Mons. Nozza, direttore Caritas Italia: aiutare gli abruzzesi a tornare alla normalità
Novantaquattro villette di legno prefabbricate, realizzate dalla Protezione civile
e dalla Provincia autonoma di Trento con il contributo economico delle donazioni che
ha ricevuto la Croce Rossa italiana, saranno consegnate oggi agli abitanti di Onna,
uno dei centri abruzzesi più devastati dal sisma dello scorso 6 aprile. E’ questo
il segno di un graduale, seppur difficile, ritorno alla normalità per la popolazione
d’Abruzzo. In prima linea sul fronte degli aiuti, fin dalle prime ore dopo il terremoto,
è la Caritas, che prosegue il suo impegno anche in questa fase di ricostruzione. Intervistato
da Fabio Colagrande,il direttore della “Caritas italiana”, mons.
Vittorio Nozza fa il punto della situazione degli interventi:
. – Siamo
entrati nella fase della ricostruzione, soprattutto di strutture pensate in tre direzioni:
la presa in considerazione del bisogno educativo dei minori, e quindi le scuole; il
vissuto della comunità che dovrà riprendere a vivere e ad esprimere tutte le sue proprie
attività, quello dei centri di comunità; e poi, la consegna di abitazioni in modo
particolare a categorie che appaiono come prioritarie, cioè quella degli anziani,
degli ammalati e anche degli universitari. Quindi, predisposizione di appartamenti
per queste categorie di persone. D. – Il cardinale Bagnasco
ha anche visitato una delle scuole che la Caritas italiana sta costruendo a San Panfilo
d’Ocre … R. – Sì: è una delle tre avviate in questi giorni che
dovrebbero essere consegnate – una a Ocre, una a Fossa e l’altra a Rojo – proprio
tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre; tre edifici scolastici in prefabbricazione
pesante, quindi durevole nei decenni, e capace di ospitare ognuna 168 alunni. D.
– Mons. Nozza, lei ha trascorso molto tempo a L’Aquila. Che clima c’è, in questo momento,
in particolare riguardo alla consegna delle case ai terremotati? R.
– Il grosso problema c'è nel momento in cui si attua il ritorno o la collocazione
nelle nuove strutture, nelle nuove abitazioni, quando gli abitanti che prima stavano
all’interno di un comune, di una parrocchia, riusciranno a ritrovarsi gradualmente
all’interno dello stesso contesto, visto che alcune zone sono state talmente disastrate,
che non è stato fatto nulla, finora; l’attivazione di nuovi villaggi, di nuove abitazioni
comporterà anche il rischio di spezzettamenti o di rottura della stessa vita della
comunità o della vita della socialità. Ecco, questa è una preoccupazione che stiamo
accompagnando con molta attenzione, perché possa creare il minore aggravio possibile,
in un certo senso, per la popolazione stessa. E’ una preoccupazione che certamente
andrà accompagnata con tanta attenzione e discrezione. L’altra preoccupazione è quella
sui tempi, cioè quanti hanno l’abitazione che può essere recuperata in termini di
aggiustamenti... che tempi, quali risorse, quali opportunità avranno a disposizione:
ecco, su questo, la popolazione al momento non riesce a percepire parole chiare, indicazioni
precise, le opportunità o le possibilità …(Montaggio cura di Maria Brigini)