Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 25.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui i discepoli, dopo che Gesù aveva annunciato la sua morte e risurrezione,
discutono su chi sia il più grande tra di loro. Il Signore chiede di cosa stiano parlando,
ma essi tacciono. Quindi afferma:
“Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo
di tutti e il servitore di tutti”. Su questo brano del Vangelo,
ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia
alla Pontificia Università Lateranense:
Gesù pone
una domanda ai suoi, ma essi tacciono e non rispondono. Le cose false, infatti, non
possono, per loro stessa natura, diventare motivo di comunicazione, piuttosto rendono
muti dentro e separano.
La falsità del loro parlare
era nella contrarietà a quello che il loro Maestro stava vivendo. Egli parlava loro
di passione e di morte, cioè, di abbassamento e umiliazione, ed essi parlavano del
grado reciproco di gloria e di onore, cioè, di grandezza. Essi avevano fatto della
misura di se stessi l'oggetto del loro pensiero e del loro conversare.
Gesù,
sedendo, come fa il "maestro" (rabbi) quando deve comunicare un insegnamento, toglie
alla radice ogni possibilità di (auto)misurazione che possa essere, poi, motivo di
(auto)comparazione. «Sarà l'ultimo rispetto a tutti e il servitore di tutti». All'ultimo
posto non c'è più da misurare e da commisurarsi. L'ultimo è l'ultimo.
Questo
è il posto che prende il Figlio di Dio, Cristo Gesù, questo è il posto di chi lo vuol
seguire. «Là dove sono io ...»
Scrive il Nisseno:
«Ognuno si convinca di essere inferiore non solo al confratello che vive con lui,
ma ad ogni altro uomo: se riconoscerà questo, sarà veramente discepolo di Cristo»
e aggiunge san Benedetto: «ritenersi l'ultimo non solo a parole, ma anche nell'intimo
del cuore» (Regula 7, 51).