Pregate, lavorate, soffrite per la Chiesa: il Papa all’udienza generale cita Sant’Anselmo
che difese la libertà della Chiesa dalle ingerenze delle autorità politiche
Pregate, lavorate e soffrite per la Chiesa: l’accorato invito rivolto stamane da Benedetto
XVI all’udienza generale nell’Aula Paolo VI, così affollata di fedeli - circa 9 mila
- che in parte si sono raccolti nell’atrio dell’edificio. Il servizio di Roberta
Gisotti:
Non
cerco di capire per credere, ma credo per capire: parole di Sant’Anselmo, “quanto
mai utili anche oggi”, ha sottolineato Benedetto XVI nella catechesi dedicata al grande
pensatore medievale, di cui ricorre quest’anno il IX centenario dalla morte. Nativo
di Aosta, monaco benedettino, priore e poi abate di Bec in Francia, in seguito arcivescovo
di Canterbury in Inghilterra, Anselmo fu strenuo difensore della libertà della Chiesa
e per l’indipendenza del potere spirituale da quello temporale, denunciando le indebite
ingerenze delle autorità politiche; costretto quindi all’esilio e infine riammesso
alla sede vescovile quando Enrico I, nel 1106, rinunciò a conferire le investiture
ecclesiastiche, a riscuotere le tasse e confiscare i beni della Chiesa. Fondatore
della teologia scolastica, appellato nella tradizione cristiana ‘Dottore magnifico’,
Anselmo fu consapevole che il cammino di ricerca di Dio non è mai concluso, almeno
su questa Terra. “Chiarezza” e “rigore logico” del suo pensiero – ha osservato il
Papa - hanno sempre il fine “di innalzare la mente alla contemplazione di Dio”.
"Egli
afferma chiaramente che chi intende fare teologia non può contare solo sulla sua intelligenza,
ma deve coltivare al tempo stesso una profonda esperienza di fede".
Sant’Anselmo
insegna che l’attività del teologo si sviluppa in tre stadi: "La
fede, dono gratuito di Dio da accogliere con umiltà; l’esperienza, che consiste nell’incarnare
la parola di Dio nella propria esistenza quotidiana; e quindi la vera conoscenza,
che non è mai frutto di asettici ragionamenti, bensì di un’intuizione contemplativa".
L’amore per la verità e la costante sete di Dio
di Anselmo “siano stimolo per ogni cristiano – ha auspicato Benedetto XVI – a ricercare
senza mai stancarsi un’unione sempre più intima con Cristo, Via, Verità e Vita”.
"Inoltre,
lo zelo pieno di coraggio che ha contraddistinto la sua azione pastorale, e che gli
ha procurato talora incomprensioni, amarezze e perfino l’esilio, sia un incoraggiamento
per i Pastori, per le persone consacrate e per tutti i fedeli ad amare la Chiesa di
Cristo, a pregare, a lavorare e soffrire per essa, senza mai abbandonarla o tradirla".
Nei saluti finali, rivolto ai pellegrini polacchi,
il Santo Padre ha reso omaggio alle vittime del recente incidente nella miniera di
Wujek-Slask. “Dio protegga – ha invocato – da simili tragedie tutti i lavoratori”.
Infine, la memoria di San Pio da Pietrelcina, nell’odierna festa, incoraggiando i
giovani “a progettare il loro futuro come un generoso servizio a Dio e al prossimo”.
“L’esempio di questo Santo, tanto popolare, sia
infine per i sacerdoti – in questo Anno sacerdotale – e per tutti i cristiani, un
invito a confidare sempre nella bontà di Dio, accostandosi e celebrando con fiducia
il Sacramento della Riconciliazione, di cui il Santo del Gargano, instancabile dispensatore
della misericordia divina, fu assiduo e fedele ministro".