Nulla di fatto dalla missione dell'inviato Usa Mitchell in Medio Oriente
L'inviato speciale americano George Mitchell ha concluso la sua missione in Medio
Oriente senza svolte significative nel tentativo di far ripartire i negoziati di pace
israelo-palestinesi. Gli Stati Uniti si sono impegnati nella difficile missione di
creare le condizioni per il dialogo, ma continuano a mancare le condizioni per un
vertice tripartito tra il presidente Obama ed i rappresentanti israeliani e palestinesi.
Il servizio di Marco Guerra:
Quattro giorni
di spola tra Israele e i Territori palestinesi non sono bastati all’inviato
speciale statunitense, George Mitchell, a trovare un accordo sul congelamento delle
colonie ebraiche in Cisgiordania. Lo ha annunciato, ieri sera, l'ambasciatore Usa
alle Nazioni Unite, Susan Rice, spiegando che la Casa Bianca al momento "non è in
grado" di fissare una data per l’atteso vertice tra Obama, Netanyahu e Abu
Mazen, inizialmente ipotizzato a margine dei lavori dell’assemblea dell’Onu la prossima
settimana a New York. Gli sviluppi della trattativa sono stati giudicati insoddisfacenti
da entrambe le parti in causa. Il nodo del contendere resta sempre quello degli insediamenti
israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Abu Mazen ha ribadito che non
è interessato ad alcun incontro con Netanyahu se prima non si sia impegnato a congelare
le costruzioni e ad includere il futuro assetto di Gerusalemme nei negoziati bilaterali
di pace. Gli israeliani restano fermi sulla loro proposta di una moratoria
di nove mesi sull’edificazione degli insediamenti ma solo dopo aver completato i progetti
già avviati oltre ad escludere da qualsiasi accordo Gerusalemme est che considerano
parte integrante dello Stato ebraico.
Iran Altri 9 attivisti
riformisti sono stati arrestati negli ultimi giorni in Iran, secondo quanto riferisce
oggi la stampa iraniana. Tra di loro, Mehdi Mirdamadi, figlio di Mohsen Mirdamadi,
il segretario generale del maggiore partito riformista, il Mosharekat, già in carcere
da giugno scorso. Le carcerazioni, riferisce il quotidiano Etemad, sono avvenute negli
ultimi tre giorni. Altri arresti sarebbero poi avvenuti ieri durante la manifestazione
dell’opposizione avvenuta a Teheran in concomitanza con le celebrazioni della giornata
di sostegno alla causa palestinese. Alcuni sono stati fermati perché avrebbero lanciato
sassi contro le forze dell’ordine. Intanto tutta la comunità internazionale ha espresso
sdegno per le parole del presidente iraniano Ahmadinejad, che ha negato nuovamente
l’Olocausto del popolo ebraico.
Pakistan Ferma condanna del segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon del grave attentato di ieri in Pakistan che ha fatto
almeno 33 morti e decine di feriti. I ribelli hanno preso di mira un mercato in un
villaggio a maggioranza sciita, a circa 150 chilometri dalla capitale Islamabad.
Indonesia
L’uomo ucciso giovedì dalla polizia indonesiana nel corso di un blitz antiterrorismo
è Noordin Mohammed Top, "il leader di Al Qaeda per l'arcipelago malese". Lo confermano
i risultati del test del Dna resi noti dalle autorità di Giakarta. Si e' quindi chiusa
la caccia all'uomo portata avanti negli ultimi sei anni dalla polizia indonesiana
contro il principale responsabile di una lunghissima lista di attentati, fra cui quello
di Bali del 2000 che provocò oltre 200 morti.
Yemen Il governo yemenita
ha annunciato la sospensione delle operazioni militari contro la ribellione sciita
nel nord del Paese. Lo stop è previsto a partire dalle prime ore di stanotte, in coincidenza
con la fine del ramadan. Intanto le autorità di Sanaa hanno formato un apposito organismo
per indagare sul raid aereo dei giorni scorsi su un villaggio nel nord, che, secondo
testimoni, avrebbe provocato la morte di oltre 80 persone. Contrariamente a fonti
umanitarie, le autorità locali hanno finora negato il coinvolgimento di profughi in
fuga dagli scontri in atto da un mese nella zone settentrionali del Paese.
Libano:
arrestati cinque islamici che progettavano di attaccare Unifil L’esercito libanese
ha arrestato cinque membri di Fatah al Islam, gruppo ispirato ad al Qaeda, accusati
di aver progettato un attacco alle truppe della missione Onu dispiegata nel Sud del
Paese (Unifil). L’attentato sarebbe stato sventato, secondo quanto riferisce la stampa
di Beirut, grazie a informazioni fornite da detenuti palestinesi.
