L'Onu celebra la Giornata Internazionale della Pace: intervista con Ernesto Olivero
In un clima difficile per la comunità internazionale, si celebra oggi la Giornata
Internazionale della Pace indetta dall’Onu, l’annuale ricorrenza che, con l’appello
al cessate-il-fuoco e alla non-violenza, propone alla riflessione dei popoli del mondo
gli ideali di comprensione e dialogo tra tutte le Nazioni. Lo scorso 13 giugno il
segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato la Campagna “Dobbiamo disarmare”.
Sul significato di questo appello sentiamo, al microfono di Stefano Leszczynski,il fondatore a Torino dell’Arsenale della Pace, Ernesto Olivero:
R. - Le armi
uccidono quattro volte e bisognerebbe non costruirle più. Uccidono quattro volte in
quanto, solo perché sono pensate, tolgono fondi alla sanità, al cibo, alla scuola.
Poi, quando sparano preparano la vendetta, quindi noi dovremmo entrare in una mentalità
pacificatrice.
D. - Quando si parla di pace ovviamente
vengono subito in mente le armi e la guerra: ma c’è solo la guerra come contrario
della pace o c’è qualcos’altro?
R. – Io in questo
periodo sto pensando a una parola: conversione. Noi dobbiamo aiutare chi è in situazioni
delicate, particolari; parlo della finanza avida, parlo della mafia ecc. Noi dobbiamo
creare le condizioni per una conversione perché soltanto la conversione può invertire
questa cattiveria che c’è e questo odio; e specialmente noi che parliamo di religione
e di Dio dovremmo ritornare a Dio perché Dio è pace, invece per qualcuno Dio è vendetta.
D.
– Perché gli uomini delle religioni non riescono ad arrivare al cuore dei politici?
R.
– Io credo che bisogna essere anche un po’ severi. Noi dobbiamo essere davvero credibili.
D.
– Quale dialogo per arrivare alla pace?
R. - Il dialogo
è sedersi intorno a un tavolo pronti a cambiare qualche idea. Se ci si siede intorno
a un tavolo e si sente soltanto la posizione dell’altro, che puoi leggere nei libri,
non serve a nulla.