chiesa celebra la memoria di Santa Teresa di Lisieux
Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa: con questi titoli la Chiesa celebra
la memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux. Entrata nell’ordine delle Carmelitane
a soli 15 anni, di età, prese il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto
Santo. Ripercorriamo la sua vita, in questo servizio di Isabella Piro: “Vorrei
essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla
creazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli”. Diceva così, Santa
Teresa. Era nata ad Aleçon, in Normandia, nel 1873, ultima di otto figli. Cresciuta
in una famiglia profondamente cristiana, aveva imparato la fede dai suoi genitori,
Louis e Zélie Martin, beatificati proprio nel 2008. Poi, a soli 15 anni, la scelta
di entrare nell’ordine delle Carmelitane. Data la giovane età, la decisione è accompagnata
da un permesso speciale di Papa Leone XIII. Ma il fisico debole di Teresa non regge
al rigore della clausura: la giovane si ammala di tubercolosi ed il 30 settembre 1897
muore. Una vita breve, ma intensa, la sua, che ci ha lasciato un carisma particolare,
come ci spiega suor Filomena Adamo, Madre generale delle Piccole
Suore di Santa Teresa del Bambino Gesù:
“E’ proprio quel particolare
carisma di sapienza evangelica: un carisma che lei ha attinto dalla preghiera e dalla
continua meditazione del Vangelo, nel quale ha saputo scoprire luci nuove. Diciamo,
quindi, che è il dono della scienza, dell’amore divino”.
Nel
1925, Teresa di Lisieux sale agli onori degli altari. Nello stesso anno, viene proclamata
“Patrona delle Missioni”, proprio lei che aveva visto la sua breve vita svolgersi
all’interno di un monastero. Come spiegare questo? Ancora Suor Filomena:
“Teresa,
patrona delle missioni, sembra umanamente una contraddizione pura. Ma se ci addentriamo
più profondamente nella sua vita scopriamo che è un titolo che le sta proprio bene,
con la sua vita vissuta intensamente, con un grande amore e un profondo respiro evangelico.
Tenace com’era disse: 'Non posso essere missionaria di azione, ma voglio essere missionaria
di amore'. E ci riuscì benissimo, perché sappiamo che l’amore è come la luce, non
ha paura di barriere fisiche. In lei l’amore fu passione e azione. Sappiamo che quando
Teresa era già consumata dalla tisi e faceva fatica a camminare, alle sue consorelle
che le dicevano: 'Fermati, riposati, siediti', lei rispondeva: 'No, io cammino per
un missionario, che chissà dove, in quale Paese, sta camminando e sta faticando per
portare il Vangelo'”.
Nella sua pur breve vita, Santa
Teresa scrisse molto. Oggi si ricorda, in particolare, la sua autobiografia, intitolata
“Storia di un’anima” e il valore della “piccola via” alla spiritualità. Ma come metterla
in pratica nella vita quotidiana? Ancora Suor Filomena:
“Vivere,
come lei ci ha detto, abbandonati, fiduciosi, tra le braccia di Dio, come un bambino
tra le braccia dei suoi genitori. Quindi, non abbattersi, non scoraggiarsi, ma crescere
nell’umiltà, nella fiducia, nell’abbandono, sapendo che noi siamo i figli di quel
grande Dio, che è Onnipotente, ma è soprattutto misericordioso”.
Dalle
mura di un monastero, dunque, la spiritualità di Teresa si diffonde nel mondo ed assume
un significato universale, diventando modello anche per i giovani di oggi:
“Io
penso al modello di una giovane che ha vissuto la vita intensamente nei suoi grandi
valori, quei valori di cui il cuore dell’uomo è veramente assetato: amore, pace, serenità,
solidarietà. Teresa è un modello avvicinabile da tutti, proprio perché è la Santa
della quotidianità, che viveva con passione e facendo le cose ordinarie non comunemente,
ma con grande amore”.