La persona al centro delle politiche economiche per ridurre gli effetti della crisi:
così, mons. Tomasi al Consiglio dei diritti dell'uomo a Ginevra
Mettere la persona al centro delle politiche economiche e sociali di ogni Paese per
mitigare gli effetti della crisi finanziaria mondiale. E’ uno dei passaggi dell’intervento,
tenuto in questi giorni da mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della
Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, in occasione della 12.ma sessione del Consiglio
dei diritti dell’uomo sul diritto allo sviluppo, in corso nella città elvetica. Il
servizio di Benedetta Capelli:
Una riflessione
attenta sulle conseguenze della crisi economica globale e un invito a trasformare
“la volontà politica in azioni concrete”. Su questi due temi si è sviluppato il discorso
di mons. Tomasi che, citando l’ultima Enciclica del Papa “Caritas in veritate”, ricorda
come l’uomo sia “l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”.
“L’attuale crisi finanziaria – ha evidenziato l’osservatore vaticano – potrebbe compromettere
il godimento dei diritti umani non solo nei segmenti più poveri e deboli della popolazione
ma anche in altri settori”. Raggiungere gli obiettivi di sviluppo, dunque, non significa
eliminare la povertà "ma – aggiunge il presule – vuol dire individuare principi e
valori economici e sociali condivisi in tutti i Paesi". Per questo la Santa Sede segue
con interesse il lavoro della Task Force del Consiglio dei diritti dell’uomo intorno
a tre linee-guida: lo sviluppo incentrato sulla persona, un contesto favorevole, la
giustizia e l’equità sociale. “Un accordo globale su questi criteri – continua mons.
Tomasi – potrebbe costituire un passo fondamentale nel considerare la persona e i
suoi diritti un tutt’uno con l’elaborazione di politiche per lo sviluppo”. L’osservatore
vaticano lancia poi un richiamo agli Stati che devono “rimuovere gli ostacoli allo
sviluppo” ricordando che “solidarietà e sussidiarietà possono essere complementari”.
La prima, infatti, riguarda la mobilitazione di risorse finanziarie e umane per lo
sviluppo; la seconda aiuta a identificare i campi di intervento. "La Santa Sede -
ricorda mons. Tomasi - sostiene l’adozione di criteri di giustizia ed equità sociale
che implicano imperativi morali e suggeriscono azioni per la protezione dei diritti
umani ma anche per garantire a tutti l’accesso al cibo, l’istruzione, la salute e
il lavoro". In conclusione, l’arcivescovo ricorda che ridurre le disparità economiche
e sociali è il compito che bisogna assumersi perché troppo spesso esse rappresentano
la “causa di violazioni della dignità umana e dei diritti umani”.