2009-09-29 16:15:46

Mons. Crociata: i vescovi italiani allarmati dal degrado civile


Fiducia nonostante l’amarezza per l’allarmante degrado del vivere civile. Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Mariano Crociata, ha riportato oggi in conferenza stampa, nella Sala Marconi della nostra emittente, lo stato d’animo dei vescovi italiani che nel loro Consiglio permanente hanno affrontato l’urgenza della sfida educativa, la questione mezzogiorno e gli argomenti più delicati dell’ attuale situazione italiana. Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3
 
Biotestamento, Ru 486, il vicenda Boffo e Avvenire, immigrazione. I temi cruciali della vita politica e sociale italiana hanno prevalso nell’incontro della stampa con il segretario generale della Cei, mons. Crociata. I vescovi, ha spiegato, seguono con interesse il dibattito riguardo la legge di fine vita, auspicando che si arrivi ad un testo che salvaguardi aspetti essenziali come più volte ribadito dalla Cei:
 
“Ci sembra che il testo uscito dal Senato rappresenti un punto di equilibrio significativo; un’espressione di una delle due Camere, questo sì. Confidiamo che il parlamento conduca con la stessa serenità e con la stessa ricerca di sintesi ed equilibrio, come sa fare, il completamento di questo procedimento della legge”.

Le vicende dei mesi scorsi, ha precisato il vescovo, fanno ritenere necessaria una legge che prevenga l’arbitrio. E’ dunque importante che il parlamento trovi il modo, in maniera condivisa, di arrivare ad una conclusione dell’iter legislativo, puntando alla salvaguardia di ogni persona. Per quanto riguarda la Ru486, secondo i vescovi, si rischia di tornare indietro rispetto alla legge 194, arrivando ad una banalizzazione dell’aborto:
 
“E’ un rischio che ci preoccupa. Questo sforzo di valutare attentamente le conseguenze effettive dell’uso e delle modalità dell’uso di questo farmaco, credo sia un fatto importante, innanzitutto per la stessa salute e la sicurezza della popolazione delle donne di fronte ad un farmaco come questo”.

Sulla questione delle dimissioni di Dino Boffo, direttore del quotidiano della Cei Avvenire, il segretario Crociata spiega come i vescovi non debbano fare chiarezza su quanto accaduto. Per i vescovi, ha affermato, l’ambito della comunicazione è di grande rilevanza, ma per il momento, ha precisato, non si è affrontata né la questione della nomina del nuovo direttore di Avvenire né tantomeno una possibile ristrutturazione:
 
“I fatti sono davanti a tutti: il dott. Boffo con le sue dimissioni ha voluto dire la volontà di non esporre la Chiesa ad ulteriori attacchi. Da parte sua, ha chiarito in questa maniera come si tratti di un’iniziativa che ha in una lettera anonima il suo punto d’appoggio e, dunque, altri argomenti da offrire”.

Tra i vescovi, ha spiegato poi, si è parlato con grande dispiacere di quello che è accaduto, di quello che mons. Crociata ha definito attacco personale che ha colpito una persona che ha servito con grande professionalità la Chiesa in Italia con il giornale Avvenire. I vescovi, dunque, hanno espresso la volontà di andare avanti nel servizio nella ricerca della verità, al servizio del popolo cristiano e di tutto il Paese. Sull’immigrazione il vescovo ha ribadito quanto già espresso dal cardinale Bagnasco nella sua prolusione, ossia che si persegua il giusto equilibro tra legalità, rispetto delle esigenze della pace sociale e, nello stesso tempo, accoglienza delle persone:

“In merito alla questione vorrei dire che - posto che l’immigrazione è fenomeno di grande proporzione - l’attenzione alle esigenze di un’integrazione è imprescindibile, secondo tempi e modalità che vedano responsabilità colte e accompagnate, perché avvenga nella salvaguardia del bene di tutti, dell’evoluzione della società italiana e della presenza di coloro che vengono ad inserirsi come immigrati per diventare anch'essi cittadini italiani”.
 I vescovi italiani, infine, denunciano nel loro documento finale come la questione meridionale sia oggi avvolta in un clamoroso silenzio, pur in presenza di preoccupanti segnali di crisi.''Per questo - dicono - occorre fare appello a tutte le forze positive, declinando l'attenzione alle problematiche locali nella coscienza di appartenere ad un'unica nazione".







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