2009-09-21 17:07:23

L'Instrumentum Laboris nei suoi elementi centrali: al cuore del Sinodo


Riconciliazione, giustizia e pace sono i valori che ispireranno il secondo Sinodo dei Vescovi africani, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. Come nel 1994, in occasione della prima Assemblea Speciale per l’Africa, i Padri Sinodali tornano dunque a riflettere sulle principali sfide del continente, molte delle quali riconducibili all’impoverimento morale, all’isolamento sociale e alla destrutturazione del tessuto familiare. Mons. Cornelius Fontem Esua, Arcivescovo di Bamenda, in Camerun, spiega ad Abdul Festus Tarawalie i principali passaggi dell’Instrumentum Laboris, il documento che raccoglie le linee-guida di questo secondo Sinodo per l’Africa. Ascolta l'intervista in lingua originale inglese: RealAudioMP3

D. – Arcivescovo Esua, Lei è membro del Consiglio Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi ed è stato tra coloro che hanno contribuito maggiormente alla stesura dell’Instrumentum Laboris, presentato ai vescovi dell’Africa da parte del Papa, durante la sua recente visita in Camerun. Può dirci quali sono i punti principali del documento e, in particolare, come avete affrontato il tema della riconciliazione, della giustizia e della pace e come vi state preparando per il prossimo Sinodo?

R. – Siamo partiti da una riflessione biblico-teologica sui problemi dell’Africa: il problema della riconciliazione, i problemi della giustizia e della pace. Quindi, abbiamo rivolto un appello alle diverse comunità cristiane perché trovassero il modo di impegnarsi di più, con l’obiettivo rendere davvero stabile la società africana che, d’altro canto, è composta da molte persone che si sono riappacificate. Una società di persone riappacificate che vive come una famiglia e che si sta assumendo le proprie responsabilità, di fronte al mondo, per rendere l’Africa una società migliore in cui vivere. Ed il modo migliore di fare ciò è quello di iniziare organizzando le nostre comunità Cristiane, così che riflettano su questi temi, in un contesto biblico e teologico. In questo modo, sebbene vivano fra persone non cristiane, esse potranno cominciare a mettere in pratica questi temi e diventare il lievito, il fermento della società, il sale della terra e la luce del mondo. La Chiesa è come un lievito della società e per questo il buon lavoro che abbiamo avviato deve continuare. Non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo guardare a queste problematiche in modo realistico, interpellando i giovani, coloro che detengono il potere nella società e le nostre famiglie cristiane. E io penso che abbiamo appena iniziato.








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