Scudo
spaziale Il nuovo approccio americano sullo scudo spaziale, annunciato dal
presidente Obama, dà i primi frutti. Mentre il segretario generale della Nato, Rasmussen,
propone un collegamento dei sistemi di difesa missilistica di Stati Uniti, Alleanza
Atlantica e Russia, Mosca, che ha definito l’idea costruttiva e positiva, ha annunciato
il congelamento delle misure militari programmate in risposta allo scudo antimissile
voluto dall’ex capo della Casa Bianca, Bush, in Europa dell'est. Secondo una fonte
del Cremlino, in futuro potrebbe rinunciarvi del tutto. Ce ne parla Fabrizio Dragosei,
corrispondente da Mosca del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Mosca
ha sempre detto che le sue contromisure, cioè lo schieramento di missili nell’enclave
di Kaliningrad a ridosso della Polonia, e l’uscita da alcuni Trattati internazionali
erano dovute unicamente a questa iniziativa americana. Nel momento in cui gli Stati
Uniti cambiano tipo di misura, chiaramente la Russia cambia atteggiamento. D.
– Il premier Putin ha definito “giusta e coraggiosa” la decisione di Obama e ha auspicato
che ne seguano altre per allargare il Wto sia alla Russia sia al Kazakhstan sia alla
Bielorussia. Quindi, si tratta su diversi temi? R. – Certamente.
Io direi che siamo soprattutto ad una nuova possibile svolta nei rapporti tra Russia
e Stati Uniti e tra Russia e Occidente-Europa. Putin sembra abbastanza ben disposto
ma naturalmente ha molte cose che vorrebbe veder risolte, come questo famoso ingresso
nell’Organizzazione mondiale del commercio. E siccome all’interno dell’Organizzazione
del commercio ci sono già Paesi come la Georgia che certamente non vogliono avere
la Russia là dentro, sarà assai difficile che tutto possa accomodarsi. Naturalmente,
l’influenza americana anche su questi Paesi è enorme e Putin su questo punta. D.
– Il segretario generale della Nato ha invitato ad esplorare la possibilità di legare
in futuro i sistemi di difesa missilistica americano, della Nato e della Russia. E’
possibile? R. – Questa anche è stata una delle proposte russe:
i russi mettevano a disposizione un loro centro di avvistamento immediato di possibili
missili iraniani e nord-coreani. Però, poi non si è riusciti a trovare un’intesa perché
ci sono stati problemi tecnici sulle ispezioni, sulla effettiva partecipazione sia
di tecnici russi che americani, sulla presenza degli uni e degli altri nelle rispettive
basi. Il tutto, naturalmente, nasce dall’esistenza o meno di un clima di fiducia e
di collaborazione di fondo. Allora, se a livello politico ci sarà questa fiducia e
ci sarà questa collaborazione, certamente poi i problemi di sospetto tra militari
saranno risolti; altrimenti, sicuramente no. Russia: uccisi
tre ribelli nel Daghestan Nel Daghestan, uno dei fronti più caldi della ribellione
islamica nel Caucaso russo, tre presunti ribelli sono stati uccisi in uno scontro
a fuoco con le forze di polizia. Uno dei ribelli morti è stato identificato come Abdulla
Saadaullaiev, secondo esponente più importante della ribellione.
Irlanda:
referendum sul Trattato di Lisbona A due settimane dal referendum in Irlanda
sul Trattato di Lisbona salgono al 53% i sì dell’Eire alla nuova costituzione dell’Unione
Europea che era stata bocciata nella consultazione del giugno dello scorso anno. Per
entrare in vigore, il Trattato deve essere ratificato da tutti i 27 Paesi della Ue.
Oltre all’Irlanda, devono ancora approvarlo Polonia, Repubblica ceca e Germania.
Clima Mentre
mancano poco più di due mesi alla conferenza mondiale sul clima di Copenaghen, proseguono
gli sforzi dell’Unione europea per coinvolgere gli Stati Uniti nell’adozione concreta
di misure per la diminuzione delle emissioni di gas serra. Il servizio di Francesca
Pierantozzi:
A 100 giorni
dalla conferenza dell’Onu sul clima, che si svolgerà a Copenaghen il prossimo 30 novembre,
l’Europa aumenta la pressione sugli Stati Uniti per arrivare ad un impegno preciso
sulla limitazione di emissioni da carbonio. Lo hanno scritto in una lettera congiunta
il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il presidente francese, Nicolas Sarkozy,
e il cancelliere tedesco, Angela Merkel. L’Unione Europea ha preso impegni all’altezza
della sfida, scrivono Sarkozy e Merkel. L’Europa – aggiungono – è determinata ad impegnarsi
per una crescita misurata in emissioni da carbonio, ma questa crescita avrà senso
soltanto se esisterà ovunque nel mondo una reale volontà di superare gli interessi
particolari. Stesso appello è arrivato dalla Commissione europea che, in caso non
si raggiunga un accordo internazionale sulle emissioni di anidride carbonica, ha già
preparato una lista di 164 settori industriali che verranno esentati dagli oneri sulle
emissioni di CO2 per proteggerli dalla concorrenza. Repubblica
Democratica del Congo Amnistia nella Repubblica Democratica del Congo per 120
militari appartenenti agli ex gruppi armati del nord e del sud Kivu, attualmente detenuti
nelle carceri di Kinshasa. La decisione, considerata un passo ulteriore verso la pacificazione
dell’area, si inserisce nel quadro degli accordi di Goma tra governo ed ex ribelli.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 262
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del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.