I religiosi delle Filippine contro lo sfruttamento dell’ambiente
“Le Chiese non ostacolano il progresso ma sono contrarie a tutto quello che può danneggiare
l'ambiente”. Sono le parole, raccolte dall’Osservatore Romano, dei diversi leader
religiosi delle Filippine in occasione di un sit-in di protesta, svoltosi ieri nella
città di Maasim. Sotto accusa la costruzione di una centrale a carbone nell'area di
Sarangani Bay, nel Sud del Paese. La popolazione locale teme che il mercurio usato
nell'impianto possa causare un forte inquinamento delle falde acquifere e dei fiumi
con gravi rischi per la salute. Alla manifestazione erano presenti il vescovo di Marbel
Dinualdo D. Gutierrez e un leader musulmano; i due religiosi hanno citato alcuni passi
della Bibbia e del Corano, traendo da essi l'ispirazione per sottolineare l'impegno
delle comunità religiose a favore di uno sviluppo sostenibile. Il vescovo ha ricordato,
inoltre, che è stato Dio ad affidare la terra alla cura dell'uomo. Padre Romeo Catedral,
responsabile del settore sociale della Diocesi di Marbel, ha sottolineato che la gente
che protesta non crede alle assicurazioni date dai costruttori della centrale. Il
sacerdote denuncia soprattutto lo sfruttamento idrico connesso con il funzionamento
della centrale, l'acqua che serve all'impianto verrebbe prelevata da un fiume vicino
al sito che andrebbe a ricadere negativamente sulle attività agricole della zona.
Per i vescovi filippini lo sfruttamento indiscriminato delle risorse minerarie del
Paese è da considerare immorale ancor di più se tali risorse non vengono utilizzate
a favore della popolazione. Intanto il Governo è intenzionato a espandere la produzione
energetica con la costruzione di otto nuovi impianti a carbone che richiederanno una
massiccia estrazione del fossile. (M.P.)