Al via le celebrazioni per il 350.mo della morte di San Vincenzo de’ Paoli e Santa
Luisa di Marillac
Si aprono oggi le celebrazioni per il 350.mo anniversario della morte di San Vincenzo
de’ Paoli e Santa Luisa di Marillac. Tutto il 2010 sarà un anno giubilare per la famiglia
vincenziana che ha organizzato iniziative e manifestazioni nei 5 continenti. A Roma,
a dare inizio all’Anno vincenziano - questo pomeriggio alle 17.30, nella Basilica
di San Giovanni in Laterano - sarà una Messa presieduta dal cardinale vicario Agostino
Vallini. Vissuti nel XVII secolo, San Vincenzo de’ Paoli e Santa Luisa di Marillac
si sono dedicati particolarmente ai poveri ed hanno fondato famiglie di religiosi
ed associazioni di laici a servizio della Chiesa. Tiziana Campisi ha chiesto
a padre Giuseppe Guerra, procuratore generale della Congregazione della Missione
e della Compagnia delle Figlie della Carità, qual è il carisma delle loro opere:
R. – Il carisma
di San Vincenzo de’ Paoli si fonda innanzitutto sulla carità, riorganizzata nel XVII
secolo. E’ una carità non più lasciata all’individuo ma organizzata. Parlando della
famiglia vincenziana pensiamo alle opere da lui fondate ma sono centinaia gli ordini
religiosi, le suore e le associazioni che s’ispirano a lui. Santa Luisa è la santa
– a lui contemporanea – che ha saputo collaborare con lui e che ha applicato questo
carisma alla sua vita nella maniera più esemplare. C’è poi l’opera a favore del clero:
lo scopo che egli ha lasciato ai suoi missionari è quello della formazione del clero.
San Vincenzo è poi il santo che per la prima volta ha "creato" delle suore, donne
consacrate, non nella vita claustrale ma nell’attività impegnata nel mondo. D.
– Quale insegnamento hanno lasciato alla Chiesa San Vincenzo de' Paoli e Santa Luisa
de Marillac? R. – Quello dell’impegno dei laici nella Chiesa
come soggetti attivi nella pastorale. Nella prima metà dell’Ottocento, poi, Federico
Ozanam si è ispirato a San Vincenzo per fondare quelle che sono le conferenze di San
Vincenzo de’ Paoli. D. – Chi sono, oggi, i vincenziani? R.
– La congregazione della missione, che alcuni chiamano “lazzaristi” dal nome della
casa madre Saint-Lazare. Le figlie della carità, dame della carità, oggi associazione
di volontariato vincenziano e poi tutti quei movimenti che s’ispirano a lui fanno
parte della grande famiglia vincenziana: le conferenze di San Vincenzo di Ozanam,
le suore della carità che sono fondate da una figlia della carità, Giovanna Antida
Thouret, durante la Rivoluzione francese. Sono comunque centinaia le denominazioni
di compagnie, di suore, di padri che hanno nel loro titolo il nome di San Vincenzo
de' Paoli. D. – Quale testimonianza vogliono dare nel Terzo
millennio i membri della famiglia vincenziana? R. – Il padre
generale, padre Gregory Gay, indicendo questo 350.mo anniversario come Anno Giubilare
ha dato come slogan “carità e missione”. Carità, oggi, significa impegno in un mondo
globalizzato, in un mondo completamente trasformato e la missione come nuova evangelizzazione. D.
– C’è una frase di San Vincenzo de’ Paoli che è possibile tenere a mente oggi? R.
– “L’amore è inventivo all’infinito”. Cioè, l’amore sincero, autentico sa trovare
le applicazioni, sempre in meglio, dovunque e sempre.