La Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino, Patrono degli studenti
La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giuseppe da Copertino, sacerdote francescano
conventuale vissuto nel 1600, venerato come Patrono degli aviatori e degli studenti,
in particolare in occasione degli esami. Sulla figura di questo santo ascoltiamo il
servizio di Sergio Centofanti.
La vita di
San Giuseppe da Copertino è caratterizzata sin dall’inizio dal fallimento. Nasce nel
1603 in una stalla del paese, in provincia di Lecce: il padre, pieno di debiti, aveva
dovuto vendere la casa. Rimasto presto orfano del papà, Giuseppe sarà rincorso a lungo
dai creditori: ma anche lui di soldi non ne avrà mai. Vive tempi durissimi con la
mamma e i suoi cinque fratelli. E’ avviato ai lavori manuali più vari, ma è inetto
e distratto. Lui vuole diventare sacerdote. E’ accolto da vari conventi che lo cacciano
subito perché ignorante e maldestro. “Quando mi hanno tolto la tonaca – disse una
volta – è stato come se mi avessero tolto la pelle”. Riesce, aiutato di nascosto da
un frate, ad entrare dai francescani conventuali: il suo compito è quello di custodire
il mulo. Si fa chiamare “frate asino”. Per diventare sacerdote deve sostenere esami
difficilissimi per lui, che è quasi un illetterato. Si affida a Maria che chiama “la
Mamma mia” e li supera miracolosamente. Ma continuano a considerarlo una persona scarsa
di doti umane e lo inviano nei luoghi più sperduti dove – dicono - possa fare pochi
danni. Durante una Messa va in estasi e resta sospeso per aria, un fenomeno che si
ripeterà spesso. Lo definiscono il Santo dei voli. E’ il momento della fama, ma anche
questa si trasformerà in fallimento. Folle di pellegrini cominciano a seguirlo tanto
da destare i sospetti dell’Inquisizione. E’ denunciato come eretico, interrogato e
costretto all’isolamento. Subisce tutto con obbedienza e mitezza. Scagionato da ogni
accusa gli viene intimato di seguire una vita ritirata. Dirà: “il patire per amore
di Dio è un favore singolarissimo, che il Signore concede a coloro che ama”. E poi
ancora: “l’obbedienza è la carrozza che conduce comodamente in Paradiso”. I patimenti
e le fatiche lo debilitano. Muore ad Osimo, in provincia di Ancona, il 18 settembre
del 1663, lasciando questa esortazione: “Malati, tribolati, perseguitati, fatevi coraggio:
non dubitate. Dio provvederà!”.