2009-09-23 15:12:47

Pregate, lavorate, soffrite per la Chiesa: il Papa all’udienza generale cita Sant’Anselmo che difese la libertà della Chiesa dalle ingerenze delle autorità politiche


Pregate, lavorate e soffrite per la Chiesa: l’accorato invito rivolto stamane da Benedetto XVI all’udienza generale nell’Aula Paolo VI, così affollata di fedeli - circa 9 mila - che in parte si sono raccolti nell’atrio dell’edificio. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

 
Non cerco di capire per credere, ma credo per capire: parole di Sant’Anselmo, “quanto mai utili anche oggi”, ha sottolineato Benedetto XVI nella catechesi dedicata al grande pensatore medievale, di cui ricorre quest’anno il IX centenario dalla morte. Nativo di Aosta, monaco benedettino, priore e poi abate di Bec in Francia, in seguito arcivescovo di Canterbury in Inghilterra, Anselmo fu strenuo difensore della libertà della Chiesa e per l’indipendenza del potere spirituale da quello temporale, denunciando le indebite ingerenze delle autorità politiche; costretto quindi all’esilio e infine riammesso alla sede vescovile quando Enrico I, nel 1106, rinunciò a conferire le investiture ecclesiastiche, a riscuotere le tasse e confiscare i beni della Chiesa. Fondatore della teologia scolastica, appellato nella tradizione cristiana ‘Dottore magnifico’, Anselmo fu consapevole che il cammino di ricerca di Dio non è mai concluso, almeno su questa Terra. “Chiarezza” e “rigore logico” del suo pensiero – ha osservato il Papa - hanno sempre il fine “di innalzare la mente alla contemplazione di Dio”.

 
"Egli afferma chiaramente che chi intende fare teologia non può contare solo sulla sua intelligenza, ma deve coltivare al tempo stesso una profonda esperienza di fede".

 
Sant’Anselmo insegna che l’attività del teologo si sviluppa in tre stadi:
 
"La fede, dono gratuito di Dio da accogliere con umiltà; l’esperienza, che consiste nell’incarnare la parola di Dio nella propria esistenza quotidiana; e quindi la vera conoscenza, che non è mai frutto di asettici ragionamenti, bensì di un’intuizione contemplativa".

 
L’amore per la verità e la costante sete di Dio di Anselmo “siano stimolo per ogni cristiano – ha auspicato Benedetto XVI – a ricercare senza mai stancarsi un’unione sempre più intima con Cristo, Via, Verità e Vita”.

 
"Inoltre, lo zelo pieno di coraggio che ha contraddistinto la sua azione pastorale, e che gli ha procurato talora incomprensioni, amarezze e perfino l’esilio, sia un incoraggiamento per i Pastori, per le persone consacrate e per tutti i fedeli ad amare la Chiesa di Cristo, a pregare, a lavorare e soffrire per essa, senza mai abbandonarla o tradirla".

 
Nei saluti finali, rivolto ai pellegrini polacchi, il Santo Padre ha reso omaggio alle vittime del recente incidente nella miniera di Wujek-Slask. “Dio protegga – ha invocato – da simili tragedie tutti i lavoratori”. Infine, la memoria di San Pio da Pietrelcina, nell’odierna festa, incoraggiando i giovani “a progettare il loro futuro come un generoso servizio a Dio e al prossimo”.

 
“L’esempio di questo Santo, tanto popolare, sia infine per i sacerdoti – in questo Anno sacerdotale – e per tutti i cristiani, un invito a confidare sempre nella bontà di Dio, accostandosi e celebrando con fiducia il Sacramento della Riconciliazione, di cui il Santo del Gargano, instancabile dispensatore della misericordia divina, fu assiduo e fedele ministro".







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