Prima di divenire una potenza petrolifera la Nigeria era un’economia emergente
e le popolazioni erano autosufficienti. Oggi il paese è piombato nel caos: il PIL
cresce ma buona parte della popolazione soffre la fame, molte regioni sono colpite
da deficit energetico e il territorio è devastato da violenza e inquinamento. L’associazione
nigeriana Environmental Rights Action propone una “Rivoluzione Verde” per riportare
l’equilibrio nel paese. Silvia Koch ha intervistato Nnimmo Bassey, presidente
dell’organizzazione ambientalista. Ascolta l’intervista doppiata in italiano:
D. - Quali sono
gli impatti dell’attività estrattiva in Nigeria? R. – Deforestazione, emissione
nell’atmosfera e nell’acqua di sostanze tossiche. Si verificano continui sversamenti
di petrolio. C’è il fenomeno del gas-flaring – cioè i pennacchi di fuoco che fuoriescono
dal terreno e sono legati proprio al processo di estrazione del petrolio. Di conseguenza,
l’economia del Delta del Niger è totalmente impattata dall’attività estrattiva e non
a caso, le popolazioni locali, che prima erano autosufficienti, adesso non lo sono
più perché hanno a che fare con un ambiente del tutto degradato. D. – Ci può riassumere
la proposta che la vostra associazione, Environmental Rights Action, ha presentato
al Governo di Abuja? R. – Abbiamo chiesto di lasciare tutto il cosiddetto “nuovo
petrolio” nel sottosuolo – ovvero non procedere all’apertura di nuovi siti estrattivi
– quindi esaurire solo i giacimenti attualmente esistenti e riconvertire l’economia
locale verso altre fonti di sostentamento. Si potrebbero fare degli investimenti sulle
rinnovabili – il solare, l’eolico e il geo-termico – anche perché, nonostante ci sia
moltissimo petrolio nel sottosuolo nigeriano, alcune regioni della Nigeria sono colpite
da un deficit energetico e una parte della popolazione non ha un accesso diretto all’elettricità. D.
– Qual è il legame tra le violenze che devastano il Delta del Niger e le attività
di estrazione del petrolio? R. – Tra la violenza e lo sfruttamento petrolifero
c’è un collegamento molto diretto. Le attività delle multinazionali petrolifere causano
la morte di persone ogni giorno perché – a causa dell’inquinamento - hanno un impatto
sulla salute delle persone e sull’ambiente. Un’ulteriore forma di violenza è l’utilizzo
di forze militari da parte delle compagnie petrolifere. Inoltre, adesso dobbiamo far
fronte anche alle azioni di sabotaggio dei gruppi che cercano di contrastare le attività
delle multinazionali. La guerriglia può essere considerata una conseguenza diretta
dell’operato stesso delle imprese straniere. Tuttavia, va detto che la violenza -
utilizzata da questi gruppi – non migliora la situazione, anzi la peggiora. E la popolazione
locale, spesso a causa dei combattimenti è costretta a spostarsi e a vivere male. D.
– Quali sono i principali settori di intervento della Chiesa Cattolica in Nigeria? R.
– La Commissione per la Pace e la Giustizia della Chiesa Cattolica è presente nel
Delta del Niger ed è molto attiva nel diffondere i valori di riconciliazione e quindi
nell’aiutare la popolazione locale ad migliorare le proprie condizioni di vita.