2009-09-19 14:48:08

Afghanistan. Dibattito sulla missione italiana dopo la strage di Kabul


Rientreranno domani mattina a Ciampino le salme dei sei paracadutisti della Folgore, uccisi giovedì a Kabul. Lunedì, giorno di lutto nazionale, verranno celebrati i funerali di Stato. Nei prossimi giorni saranno in Italia anche i quattro militari rimasti feriti. Intanto la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla strage e ordinato l’autopsia sui corpi dei militari. Continua anche il dibattito politico sul futuro della missione in Afghanistan. Il presidente della Repubblica Napolitano ribadisce: l’Italia manterrà gli impegni internazionali. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Arriveranno domani alle 9.30 le salme dei 6 paracadutisti della Folgore trucidati due giorni fa a Kabul. Le bare avvolte nella bandiera tricolore saranno accolte all’aereoporto di Ciampino dalle massime autorità dello Stato, poi la camera ardente, solo per i familiari sarà allestita al Celio. Lunedì alle 11 i funerali di Stato presieduti da mons. Pelvi ordinario militare, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, la stessa dove 6 anni fa vennero celebrate le esequie per i soldati caduti a Nassirya. Intanto da Kabul arrivano ulteriori informazioni sulla dinamica dell’attacco: il kamikaze secondo testimoni oculari avrebbe tallonato con la Toyota bianca i veicoli italiani, per poi inserirsi tra i due e farsi saltare in aria, mentre subito dopo l’esplosione vi sarebbe stata una sparatoria durata circa tre minuti. Il numero degli aggressori resta ancora incerto, quattro forse cinque, appostati lungo la carreggiata, che hanno aperto il fuoco contro i parà sopravvissuti. A più di 48 ore della strage intanto si amplia il dibattito politico sulla missione in Afghanistan. Per il presidente Napolitano non c’è nulla da rivedere. Semmai da rimotivare, ma nessun ripensamento. Il premier Berlusconi rassicura gli Usa sull’impegno prioritario nel Paese, ma parla di transition strategy, ossia caricare di maggiore responsabilità il governo afghano e al tempo stesso diminuire gli organici delle truppe alleate. Mentre il ministro della Difesa La Russa, precisa che le regole di ingaggio non cambieranno, che non esistono date certe per il ritiro, se non quella che verrà stabilita da Onu e Nato. La maggioranza resta comunque divisa, soprattutto dopo le parole del leader della Lega Bossi e il suo richiamo alla fine della missione. L’opposizione dal canto suo chiede un confronto urgente con il governo. In Afghanistan intanto resta la paura, secondo il portavoce della Nato è allarme nella zona di Farah, dove gli insorti sarebbero pronti a colpire altre basi militari.

 
L’attentato di giovedì dimostra una volta di più quanto sia complessa la realtà politica e sociale dell’Afghanistan e dà la misura delle difficoltà della missione internazionale iniziata 8 anni fa per liberare il Paese dal potere dei Talebani. Emanuela Campanile ne ha parlato con Valerio Pelizzari, giornalista ed esperto di Afghanistan:RealAudioMP3

R. – La prima cosa che sembrano tutti dimenticare è che Kabul non è mai stata conquistata con una battaglia, sottratta con una battaglia ai talebani. Kabul fu barattata dal vice ministro degli Interni talebano, il Mullah Khaksar, con l’alleanza del nord che stava alla periferia della città e premeva per entrare. L’accordo fu questo, e da lì comincia l’equivoco.
 
D. – Di fronte allora d uno scenario simile: andarsene o rimanere?

 
R. - Andarsene non significa nulla perché tra l’altro ecciterebbe ulteriormente quello che è lo spirito guerriero afghano e credo anche che servirebbe a smontare questa ostilità e questa incomprensione ormai diffusa nel Paese. Il punto è un altro: cosa fare per dare una svolta e dimostrare che questi alleati occidentali sono in effetti più simili a degli amici che non a delle truppe occupanti, come avviene oggi.

 
D. – Si potrà ancora conquistare dunque il consenso della popolazione afghana?

 
R. - Questo è il vero punto che non è solo politico e meno ancora militare ma è veramente psicologico. L’Afghanistan non deve essere più la lavagna dove l’ultimo che arriva cancella quello che c’è scritto e dice agli afghani: adesso vi dico io quello che è importante per voi. Bisogna che finisca questo meccanismo.







All the contents on this site are copyrighted ©.