2009-09-21 13:56:18

Funerali delle vittime di Kabul. La preghiera del Papa per quanti operano per la pace


L’Italia ha reso omaggio alle sei vittime dell’attentato di giovedì a Kabul, in Afghanistan. Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, l’ordinario militare, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ha celebrato questa mattina le esequie dei paracadutisti della Folgore uccisi la scorsa settimana. All’inizio della celebrazione, è stato letto il telegramma di Benedetto XVI. La chiesa e il piazzale antistante, gremiti di gente, sono poi stati sorvolati dalle Frecce Tricolori. In tutto il Paese si osserva una giornata di lutto nazionale. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Le parole del Papa, “profondamente addolorato” per il tragico attentato terroristico a Kabul “in cui hanno perso la vita insieme con numerosi civili sei militari italiani”, sono risuonate chiare all’interno della gremita Basilica di San Paolo fuori le Mura. I sentimenti del Pontefice, espressi a suo nome in un telegramma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone all’ordinario militare, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, che ha celebrato le esequie, sono i sentimenti di tutti i presenti: parenti delle vittime, amici, cariche istituzionali e militari. Ascoltiamo le parole del telegramma lette in Basilica:

 
“Mentre si unisce spiritualmente at celebrazione esequiale Sua Santità invoca materna intercessione Maria Santissima Regina Pacis affinché Iddio sorgente inesauribile di speranza et forza nel bene sostenga quanti si impegnano ogni giorno at costruire nel mondo solidarietà riconciliazione et pace”.

 
Le “sentite condoglianze” del Pontefice allo stesso mons. Pelvi, alle famiglie dei soldati uccisi e alle rispettive comunità sono andate pure “alla Chiesa castrense e all'intera nazione italiana” per questo gravissimo lutto, che colpisce anche i feriti nell’attentato di giovedì, oggi presenti in chiesa e ricordati dal Santo Padre nella benedizione apostolica. Un lutto composto, silenzioso, quello testimoniato dalle mogli, dai figli, dalle madri, dai parenti tutti di Roberto Valente, Matteo Mureddu, Andrea Fortunato, Davide Ricchiuto, Gian Domenico Pistonami, Massimiliano Randino: questi i nomi dei militari caduti nell’attacco kamikaze sulla strada dell’aeroporto a Kabul.

 
L’arcivescovo Vincenzo Pelvi li ha nominati uno per uno, quei ragazzi, definendoli a turno “un gigante buono”, “un giovane innamorato della vita e della famiglia”, “un ragazzo solare”: cioè uomini che, ha proseguito, “condividendo la sorte dei più deboli, dispensano il pane della carità che sana i cuori”. L’ordinario militare ha quindi ricordato il Vangelo di Matteo letto durante le esequie e ha poi spiegato che "le missioni di pace ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzazione”, intesa anche come “criterio etico di razionalità, comunione e condivisione tra popoli e persone". Nasce da qui, ha aggiunto l’Ordinario militare, “l’esigenza di una concreta e rinnovata attenzione a quella ‘responsabilità di proteggere’, un principio divenuto ragione delle missioni di pace”:

 
“Se uno Stato non è in grado di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie provocate sia dalla natura che dall’uomo, la comunità internazionale è chiamata ad intervenire, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione, e incoraggiamento anche ai più flebili segni di democrazia”.

 
Dentro la Basilica qualcuno ha gridato “Pace subito”. Fuori e lungo tutto il percorso dall’Ospedale militare del Celio - dov’era stata allestita la camera ardente, visitata tra ieri e stamattina da oltre 10mila persone - un lungo corteo di gente, tante bandiere italiane - ne sono state distribuite oltre 2.500 – e il picchetto d’onore delle Forze armate. E mentre qualche goccia di pioggia ha bagnato a più riprese la commozione degli italiani, quegli stessi italiani hanno così salutato i loro connazionali:

 
(applausi)

 Quindi è toccato ai militari dare l’estremo saluto ai colleghi scomparsi, con le note del silenzio d’ordinanza:

 (“Silenzio”)







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