"Afronline": un nuovo sito di informazione sull'Africa e dall'Africa
A quindici anni dal primo Sinodo per l’Africa, dal 4 al 25 ottobre i Padri Sinodali
torneranno a riunirsi in Vaticano, in occasione della seconda Assemblea Speciale per
l’Africa. Riconciliazione, giustizia e pace sono i temi al centro della discussione
Sinodale, valori che devono essere veicolati anche per mezzo di un uso libero e coerente
delle tecnologie mediatiche, come suggerisce l’Instrumentum Laboris, il documento
che contiene le linee-guida del Sinodo. Come noto, oggi i media africani subiscono
spesso l’ingerenza politica o di gruppi di parte, mentre quelli occidentali coprono
solo determinati eventi. Silvia Koch ha intervistato Riccardo Bonacina,
del Progetto Afro, riguardo alle caratteristiche dell’informazione sull’Africa e alla
possibilità di dare voce alle produzioni giornalistiche locali anche sui media internazionali.
Ascolta l'intervista:
Di seguito
riportiamo un estratto dell'inervista.
D. - Perché alcune realtà africane
vengono dimenticate dai media internazionali?
R. - Questo è un vizio
tipico dei media occidentali, che interpretano l’informazione come un atto unilaterale
concepito al centro, dai poteri forti. L’Africa soffre di quest’informazione elaborata
all’esterno e la sua voce, il suo racconto riescono difficilmente a emergere.
D.
- Quali sono le conseguenze di un deficit di mediatizzazione?
R. -È
come se si guardasse attraverso una lente, che difficilmente coglie la realtà vera.
Di conseguenza, si ripete spesso il binomio Africa-emergenza: fanno “notizia” solo
le guerre, le crisi umanitarie, i cosiddetti “diamanti insanguinati” o l’eventuale
episodio di chiusura alla cooperazione internazionale da parte di un dittatore. Ma
al di là di questo, sappiamo pochissimo del cinema, della musica e dell’arte africana.
Questo continente ha bisogno di una lente che faccia emergere i suoi colori.
D.
- Quali benefici può portare la cooperazione internazionale in ambito mediatico?
R.
- I partenariati fra media europei e africani possono costituire ottime occasioni
di stimolo e scambio di competenze per i giornalisti, come anche importanti canali
di accesso a risorse, infrastrutture e finanziamenti. Bisogna elaborare modi per dare
voce alle piccole redazioni locali, ai suoi giornalisti e a tutte le esperienze che
nascono dal basso, dalla società civile. Mi auguro che i giornalisti occidentali colgano
queste opportunità per prestare ascolto al racconto dell’Africa fatto non dai giganti
dell’informazione, dalle agenzie di stampa globali, ma dagli africani.