2009-09-19 12:02:51

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa 25.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui i discepoli, dopo che Gesù aveva annunciato la sua morte e risurrezione, discutono su chi sia il più grande tra di loro. Il Signore chiede di cosa stiano parlando, ma essi tacciono. Quindi afferma:

“Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
 
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3

Gesù pone una domanda ai suoi, ma essi tacciono e non rispondono. Le cose false, infatti, non possono, per loro stessa natura, diventare motivo di comunicazione, piuttosto rendono muti dentro e separano.

 
La falsità del loro parlare era nella contrarietà a quello che il loro Maestro stava vivendo. Egli parlava loro di passione e di morte, cioè, di abbassamento e umiliazione, ed essi parlavano del grado reciproco di gloria e di onore, cioè, di grandezza. Essi avevano fatto della misura di se stessi l'oggetto del loro pensiero e del loro conversare.

 
Gesù, sedendo, come fa il "maestro" (rabbi) quando deve comunicare un insegnamento, toglie alla radice ogni possibilità di (auto)misurazione che possa essere, poi, motivo di (auto)comparazione. «Sarà l'ultimo rispetto a tutti e il servitore di tutti». All'ultimo posto non c'è più da misurare e da commisurarsi. L'ultimo è l'ultimo.

 
Questo è il posto che prende il Figlio di Dio, Cristo Gesù, questo è il posto di chi lo vuol seguire. «Là dove sono io ...»

 
Scrive il Nisseno: «Ognuno si convinca di essere inferiore non solo al confratello che vive con lui, ma ad ogni altro uomo: se riconoscerà questo, sarà veramente discepolo di Cristo» e aggiunge san Benedetto: «ritenersi l'ultimo non solo a parole, ma anche nell'intimo del cuore» (Regula 7, 51).







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