Strage in Afghanistan: morti 6 soldati italiani e 10 civili afghani. Il dolore del
Papa
Gravissimo attentato contro il contingente italiano in Afghanistan. Un kamikaze si
è fatto esplodere al passaggio di due mezzi dell’Isaf uccidendo 6 militari italiani
e almeno dieci civili afghani. Si tratta dell’attentato più grave da quello avvenuto
a Nassirya nel 2003. Il Papa, appena informato, ha espresso il proprio profondo dolore
per l’accaduto assicurando la sua preghiera per le vittime e la sua vicinanza alle
famiglie e a tutte le persone coinvolte. Lo ha detto ai giornalisti padre Federico
Lombardi. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha auspicato che “tutto questo sangue
alla fine possa essere sostituito dalla pace per la quale tante persone sono impegnate
e stanno donando la loro vita". "Quello che ferisce di più – ha sottolineato padre
Lombardi - è il fatto che continui questa violenza proprio nei confronti di persone
che sono impegnate per la pace". Il servizio di Stefano Leszczynski.
I talebani
hanno rivendicato l’attacco condotto oggi a Kabul contro una pattuglia di militari
italiani in servizio di scorta. L’attentato, forse portato a termine da un kamikaze,
ha provocato la morte di sei soldati e di almeno 10 civili afgani, oltre al ferimento
di almeno una trentina di persone, come confermato dal Ministero della Difesa e dal
Ministero della Sanità afghano. Con l'attentato è salito a 20 il numero di militari
italiani morti in Afghanistan dall'inizio della missione italiana nel 2004. Intanto,
la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di
strage a fini di terrorismo. ''Grande vicinanza'' e ''grande dolore'' sono stati espressi,
oltre che dal Papa, dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente
della Cei, appresa la notizia della morte dei militari italiani a Kabul. Unanimi le
espressioni di cordoglio da parte del mondo politico ed istituzionale: la Camera,
appresa la notizia, ha osservato su proposta del suo presidente un minuto di silenzio.
L’attacco segna il picco di una escalation della violenza da parte dei ribelli talebani
contro l’esercito afghano e il contingente internazionale. Lo scorso mese l’azione
dei talebani si era fatta più aggressiva in occasione delle elezioni presidenziali,
i cui risultati definitivi non sono ancora noti. I dati preliminari sulle presidenziali
del 20 agosto scorso danno vittorioso il presidente uscente Hamid Karzai con il 54,6%
delle preferenze contro il 27,8% del suo principale rivale Abdullah Abdullah. Un risultato
tuttavia velato da forti dubbi per la denuncia di estese irregolarità. Anche l’Ue
ieri aveva bollato come "sospetti" almeno un milione e mezzo di voti, la maggior parte
dei quali, circa un milione e centomila, attribuiti proprio al presidente uscente.
Durissima
la reazione del presidente, che ha bollato come “irresponsabile” l’accusa dell’Ue.
Si teme, ora, per un rischiosissimo vuoto politico, in un Paese fortemente instabile,
come dimostra l’attentato di oggi. Sul peggioramento della situazione nel Paese asiatico,
Salvatore Sabatino ha intervistato Maurizio Simoncelli, esperto di geopolitica
di “Archivio Disarmo”.
"Abbiamo
visto che nel corso di quest’anno il livello della mortalità degli eserciti occidentali
è cresciuto e c’è uno scontro molto duro, tanto è vero che mentre Obama ha voluto
ridurre la presenza militare nell’Iraq ha invece ritenuto opportuno intensificare
l’azione militare inviando anche alcune altre decine di migliaia di uomini in Afghanistan
per tentare di risolvere militarmente la situazione. A tutt’oggi questo purtroppo
non si vede. E’ una battaglia estremamente difficile e contemporaneamente la battaglia
non è solo di tipo militare ma è anche una battaglia di tipo politico".