Le stimmate di Padre Pio analizzate in un convegno a San Giovanni Rotondo, da ieri
fino al 20 settembre, nell’auditorium della Chiesa San Pio da Pietrelcina. Tema dell’incontro
“La Stimmatizzazione somatica. Fenomenologia e spiritualità”. A proporre chiavi di
lettura, studi scientifici e considerazioni teologiche sono un gruppo di esperti che
si ritroveranno il 20 settembre, a conclusione del convegno, sul sagrato della chiesa
dedicata al frate cappuccino, per prendere parte alle 10, alla celebrazione in ricordo
della Stimmatizzazione. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Luciano Lotti,
frate cappuccino, direttore della Rivista scientifica “Studi su Padre Pio”, quale
consapevolezza aveva il santo di Pietrelcina delle sue stimmate:
R. – Padre
Pio viveva le stimmate con diversi modi di reagire di fronte a questo fenomeno. Innanzitutto
con vergogna: lui le chiamava le “mie vergogne”, perché si riteneva un grande peccatore
e, allora, di fronte al dono di Dio si sentiva umiliato. Però, insieme al concetto
della vergogna c’è il concetto di una presenza. Padre Pio toglieva i guanti durante
la Messa per rispetto a Dio che veniva e per rispetto a quel segno che Dio gli aveva
dato.
D. - Vogliamo ricordare la comparsa di queste stimmate ed esattamente
dire di che tipo di segni si trattava? R. – Innanzitutto, sono
identificabili realmente come stimmate perché sono cinque ferite, cioè le stimmate
sono i cinque segni della passione in cinque punti convenzionali: palmo delle mani,
palmo dei piedi e costato. Dal settembre del 1910 probabilmente per di più già soffriva
le sofferenze delle stimmate ma la stimmatizzazione anche come ritualità è avvenuta
a San Giovanni Rotondo il 20 settembre del ’18. Queste stimmate sono state permanenti
fino agli ultimi mesi della vita di Padre Pio. Quando è morto tutti i segni di queste
stimmate erano completamente spariti senza lasciare nessuna cicatrice. D.
- Cosa vuol dire oggi discutere, parlare di questi segni? R.
– Chi crede riconoscerà in questi segni delle stimmate dei segni soprannaturali, chi
non crede non li riconoscerà e noi dobbiamo rispettarlo. Chiaramente rispetteranno
il nostro punto di vista. Quindi, la discussione non è tanto su questo, quanto sul
problema pastorale: cioè, Gesù quando fa dei prodigi nel Vangelo dice “sono dei segni”,
segni di un avvento del regno di Dio. Le stimmate in quanto prodigio sono segni di
un avvento del regno di Dio. Leggerle pastoralmente vuol dire fermarsi un attimo e
dire: andiamo al di là, cosa può dire Padre Pio all’uomo del ventesimo e del ventunesimo
secolo con questi segni? Allora, in questi due secoli in cui si vede che la bellezza
del corpo viene enfatizzata al punto che un corpo che non sia perfetto non è da ritenersi
bello - pensate a ciò che è stato fatto durante il nazismo nel distruggere ciò che
non era perfetto nell’uomo - Padre Pio cosa ci dice? “Un corpo segnato dal dolore
è in sé un corpo della presenza di Dio, il massimo della perfezione”: cioè, la nostra
sofferenza ci rende perfetti anche davanti agli uomini. D. -
Lei ha conosciuto Padre Pio ed ha visto anche i segni che lui portava. Che cosa ricorda
in particolare? R. – Servendo la Messa vedevamo al momento del
lavabo nel palmo della mano tutta questa formazione crostacea... Due cose ricordo
io: innanzitutto, l’uomo Padre Pio che quando eravamo ragazzi aveva paura che ci avvicinassimo
troppo perché non gli pestassimo i piedi. Probabilmente proprio le stimmate dei piedi,
per il fatto che doveva camminare, erano quelle che lo facevano soffrire di più. Poi,
ricordo anche questo gesto che Padre Pio faceva nel darci la mano fasciata dal guanto
da baciare. Per lui era un gesto importante, lui non dava importanza alle stimmate
in sé o al fatto che le avesse lui, ma dava importanza al dono e ci educava attraverso
il dono di incontrare Dio.