2009-09-15 16:18:57

Mons. Nozza, direttore Caritas Italia: aiutare gli abruzzesi a tornare alla normalità


Novantaquattro villette di legno prefabbricate, realizzate dalla Protezione civile e dalla Provincia autonoma di Trento con il contributo economico delle donazioni che ha ricevuto la Croce Rossa italiana, saranno consegnate oggi agli abitanti di Onna, uno dei centri abruzzesi più devastati dal sisma dello scorso 6 aprile. E’ questo il segno di un graduale, seppur difficile, ritorno alla normalità per la popolazione d’Abruzzo. In prima linea sul fronte degli aiuti, fin dalle prime ore dopo il terremoto, è la Caritas, che prosegue il suo impegno anche in questa fase di ricostruzione. Intervistato da Fabio Colagrande, il direttore della “Caritas italiana”, mons. Vittorio Nozza fa il punto della situazione degli interventi:RealAudioMP3

. – Siamo entrati nella fase della ricostruzione, soprattutto di strutture pensate in tre direzioni: la presa in considerazione del bisogno educativo dei minori, e quindi le scuole; il vissuto della comunità che dovrà riprendere a vivere e ad esprimere tutte le sue proprie attività, quello dei centri di comunità; e poi, la consegna di abitazioni in modo particolare a categorie che appaiono come prioritarie, cioè quella degli anziani, degli ammalati e anche degli universitari. Quindi, predisposizione di appartamenti per queste categorie di persone.
 
D. – Il cardinale Bagnasco ha anche visitato una delle scuole che la Caritas italiana sta costruendo a San Panfilo d’Ocre …
 
R. – Sì: è una delle tre avviate in questi giorni che dovrebbero essere consegnate – una a Ocre, una a Fossa e l’altra a Rojo – proprio tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre; tre edifici scolastici in prefabbricazione pesante, quindi durevole nei decenni, e capace di ospitare ognuna 168 alunni.
 
D. – Mons. Nozza, lei ha trascorso molto tempo a L’Aquila. Che clima c’è, in questo momento, in particolare riguardo alla consegna delle case ai terremotati?
 
R. – Il grosso problema c'è nel momento in cui si attua il ritorno o la collocazione nelle nuove strutture, nelle nuove abitazioni, quando gli abitanti che prima stavano all’interno di un comune, di una parrocchia, riusciranno a ritrovarsi gradualmente all’interno dello stesso contesto, visto che alcune zone sono state talmente disastrate, che non è stato fatto nulla, finora; l’attivazione di nuovi villaggi, di nuove abitazioni comporterà anche il rischio di spezzettamenti o di rottura della stessa vita della comunità o della vita della socialità. Ecco, questa è una preoccupazione che stiamo accompagnando con molta attenzione, perché possa creare il minore aggravio possibile, in un certo senso, per la popolazione stessa. E’ una preoccupazione che certamente andrà accompagnata con tanta attenzione e discrezione. L’altra preoccupazione è quella sui tempi, cioè quanti hanno l’abitazione che può essere recuperata in termini di aggiustamenti... che tempi, quali risorse, quali opportunità avranno a disposizione: ecco, su questo, la popolazione al momento non riesce a percepire parole chiare, indicazioni precise, le opportunità o le possibilità … (Montaggio cura di Maria Brigini)







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