2009-09-18 15:31:36

Nuovo appello ai cattolici irlandesi a votare il Trattato di Lisbona


“Ogni cattolico può, senza riserve e in coscienza, votare ‘sì’ al Trattato di Lisbona. Non vi sono elementi per giustificare un ‘no’ dato sulla base di preoccupazioni di natura etica o religiosa”. A rassicurare i cattolici irlandesi è mons. Nöel Treanor, vescovo di Down and Connor e rappresentante della Conferenza episcopale d’Irlanda presso la Comece (Commissione degli episcopati della comunità europea). Il presule è intervenuto ieri presso il Comitato congiunto per gli affari europei a Bruxelles. Il prossimo 2 ottobre - riferisce l'agenzia Sir - i cittadini dell’Isola saranno chiamati per la seconda volta alle urne per esprimersi a favore o contro la ratifica del Trattato di Lisbona, dopo l’esito negativo della consultazione del maggio 2008. “La Commissione permanente della Conferenza episcopale irlandese diffonderà una dichiarazione a tempo debito” informa mons. Treanor, rammentando la recente esortazione ai cattolici del cardinale Sean Brady, presidente dei vescovi irlandesi e primate di tutta l’Irlanda, per un voto favorevole al Trattato. Mons. Treanor invita ad informarsi in modo serio e approfondito sulla questione e mette in guardia da “pubblicazioni e organizzazioni che tentano, ancora una volta, di influenzare il risultato del referendum diffondendo informazioni fuorvianti come, ad esempio, che il Trattato minacci le protezioni legali vigenti in Irlanda nei confronti dei bambini non nati”. “Il Trattato di Lisbona non altera la posizione legale dell’aborto in Irlanda. Essa è ancor più assicurata dalle garanzie legali (che diventeranno protocolli) rese stabili dal Governo fin dal primo referendum” ribadisce mons. Treanor. Nella valutazione del Trattato, prosegue, i cittadini “devono tenere conto delle opportunità e delle sfide che comporta il fare parte di un sistema politico libero e democratico, a livello nazionale e comunitario, giusto l’appello di Benedetto XVI alla necessaria presenza dei cristiani nel dibattito pubblico europeo. Quell’appello giunse in occasione del convegno promosso dalla Comece a Roma nel marzo 2007. “Dobbiamo promuovere il dialogo della ragione e della fede nella vita dell’Ue e delle sue istituzioni – ha detto mons. Treanor -. I cittadini credenti devono sfruttare le opportunità offerte alle Chiese e alle organizzazioni religiose dall’art. 17 del Trattato di Lisbona” che “garantisce loro di diritto uno spazio nel dialogo sull’Europa e i suoi valori”. Un rifiuto del Trattato di Lisbona, avverte mons. Treanor, “potrebbe minacciare questa importante acquisizione” e “indebolire l’influenza dell’eredità e dei valori cristiani sulla futura direzione dell’Ue e sulle sue prospettive di comunità di valori”. Per mons. Treanor “la possibilità di condeterminare con i nostri compagni europei la forma e la qualità del futuro dell’Europa viene rafforzata, non diminuita, dal Trattato”. Per questo il ruolo dell’Irlanda, “Stato membro chiave, non dovrebbe essere messo a rischio da un voto basato su frustrazione o rabbia verso i partiti politici nazionali”; allo stesso tempo “le preoccupazioni per le nostre difficoltà economiche o di altro genere non dovrebbero alimentare un voto negativo”. (A.M.)







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