Cristiani uniti in un mondo che cerca di emarginare la fede: così il Papa nell'incontro
ecumenico. Il testo integrale del discorso
Nel pomeriggio si è svolto a Praga l’incontro ecumenico: il Papa ha invitato i cristiani
a lavorare strenuamente per l’unità, in un mondo che spesso vuole emarginare la fede
dalla vita pubblica. In questo contesto ha parlato della necessità di una autocritica
dell’età contemporanea e di certo cristianesimo moderno che tendono a ridurre a fatto
privato il credere. Non bisogna dimenticare infatti che è grazie alla fede cristiana
che in Europa si sono affermati i principi di giustizia e libertà. I cristiani allora
non devono essere timidi nell’annunciare il tesoro della fede, bene per tutta la società.
Da parte sua il presidente del Consiglio Ecumenico Pavel Cerny ha sottolineato i buoni
rapporti tra le varie Chiese cristiane presenti nel Paese. Ecco il testo integrale
del discorso del Papa.
Signori Cardinali,
Eccellenze,
fratelli
e sorelle in Cristo,
ringrazio il Signore
Onnipotente per l’opportunità che mi viene data di incontrare voi, che siete i rappresentanti
delle diverse comunità Cristiane di questo Paese. Ringrazio il Dottor Černý,
Presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese nella Repubblica Ceca,
per le gentili parole di benvenuto che mi ha indirizzato a vostro nome.
Cari
amici, l’Europa continua ad essere sottoposta a molti cambiamenti. È difficile credere
che solo due decenni sono passati da quando il crollo dei precedenti regimi ha dato
avvio a una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative.
In questo periodo, i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà
nell'aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi ad impegnarsi
nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione
in vista della pace e il progresso del bene comune.
Ciononostante,
stanno emergendo sotto nuove forme tentativi tesi a marginalizzare l’influsso del
cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto che i suoi insegnamenti
sono dannosi al benessere della società. Questo fenomeno ci chiede di fermarci a riflettere.
Come ho suggerito nella mia Enciclica sulla speranza cristiana, la separazione artificiale
del Vangelo dalla vita intellettuale e pubblica dovrebbe condurci ad impegnarci in
una reciproca “autocritica dell’età moderna” e “autocritica del cristianesimo moderno”,
particolarmente riguardo alla speranza che essi possono offrire all’umanità (cfr Spe
salvi, 22). Possiamo chiederci: cosa ha da dire oggi il Vangelo alla Repubblica Ceca
e più in generale all’intera Europa, in un periodo segnato dal proliferare di diverse
visioni del mondo?
Il cristianesimo
ha molto da offrire sul piano pratico e morale, poiché il Vangelo non cessa mai di
ispirare uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle. Pochi potrebbero
contestare ciò. Tuttavia, quanti fissano il loro sguardo su Gesù di Nazareth con occhi
di fede sanno che Dio offre una realtà più profonda e nondimeno inseparabile dall’"economia"
della carità all’opera in questo mondo (cfr Caritas in veritate, 2): Egli offre la
salvezza.
Il termine salvezza è ricco
di significati, tuttavia esprime qualche cosa di fondamentale ed universale dell’anelito
umano verso la felicità e la pienezza. Esso allude al desiderio ardente di riconciliazione
e di comunione che spontaneamente sgorga nelle profondità dello spirito umano. È la
verità centrale del Vangelo e l’obiettivo verso cui è diretto ogni sforzo di evangelizzazione
e di cura pastorale. Ed è il criterio sul quale i cristiani tornano sempre a focalizzarsi,
nel loro impegno per sanare le ferite delle divisioni del passato. A tal fine – come
il Dr. Černý ha notato – la Santa Sede ha organizzato un Convegno internazionale
nel 1999 su Jan Hus per facilitare l’analisi della complessa e travagliata storia
religiosa in questa nazione e più in generale in Europa (cfr Giovanni
Paolo II, Discorso al Convegno Internazionale su Giovanni Hus, 1999). Prego perché
tali iniziative ecumeniche portino frutto non solo per proseguire il cammino dell’unità
dei cristiani, ma per il bene dell’intera società europea.
Acquistiamo
fiducia sapendo che la proclamazione da parte della Chiesa della salvezza in Gesù
Cristo è sempre antica e sempre nuova, imbevuta della saggezza del passato e ricolma
di speranza per il futuro. Quando l’Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo,
ascolta la sua stessa storia. Le sue nozioni di giustizia, libertà e responsabilità
sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste
idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredità cristiana.
In verità, la memoria del passato anima le sue aspirazioni per il futuro.
Ciò
spiega perché, in effetti, i cristiani attingano all’esempio di figure come sant’Adalberto
e sant’Agnese di Boemia. Il loro impegno per la diffusione del Vangelo fu motivato
dalla convinzione che i cristiani non devono ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo,
ma piuttosto condividere con fiducia il tesoro di verità loro affidato. Allo stesso
modo i cristiani di oggi, aprendosi alla situazione attuale e riconoscendo tutto ciò
che vi è di buono nella società, devono avere il coraggio di invitare uomini e donne
alla radicale conversione che deriva dall’incontro con Cristo e introduce in una nuova
vita di grazia.
Da questo punto di vista
noi comprendiamo più chiaramente perché i cristiani siano tenuti ad unirsi ad altri
nel ricordare all’Europa le sue radici. Non perché queste radici siano da tempo avvizzite.
Al contrario! È per il fatto che esse continuano – in maniera tenue ma al tempo stesso
feconda – a provvedere al Continente il sostegno spirituale e morale che permette
di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni. Proprio
perché il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare dentro schemi rigidi
le realtà socio politiche che si evolvono. Piuttosto, esso trascende le vicissitudini
di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca.
Cari amici, chiediamo a Dio di infondere in noi uno spirito di coraggio per condividere
le verità salvifiche eterne che hanno permesso, e continueranno a permettere, il progresso
sociale e culturale di questo Continente.
La
salvezza operata da Gesù con la sua passione, morte, risurrezione ed ascensione in
cielo non solo trasforma noi che crediamo in lui, ma ci spinge a condividere questa
Buona Notizia con altri. La nostra capacità di attingere alla verità insegnata da
Gesù Cristo, illuminata dai doni dello Spirito di conoscenza, saggezza e intelletto
(cfr Is 11,1-2; Es 35,31) ci sproni a lavorare strenuamente in favore dell'unità che
Egli desidera per tutti i suoi figli rinati nel Battesimo, e anzi per l’intero genere
umano.
Con questi sentimenti, e con affetto
fraterno per voi e per i membri delle vostre rispettive comunità, esprimo il mio profondo
ringraziamento a tutti voi e vi affido a Dio Onnipotente, che è la nostra fortezza,
il nostro rifugio e la nostra liberazione (cfr Sal 144,2). Amen!