2009-09-23 15:44:40

Ai nostri microfoni, la soddisfazione del rabbino Laras e di mons. Paglia per la ripresa della Giornata di riflessione ebraico-cristiana


La Giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio tornerà a essere celebrata in Italia. Sulle reazioni all'importante annuncio fatto ieri al termine dell’incontro del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, con i rabbini Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana, e Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, ci riferisce Fausta Speranza:RealAudioMP3

L’iniziativa nasce nel ’90 e dal 2005 ha per tema le “Dieci Parole” o Decalogo, rivelate a Mosè sul monte Sinai. L’anno scorso c’è stata un’interruzione, in un momento di perplessità della comunità ebraica riguardo alla nuova formulazione - voluta da Benedetto XVI in seguito alla pubblicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" - della preghiera “Oremus et pro Iudaeis": si recitava nella liturgia del Venerdì Santo prima del Concilio Vaticano II e verrà utilizzata solo dalle comunità che celebrano questa forma del rito latino. Dell’importanza della ripresa della Giornata di riflessione comune, abbiamo parlato con il Presidente dell'assemblea rabbinica Italiana, il rabbino Giuseppe Laras:

 
R. – E’ importante perché riflettere insieme su punti capitali delle Sacre Scritture, che sono molto importanti, può – anzi, senz’altro avrà – ripercussioni benefiche all’interno non solo delle nostre comunità, ma della società in generale. Il riprendere il rapporto e, soprattutto, riflettere insieme sulle 10 Parole, può dare un contributo a rafforzare il senso di spiritualità all’interno della società. Naturalmente, una spiritualità che deve sempre tradursi nei comportamenti, quindi nell’etica.

 
Il cardinale Bagnasco ha voluto ribadire che non c’è cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato nei confronti degli ebrei soprattutto dal Concilio Vaticano II. Il presidente Laras sottolinea l’importanza di queste parole:

 
R. – Sicuramente, perché nell’ambito della comunità ebraica c’era stata qualche perplessità e anche qualche preoccupazione in ordine a quell’inserimento della Liturgia del Venerdì Santo: alcuni ritenevano che questo avrebbe potuto far pensare ad una ripresa di un intento conversionistico da parte della Chiesa nei confronti degli ebrei. Evidentemente, averlo ribadito già tempo fa da parte del cardinale segretario di Stato Bertone e poi averlo ieri sottolineato e ripreso da parte del presidente della Cei, ha costituito un elemento ulteriore di tranquillità e di fiducia. Per cui – ripeto – il rapporto può essere ripreso, anche se devo dire che il rapporto tra l’ebraismo italiano e la Chiesa non è stato mai interrotto: abbiamo sempre tenuto i rapporti e abbiamo entrambi – lo voglio dire – lavorato in vista di una ricostituzione di questo rapporto a cui entrambi tenevamo molto.

 
Del significato della Giornata di riflessione comune su testi delle Sacre Scritture abbiamo parlato anche con mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione della Conferenza episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo, che innanzitutto ha espresso la sua soddisfazione per la ripresa:

R. – A me pare particolarmente significativa, questa ripresa: è una ripresa, appunto, che si fonda sulle 10 Parole. Io ricordo che rimasi sorpreso quando Papa Benedetto, alla Gmg di Colonia, visitando la Sinagoga, si espresse proprio sulla importanza che cristiani ed ebrei, nelle rispettive differenze di due religioni diverse, potessero tuttavia riscoprire una comune missione di comunicare al mondo il valore straordinario dei 10 Comandamenti: un patrimonio assolutamente decisivo in un mondo che sta perdendo ogni punto di riferimento. Nonostante ciò che ci divide, ci sono molte cose che ci uniscono e ci aiutano a donare un messaggio di speranza a questo nostro mondo.

 
Il cardinale Bagnasco ha espresso anche preoccupazione per i focolai di antisemitismo e antigiudaismo. Accrescere amicizia e stima reciproche è importante anche in relazione a questo. Ancora mons. Paglia

 
R. – L’incontro e la comprensione reciproca, anzi, stringere una sorta di alleanza di uomini spirituali è un argine per comunicare non solo l’amicizia reciproca ma anche per comunicare al mondo quella speranza che viene dai credenti. C'è la diversità delle religioni, in questo caso tra ebraismo e cristianesimo, e tuttavia – non bisogna dimenticare – le due religioni hanno un grande patrimonio in comune. La vicinanza e l’amicizia tra i credenti delle due parti è di grande vantaggio per un mondo più umano, più solidale e – appunto – per sconfiggere quelle presenze di antigiudaismo, di antisemitismo che ancora si ripresentano.







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