Incontro a Roma sulla "Caritas in veritate". L’economista
Flavio Felice: Benedetto XVI ci esorta a lavorare per uno sviluppo amico della persona
Organizzato dal Centro Studi Tocqueville-Acton e dal ministero italiano per i Beni
e le Attività culturali si tiene oggi pomeriggio a Roma, presso la Sala Convegni Santa
Marta, un incontro sull’Enciclica “Caritas in veritate”. Intervengono il ministro
della cultura, Sandro Bondi, il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, il teologo
della Lateranense, don Massimo Serretti, e l’economista Flavio Felice, docente
alla Lateranense e alla Luiss, e presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton. Al
prof. Felice, Alessandro Gisotti ha chiesto di contestualizzare l’Enciclica
nell’attuale dibattito sulla crisi economica mondiale all'Onu e al G20 di Pittsburgh:
R. – Questa
Enciclica si inserisce nel dibattito intorno ad una nuova visione dell’economia, in
seguito alle note vicende legate alla crisi internazionale, con un approccio del tutto
nuovo. Offre al dibattito politologico, al dibattito economico, dei contenuti nuovi,
che la scienza economica ha spesso trascurato: penso al tema dell’impresa come comunità
di uomini, come comunità di lavoro; penso al tema della fiducia, intesa come strumento
attraverso il quale il mercato possa operare nel miglior modo possibile. Quali sono
i frutti? I frutti sono che oggi non si parla di economia se non a partire da questi
concetti.
D. – Ecco, in questi giorni, alle Nazioni
Unite, al G20 di Pittsburgh, si discute sulle ricette per uscire dalla crisi economica.
Il Papa, nella "Caritas in veritate", indica da dove ripartire: da uno sviluppo integrale
della persona...
R. – Sì, questo è un tema che è
molto caro a tutta la Dottrina sociale della Chiesa. Lo sviluppo integrale era caro
a Paolo VI nella "Populorum Progressio", a Giovanni Paolo II nella "Sollecitudo rei
socialis" e, giustamente, anche in "Caritas in veritate", che aggiorna le due precedenti
Encicliche. Non sono i soldi e non è il Pil l’indicatore unico per comprendere la
crescita economica mondiale, bensì vi sono altre condizioni, altre caratteristiche,
altri indicatori. Questi altri indicatori devono tener conto della riflessione antropologica
di Benedetto XVI, che era già presente ovviamente in Giovanni Paolo II. Ecco, perché
parliamo di sviluppo integrale della persona. L’integralità è data dal fatto che la
dimensione dell’uomo non è una dimensione unicamente economica, unicamente politica,
unicamente sociologica, unicamente spirituale: è integrale! La nostra dimensione spirituale
si realizza nel mondo, la nostra dimensione economica si realizza nella relazione
con gli altri e tutto ciò rende ovviamente molto complesso, molto difficile, il lavoro
di chi si occupa delle cose del mondo, ma è proprio questo che siamo chiamati a considerare.