Benedetto XVI ai giovani nella Messa di Praga per la festa di S. Venceslao: la vera
felicità è in Cristo, il potere del mondo è triste ed effimero
Un’altra stupenda giornata di sole ha accompagnato questa mattina la Messa presieduta
dal Papa a Stará Boleslav, nei pressi di Praga, luogo del martirio di San Venceslao,
re boemo del decimo secolo e Patrono principale della Repubblica Ceca. Oggi ricorre
la sua memoria liturgica e qui è festa nazionale. Benedetto XVI, prima della celebrazione
che si è svolta su una spianata di fronte a 45 mila persone, ha venerato le reliquie
del Santo nella Basilica a lui dedicata. Poi ha sottolineato che il potere del mondo
è effimero e procura solo tristezza: solo Cristo dona la vera felicità che rimane
per sempre. Da Praga, il servizio del nostro inviato, Sergio Centofanti:
Una sorta
di Gmg dell’Europa centro-orientale: così si è presentata la Messa a Stará Boleslav.
Decine di migliaia i giovani giunti da tutta la Cechia e poi da Slovacchia, Polonia,
Germania e Austria. In tanti hanno vegliato tutta la notte, con canti, adorazione
eucaristica e confessioni. Come a Brno, la Messa è stata vissuta con grande intensità.
Nonostante le migliaia di persone presenti è stato grande il raccoglimento e la compostezza:
tanti e lunghi i momenti di silenzio profondo, una forte esperienza di preghiera e
di unità. Il Papa ha invitato tutti a imitare San Venceslao che ha dato la vita per
seguire “sempre e fedelmente Cristo”. Poi si è chiesto se ai nostri giorni la santità
sia ancora attuale o se forse non sono più ricercati successo e gloria umana. Obiettivi
di scarsa durata come mostra la storia - ha detto - che ha visto cadere, anche in
questa terra, non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili.
“All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere”:
“Chi
ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere
vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per
costatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione. Solo chi conserva
nel cuore il santo ‘timore di Dio’ ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza
per costruire un mondo più giusto e fraterno”.
Oggi
- ha detto il Papa - c’è bisogno di persone che siano “credenti” e “credibili”, pronte
a pagare di persona per diffondere gli ideali cristiani che professano. E’ la via
“stretta” della santità indicata da Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi
se stesso, prenda la sua croce e mi segua”: “Certamente
è un linguaggio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza
dei Santi e delle Sante assicura che è possibile a tutti, se ci si fida e ci si affida
a Cristo. Il loro esempio incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè
coerente con i principi e la fede che professa. Non basta infatti apparire buoni ed
onesti; occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il
suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio”. Questa
è la lezione di vita di San Venceslao, un sovrano che ebbe il coraggio di anteporre
il Regno dei cieli al fascino del potere terreno. Il suo sguardo non si staccò mai
da Gesù Cristo: costruì chiese, aiutò i poveri, difese le vedove, non tollerava l’ingiustizia.
Cioè, era scomodo. Alla fine perdonò il fratello prima che questi lo facesse uccidere
per salire sul suo trono:
“Venceslao è morto martire
per Cristo. E’ interessante notare che il fratello Boleslao riuscì, uccidendolo, ad
impadronirsi del trono di Praga, ma la corona che in seguito si imponevano sulla testa
i suoi successori non portava il suo nome. Porta invece il nome di Venceslao, a testimonianza
che ‘il trono del re che giudica i poveri nella verità resterà saldo in eterno’”.
Il Papa esorta a camminare come San Venceslao “con
passo spedito verso la santità”. Un percorso “certamente difficile - ha aggiunto -
poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide, ma quando ci si lascia attrarre
da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo
amore”.
Al termine della Messa il Papa si è rivolto
ai tantissimi giovani presenti alla Messa. “Con voi - ha detto - anche il Papa si
sente giovane!”. Ha parlato delle loro aspirazioni alla felicità che spesso la società
dei consumi “sfrutta in modo falso e alienante”. E non sono pochi - ha notato - quanti
“si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi
in una triste solitudine”. Invita a guardare all’esperienza di Sant’Agostino che cercava
la felicità e l’ha trovata in Cristo: in realtà, ha poi capito che è Gesù che ci cerca
e bussa alla nostra porta per renderci felici: “La
fede cristiana è questo: l’incontro con Cristo, Persona viva che dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E quando il cuore di un giovane si apre
ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce.
Il Signore infatti chiama ciascuno per nome e ad ognuno vuole affidare una specifica
missione nella Chiesa e nella società.” Il
Papa esorta i giovani a costruire famiglie cristiane, famiglie sante. E nell’occasione
di quest’Anno Sacerdotale, lancia un appello a essere disponibili alla chiamata di
Gesù al sacerdozio o alla vita consacrata. “La Chiesa - ha detto - ha bisogno di numerosi
e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza
del mondo”:
“La speranza! Questa parola, su cui
torno spesso, si coniuga bene con giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza
della Chiesa! Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com’è avvenuto
l’anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù”. Quindi
ha ribadito il suo invito a partecipare in tanti alla prossima Gmg di Madrid, nell’agosto
2011. I giovani, da parte loro, hanno donato al Papa un album di foto che racconta
la loro vita e - come impegno di solidarietà - oltre 11.000 euro per l’Africa: una
colletta che non si fermerà. Benedetto XVI infine affida tutti alla protezione di
Maria, in questo luogo dove si custodisce il Palladio della Boemia, un’immagine di
Bronzo della Madonna che la tradizione vuole donata da San Metodio a Santa Ludmilla
e da questa al nipote San Venceslao: è Maria che protegge vincendo il male con il
bene.
Come rilevato da Benedetto XVI, la gioventù della
Repubblica Ceca è minacciata da incertezze e crisi d’identità. Un fenomeno che colpisce
anche la dimensione religiosa come afferma, al microfono di Sergio Centofanti,
il gesuita padre Petr Havlicek, cappellano all’Università Carlo di Praga:
R. - Nell’attuale
generazione dei giovani si manifesta una maggiore indifferenza religiosa e una sorta
di sradicamento anche dalle tradizioni nazionali del Paese: si vive più del presente
che del passato. Io penso che questo sia il problema sostanziale: non tanto il consumismo,
quando questo sradicamento, questo perdere le proprie radici.
D.
- Come può la Chiesa arrivare ai giovani cechi di oggi?
R.
- E’ una grande domanda ed è anche una grande sfida riuscire a trovare le strade per
avvicinarli. Una via che sembra stia funzionando è l’essere aperti a tutti, soprattutto
ai giovani dai 18-20 anni in su, che nelle università stanno cercando qualcosa di
diverso dal consumismo: essere aperti ed accoglierli, aperti alle loro domande, alle
domande sul senso della vita…
D. - Quali sono le
speranze per questo viaggio del Papa?
R. - Credo
che per la Chiesa nel mio Paese possa diventare uno stimolo ad avere un’identità spirituale
forte e riconoscere di nuovo l’importanza di vivere la nostra fede anche come una
cosa ben pensata e ben riflettuta, in modo che per noi diventi un aiuto a dialogare
con tutti coloro che non credono.