Genova: Lectio magistralis del cardinale Bagnasco sulla "Caritas in veritate"
"Aver sottovalutato l'impatto della famiglia sul piano sociale ed economico riconducendola
ad una questione privata, quando non addirittura ad un retaggio culturale del passato,
è stata una miopia di cui oggi pagano le conseguenze soprattutto le generazioni piu'
giovani, sempre meno numerose e sempre meno importanti". Lo afferma il presidente
della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in una Lectio magistralis
sull'enciclica "Caritas in veritate" tenuta oggi a Genova. Secondo il porporato non
si possono "tenere separati i temi della giustizia sociale da quelli del rispetto
della vita e della famiglia" e dunque "sbagliano quanti in questi anni, anche nel
nostro Paese, si sono contrapposti tra difensori dell'etica individuale e propugnatori
dell'etica sociale". "In realtà - spiega - le due cose stanno insieme" come dimostra
"la crescente consapevolezza che la questione demografica, che attiene certamente
alla dinamica affettiva e familiare, rappresenti pure uno snodo decisivo delle politiche
economiche e perfino del Welfare". Per il presidente della Cei, affrontando questi
temi l'enciclica "aiuta a far emergere un piu' profondo senso dello sviluppo che
sa porre in relazione i diritti individuali con un quadro di doveri più ampio, aiutando
così ad intendere correttamente la libertà individuale che deve sempre fare i conti
anche con la responsabilità sociale. "I fenomeni di degrado politico cui assistiamo
oggi" rivelano, per il porporato, una "mancanza di progettualita'" e una "resa ad
interessi di corto respiro". Ed anche "i recenti episodi di abbruttimento finanziario
che hanno portato al collasso del sistema economico, colpendo le fasce più deboli
dei risparmiatori, confermano - spiega il cardinale - che l'etica sociale si regge
soltanto sulla base della qualità delle singole persone". Per questo, ricorda il cardinale
Bagnasco, "il Papa dice espressamente che lo sviluppo è impossibile senza uomini retti,
senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle coscienze
l'appello del bene comune". Per il Papa, - sottolinea poi il porporato - "l'eugenetica
è molto più preoccupante della perdita della biodiversità nell'ecosistema", così come
"l'aborto e l'eutanasia corrodono il senso della legge e impediscono all'origine l'accoglienza
dei più deboli, rappresentando una ferita alla comunità umana dalle enormi conseguenze
di degrado". Benedetto XVI - spiega il cardinale - sottolinea con vigore che "se
si perde la sensibilità personale e sociale verso l'accoglienza di una nuova vita,
anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono". Secondo
il presidente della Cei, il fatto che l'attenzione del Papa per il tema dell'ecologia
abbia colpito la pubblica opinione "può rappresentare una sorta di controprova sperimentale
della validità della lettura dello 'sviluppo integrale', che Benedetto XVI propone
a tutti gli uomini di buona volontà, sulla scia della grande intuizione della Populorum
progressio di Paolo VI", con l'esortazione a "difendere non solo la terra, l'acqua
e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti" ma a "proteggere soprattutto
l'uomo contro la distruzione di se stesso". "E' necessario - sottolinea Bagnasco -
che ci sia qualcosa come un'ecologia dell'uomo, intesa in senso giusto. Il degrado
della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza
umana". In proposito, rileva il cardinale Bagnasco, nell'enciclica il Pontefice afferma
che "quando l'ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale
ne trae beneficio". "La crisi ecologica dunque - conclude il presidente della Cei
- non può essere interpretata come un fatto esclusivamente tecnico, ma rimanda ad
una crisi più profonda perché ai 'deserti esteriori' corrispondono 'i deserti interiori'".
(R.P.)