Nuovo appello ai cattolici irlandesi a votare il Trattato di Lisbona
“Ogni cattolico può, senza riserve e in coscienza, votare ‘sì’ al Trattato di Lisbona.
Non vi sono elementi per giustificare un ‘no’ dato sulla base di preoccupazioni di
natura etica o religiosa”. A rassicurare i cattolici irlandesi è mons. Nöel Treanor,
vescovo di Down and Connor e rappresentante della Conferenza episcopale d’Irlanda
presso la Comece (Commissione degli episcopati della comunità europea). Il presule
è intervenuto ieri presso il Comitato congiunto per gli affari europei a Bruxelles.
Il prossimo 2 ottobre - riferisce l'agenzia Sir - i cittadini dell’Isola saranno chiamati
per la seconda volta alle urne per esprimersi a favore o contro la ratifica del Trattato
di Lisbona, dopo l’esito negativo della consultazione del maggio 2008. “La Commissione
permanente della Conferenza episcopale irlandese diffonderà una dichiarazione a tempo
debito” informa mons. Treanor, rammentando la recente esortazione ai cattolici del
cardinale Sean Brady, presidente dei vescovi irlandesi e primate di tutta l’Irlanda,
per un voto favorevole al Trattato. Mons. Treanor invita ad informarsi in modo serio
e approfondito sulla questione e mette in guardia da “pubblicazioni e organizzazioni
che tentano, ancora una volta, di influenzare il risultato del referendum diffondendo
informazioni fuorvianti come, ad esempio, che il Trattato minacci le protezioni legali
vigenti in Irlanda nei confronti dei bambini non nati”. “Il Trattato di Lisbona non
altera la posizione legale dell’aborto in Irlanda. Essa è ancor più assicurata dalle
garanzie legali (che diventeranno protocolli) rese stabili dal Governo fin dal primo
referendum” ribadisce mons. Treanor. Nella valutazione del Trattato, prosegue, i cittadini
“devono tenere conto delle opportunità e delle sfide che comporta il fare parte di
un sistema politico libero e democratico, a livello nazionale e comunitario, giusto
l’appello di Benedetto XVI alla necessaria presenza dei cristiani nel dibattito pubblico
europeo. Quell’appello giunse in occasione del convegno promosso dalla Comece a Roma
nel marzo 2007. “Dobbiamo promuovere il dialogo della ragione e della fede nella vita
dell’Ue e delle sue istituzioni – ha detto mons. Treanor -. I cittadini credenti devono
sfruttare le opportunità offerte alle Chiese e alle organizzazioni religiose dall’art.
17 del Trattato di Lisbona” che “garantisce loro di diritto uno spazio nel dialogo
sull’Europa e i suoi valori”. Un rifiuto del Trattato di Lisbona, avverte mons. Treanor,
“potrebbe minacciare questa importante acquisizione” e “indebolire l’influenza dell’eredità
e dei valori cristiani sulla futura direzione dell’Ue e sulle sue prospettive di comunità
di valori”. Per mons. Treanor “la possibilità di condeterminare con i nostri compagni
europei la forma e la qualità del futuro dell’Europa viene rafforzata, non diminuita,
dal Trattato”. Per questo il ruolo dell’Irlanda, “Stato membro chiave, non dovrebbe
essere messo a rischio da un voto basato su frustrazione o rabbia verso i partiti
politici nazionali”; allo stesso tempo “le preoccupazioni per le nostre difficoltà
economiche o di altro genere non dovrebbero alimentare un voto negativo”. (A.M.)