Il ricordo del beato Carlo d’Asburgo nelle parole del card. Rodè
"Un uomo di pietà profonda, animato da un profondo amore verso il suo popolo. Un principe
giusto che ha dedicato la sua vita alla difesa e al rispetto delle libertà costituzionali,
ispirandosi sempre ai principi del Vangelo". Con queste parole il card. Franc Rodè,
prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrati e le Società di vita
apostoliche, ha ricordato nella sua omelia ad Anversa il beato Carlo d’Asburgo, in
occasione ieri della festa in suo onore. "Nato nel 1887 al castello di Persenbeug,
pronipote di Francesco Giuseppe, Carlo d’Asburgo – ricorda il porporato – divenne
imperatore a 29 anni, in piena guerra mondiale. Il giorno della morte del vecchio
imperatore, il 21 novembre 1916, si inginocchiò davanti all'immagine della Madonna,
la corona in mano, accettando da Dio la dignità imperiale". Dal momento in cui salì
al trono intraprese negoziati in vista di un armistizio con la Francia e l'Inghilterra.
Nella primavera del 1917 è il solo capo di Stato che accoglie l'appello di Benedetto
XV a mettere fine all'«inutile strage» della guerra. Appoggia le trattative segrete
per la pace avviate da Sisto di Borbone-Parma, soprattutto si sente investito di una
autorità che gli viene da Dio, ma esercita il potere con modestia in uno spirito di
umile servizio a Dio e agli uomini. Il card. Rodè esorta a riconoscere il valore esemplare
della civilizzazione operata dalla dinastia degli Asburgo. "Essa -sostiene il porporato-
potrebbe servire da modello all’Europa nel suo processo di unificazione, ricondandoci
che l’economia e la tecnocrazia da sole non bastano a dare un fondamento solido alla
sua costruzione; contro la deriva del materialismo e del nazionalismo si impone all’Europa
un riconoscimento e un ritorno ai suoi fondamenti spirituali, alle sue radici cristiane".
(C.S.)