I vescovi messicani: riformare la legge sull’immigrazione
Secondo l’opinione della Conferenza episcopale del Messico, l’unico modo di frenare
le gravi violazioni ai diritti umani delle persone che migrano da diversi Paesi latinoamericani
attraversando buona parte del territorio messicano è la riforma della cosiddetta “legge
generale sulla popolazione” e di alcuni suoi regolamenti. Lo afferma un documento
analitico della Pastorale per la mobilità umana, che denuncia ingiustizie, violenze
e soprusi che subiscono i migranti, in particolare quelli senza documenti. Il responsabile
dell’organismo che si occupa di questa materia, mons. Rafael Romo Muñoz, ha specificato
che la richiesta dei vescovi alle autorità legislative è la riforma dell’articolo
67 della legge, così come il 201 del suo regolamento, poiché attualmente i migranti
non possono ricorrere alla giustizia per denunciare le violazioni dei loro diritti
e ovviamente non possono chiedere neanche un risarcimento. Per quanto riguarda i migranti,
questa legge in definitiva lascia tutto alla discrezionalità dei giudici. Per mons.
Romo Muñoz è urgente e indispensabile che la legge includa alcune circolari dell’Istituto
nazionale per le migrazioni che invece “facilita la regolarizzazione dei migranti
che sono stati vittime di qualsiasi reato contro la persona o il suo patrimonio, come
accade spesso con i sequestri (per ottenere un riscatto)”. Va ricordato che il fenomeno
dei sequestri di migranti clandestini, in particolare nelle zone confinanti con gli
Stati Uniti, è diventato un vero affare per le bande del crimine organizzato. Pochi
giorni fa, l’arcidiocesi di Tijuana ha lanciato un appello sia all’Istituto nazionale
per le migrazioni sia al Senato della Repubblica affinché siano adottati presto provvedimenti
a protezione dei diritti di queste persone, soprattutto cittadini centroamericani
(guatemaltechi, salvadoregni, nicaraguensi e honduregni), “giacché - si legge in un
documento dell'arcivescovo, mons. Rafael Romo Muñoz - in tutto il Paese si continuano
a documentare numerose violazioni, di tipo diverso, commesse da parte delle autorità
a tutti i livelli, ma specialmente in quello municipale”. Nel corso di una conferenza
stampa, mons. Romo Muñoz ha denunciato “la ripresa delle operazioni di polizia per
arrestare i migranti; in particolare - ha sottolineato il presule - denunciamo quelle
eseguite nei treni mentre queste persone viaggiano, o in altri luoghi pericolosi,
poiché questo accresce la loro vulnerabilità e aumenta gli incidenti, i ferimenti
e le morti”. Prima di concludere, l’arcivescovo di Tijuana ha chiesto con forza che
ogni operazione di controllo rispetti la dignità umana, che non siano usate armi o
bastoni elettrici perché non necessari e che non siano violati luoghi religiosi come
è accaduto mesi fa con una violenta irruzione nella casa della comunità del Santuario
di Macuspana, “per arrestare migranti centroamericani”. In questo ambito occorre anche
combattere la “corruzione e i responsabili devono essere puniti ed esautorati”, ha
concluso mons. Rafael Romo Muñoz. (A cura di Luis Badilla)