2009-09-18 14:03:50

La Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino, Patrono degli studenti


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giuseppe da Copertino, sacerdote francescano conventuale vissuto nel 1600, venerato come Patrono degli aviatori e degli studenti, in particolare in occasione degli esami. Sulla figura di questo santo ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

La vita di San Giuseppe da Copertino è caratterizzata sin dall’inizio dal fallimento. Nasce nel 1603 in una stalla del paese, in provincia di Lecce: il padre, pieno di debiti, aveva dovuto vendere la casa. Rimasto presto orfano del papà, Giuseppe sarà rincorso a lungo dai creditori: ma anche lui di soldi non ne avrà mai. Vive tempi durissimi con la mamma e i suoi cinque fratelli. E’ avviato ai lavori manuali più vari, ma è inetto e distratto. Lui vuole diventare sacerdote. E’ accolto da vari conventi che lo cacciano subito perché ignorante e maldestro. “Quando mi hanno tolto la tonaca – disse una volta – è stato come se mi avessero tolto la pelle”. Riesce, aiutato di nascosto da un frate, ad entrare dai francescani conventuali: il suo compito è quello di custodire il mulo. Si fa chiamare “frate asino”. Per diventare sacerdote deve sostenere esami difficilissimi per lui, che è quasi un illetterato. Si affida a Maria che chiama “la Mamma mia” e li supera miracolosamente. Ma continuano a considerarlo una persona scarsa di doti umane e lo inviano nei luoghi più sperduti dove – dicono - possa fare pochi danni. Durante una Messa va in estasi e resta sospeso per aria, un fenomeno che si ripeterà spesso. Lo definiscono il Santo dei voli. E’ il momento della fama, ma anche questa si trasformerà in fallimento. Folle di pellegrini cominciano a seguirlo tanto da destare i sospetti dell’Inquisizione. E’ denunciato come eretico, interrogato e costretto all’isolamento. Subisce tutto con obbedienza e mitezza. Scagionato da ogni accusa gli viene intimato di seguire una vita ritirata. Dirà: “il patire per amore di Dio è un favore singolarissimo, che il Signore concede a coloro che ama”. E poi ancora: “l’obbedienza è la carrozza che conduce comodamente in Paradiso”. I patimenti e le fatiche lo debilitano. Muore ad Osimo, in provincia di Ancona, il 18 settembre del 1663, lasciando questa esortazione: “Malati, tribolati, perseguitati, fatevi coraggio: non dubitate. Dio provvederà!”.
  







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