2009-09-21 17:08:12

Parità e reciprocità tra partners del nord e del sud del mondo. Ecco le nuove linee-guida della cooperazione italiana


Un nuovo approccio alla cooperazione internazionale, basato sulla parità e la responsabilità reciproca: è uno degli strumenti fondamentali, per l’Africa, per uscire dalla crisi economica e rafforzare la società civile. Un tema attuale, che sarà affrontato durante il secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre, sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace. A distanza di quindici anni dalla prima Assemblea Speciale dedicata a questo continente, i vescovi tornano quindi a riflettere sull’Africa. Sul nuovo approccio della cooperazione internazionale Silvia Koch ha intervistato Pierfrancesco Sacco, consigliere della Direzione generale Cooperazione e Sviluppo del Ministero degli Afari Esteri italiano. Ascolta l'intervista: RealAudioMP3

D. - In cosa consiste la riformulazione delle relazioni internazionali in ambito di cooperazione?

R. - L’elemento più innovativo del nuovo approccio alla cooperazione è l’idea di collaborazione, partnership, parità e responsabilità reciproca. Uno degli obiettivi prioritari è il rafforzamento della società civile nei paesi partners, fondamentale per dare concretezza al principio dell’ownership. Questo concetto esprime l’appartenenza ai Paesi poveri dei loro processi di sviluppo, qualificandola in termini di democraticità. A tal fine è indispensabile, tra le altre cose, disporre di mezzi di comunicazione validi e solidi.

D. - Questo comporterà, a suo avviso, una riduzione dei fondi devoluti alle attività di sviluppo?

R. - Io mi auguro di no. Il complesso dei finanziamenti per lo sviluppo deve essere al centro dell’attenzione anche nell’agenda politica internazionale. Questo è necessario per fronteggiare l’impatto grave della crisi finanziaria sui paesi del Sud del mondo.

D. - Quali saranno i nuovi rapporti tra le Istituzioni italiane preposte alla cooperazione allo sviluppo e la società civile?

R. - Per quanto concerne il contesto italiano, per i prossimi anni si prevede un coinvolgimento diretto degli attori della società civile nazionale non solo nella fase di attuazione dei progetti, ma anche nell’elaborazione delle nuove linee-guida settoriali e nella pianificazione delle attività istituzionali finalizzate alla cooperazione.

Riguardo alla società civile locale, la nostra cooperazione ha una lunga tradizione di collaborazioni, che si realizzano anche attraverso le attività delle numerose Ong italiane, partners delle Ong dei Paesi in questione. Questa filiera sarà rafforzata con l’adozione di strategie destinate appositamente ad accrescere il coinvolgimento e il protagonismo degli attori locali nei nostri programmi di sviluppo.

D. - A causa della grave recessione economica che stiamo vivendo, nel 2008 si è registrata globalmente una drastica riduzione delle risorse destinate dagli Stati industrializzati ai Paesi poveri. Crede che queste linee-guida, da Lei illustrate, troveranno un adeguato supporto finanziario?

R. - Io ho fede nella sostenibilità del nuovo approccio allo sviluppo. Invito l’opinione pubblica a registrare le dichiarazioni e gli impegni che le classi politiche, di diversi paesi occidentali, hanno assunto in ambito di cooperazione. Abbiamo dei gravi vincoli di bilancio, è vero, ma penso che questo aspetto qualificante della politica estera degli Stati industrializzati non potrà non avere il giusto peso anche in sede di programmazione finanziaria, nelle varie Nazioni. Noi, in quanto Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, siamo molto incoraggiati anche dagli appelli che, recentemente, lo stesso Pontefice ha lanciato in questa direzione.








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