2009-09-21 15:30:14

Regno Unito: no del Movimento della Vita al suicidio assistito


“Una politica immorale e indegna che minaccia seriamente il diritto alla vita”, con queste parole Paul Tully, segretario generale della “Società per la protezione dei bambini non nati”, aderente al movimento per la vita, ha commentato al Sir la politica di depenalizzazione del direttore della Procura generale del Regno Unito, Keir Starmer, che punta a non processare le famiglie che aiutano i parenti malati in stato terminale a morire. Un provvedimento che in molti attendevano soprattutto dopo la battaglia legale vinta da Debbie Purdy, una donna malata di sclerosi multipla che si è rivolta ai giudici per sapere esattamente quale sarà il destino del marito nel caso in cui questi dovesse aiutarla ad andare all'estero per un suicidio assistito. “Le anticipazioni fornite alla stampa da Sturmer - afferma Tully – fanno pensare che ci sia una strategia sui processi, il direttore della Procura punta ad ammorbidire l’opinione pubblica sul tema del suicidio assistito prima che le nuove direttive sul suicidio assistito vengano pubblicate”. Negli ultimi anni 115 cittadini britannici malati terminali sono morti in cliniche all’estero senza che i parenti, che li hanno assistiti, venissero incriminati. Assistere il suicidio è punito dalla legge del Regno Unito con una pena fino a 14 anni di prigione. (R.P.)







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