Quali aspettative per il secondo Sinodo dei Vescovi africani? Il valore della pace
nella politica
Riconciliazione, giustizia e pace: questi i temi del prossimo Sinodo dei Vescovi per
l’Africa, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. A distanza di quindici anni
dalla prima Assemblea Speciale dedicata a questo continente, i presuli tornano quindi
a guardare all’Africa. Intervistato da Padre Joseph Ballong, l’arcivescovo
di Kisangani Mons. Marcel Utembi Tapa, riflette sulle sfide del Sinodo. Ascolta
l'intervista in lingua originale francese:
D. - Cosa
si può fare perché i cristiani, tutti i cristiani, dai politici fino all'ultimo villaggio
possano vivere concretamente, essere concretamente portatori di pace, di riconciliazione
e di giustizia in Africa?
R. - Questo è un problema molto importante.
Si parla tanto oggi del fatto che abbiamo bisogno di maestri, ma oggi abbiamo bisogno
soprattutto di testimoni. E se è necessario ascoltare i maestri, è fondamentale che
essi siano dei testimoni. È in questa prospettiva, che siamo impegnati a promuovere
la testimonianza della vita cristiana, a partire dalla base. Riconciliazione, è forse
una parola forte, ma la riconciliazione trova il suo terreno di applicazione già nel
nostro cuore, nel cuore di ogni uomo. Come diceva San Paolo, il mio corpo ha fatto
ciò che la mia mente non vuole: c’è una lotta interiore in ogni uomo. Ogni uomo deve
cercare di essere riconciliato con se stesso. L'esame di coscienza personale è molto
importante. Al secondo livello, già nella famiglia, non è tutto armonioso. Ci sono
problemi, ci sono malintesi, incomprensioni che devono essere eliminate. Pertanto
invitiamo i genitori, con i loro figli, a vivere questo amore nella verità. Quando
ci sono problemi, devono cercare di trovare un terreno comune, invece di aggirare
il problema. A livello di comunità ecclesiali viventi è la stessa cosa. Nel clero,
abbiamo bisogno di ritrovarci per incoraggiarci, spronarci reciprocamente per ripristinare
questa vita fraterna, anche chiedendo perdono, quando è necessario, a qualcuno che
abbiamo offeso. E questo a tutti i livelli. Anche nella Conferenza Episcopale, abbiamo
bisogno di questi scambi per stringere di più i nostri legami e testimoniare effettivamente
a chi ci sta intorno che quello che predichiamo sulla riconciliazione, il perdono,
la giustizia, l'amore, la verità lo viviamo noi stessi. In questo modo, credo potremo
invitare i fedeli a vivere con noi quello che ci aspettiamo dal Sinodo Speciale per
l'Africa, vale a dire la riconciliazione, il perdono, la giustizia, la verità e la
pace.
D. - I politici africani non danno forse l’impressione che questi
discorsi della Chiesa non li riguardino?
R. - Sicuramente sì. Perché,
più di una volta, abbiamo dovuto sentirci dire: "Voi vescovi, non dovete occuparvi
di questioni politiche, il vostro posto è in sacrestia". Ma noi rispondiamo che la
Chiesa si occupa dello sviluppo integrale dell’uomo. Nel Vangelo, vi è anche una dimensione
politica per l'insegnamento di Gesù Cristo che noi non possiamo tralasciare. Noi,
come custodi della missione di Gesù Cristo, dobbiamo compiere questa missione nella
sua piena dimensione, anche nel suo aspetto politico.