2009-09-15 14:53:31

Al Granduca Henri di Lussemburgo e a 4 progetti umanitari i premi Van Thuân 2009


Presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede la seconda edizione del Premio Van Thuân e dei Premi Van Thuân-Solidarietà e Sviluppo. I riconoscimenti vanno quest’anno al Granduca Henri di Lussemburgo e a 4 progetti umanitari. La cerimonia di consegna avverrà domani alle 18.30 presso Palazzo Colonna a Roma, nel settimo anniversario della morte del cardinale vietnamita Van Thuân cui si ispira la Fondazione promotrice dell’iniziativa. Ha seguito per noi la conferenza stampa, Fausta Speranza:RealAudioMP3

Un forte impegno a favore dei diritti umani e in particolare in difesa della vita e della libertà religiosa: è questa la motivazione del Premio Van Thuân 2009 al Granduca Henri di Lussemburgo. Poi ci sono quattro progetti umanitari: il centro per persone non vedenti, Skills Development Centre for the Blind, guidato dal salesiano don Carlo Velardo a Pakkred in Thailandia, per insegnare arti e mestieri a persone in difficoltà; il Progetto Alas in Colombia, per la costruzione di un Centro di pastorale penitenziaria, voluto dalla Fondazione Caminos in Libertad dell’arcidiocesi di Bogotà; la Cooperazione Missionaria e Sviluppo, onlus di mons. Andrea Vece a Salerno, presso la parrocchia Madonna di Fatima; il progetto di Le Rocher Oasis des cités, un’associazione francese impegnata per la gente di strada. Alle iniziative andranno 15 mila euro ciascuno. Per tutti, i riconoscimenti presentati dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che è stato guidato dallo stesso cardinale Van Thuân:

 
“I premiati avranno in premio una statuetta di San Matteo. Si tratta della riproduzione della statua di San Matteo che esiste nella cripta del Duomo di Salerno sulla tomba di San Matteo; riceveranno una medaglia d’argento che è stata coniata dalla Fondazione Antica Zecca di Lucca da un artista numismatico che è Giuliano Marchetti. E poi, ci sarà il diploma”.

 
Il cardinale Martino sottolinea l’obiettivo di fondo di tutta l’iniziativa:

 
“Arrivare a toccare – sempre a titolo esemplificativo – la realtà delle persone che hanno bisogno”.

 
Un’iniziativa nata con la Fondazione intitolata al cardinale Van Thuân, per il quale è iniziato il processo di Beatificazione. Per ricordare la sua particolare e intensa storia personale presto si farà una fiction. Della sua figura ci parla Giancarlo Caruso, il regista del documentario dedicato all’edizione 2009 dei Premi, presentato in conferenza stampa:

 
“François Xavier Nguyên Van Thuân è stato per un solo anno cardinale, perché purtroppo è stato colto da una bruttissima malattia. Il cardinale Van Thuân è stata una persona che nel corso della vita ha dovuto subire difficoltà enormi perché era vietnamita e quando divenne vescovo il governo lo rinchiuse in prigione e per circa otto anni è rimasto addirittura in isolamento completo. Quando poi, finalmente, fu liberato, ha sempre parlato di questa sua prigionia quasi come di un dono, cioè di un momento in cui è riuscito a mantenere sempre questo contatto molto forte con Dio. Addirittura, un racconto molto toccante del cardinale Van Thuân dice che alle tre del pomeriggio lui celebrava – anche se era da solo nella sua cella – una Messa molto personale con tre gocce di vino nella mano sinistra e una briciola di pane nella mano destra, a rappresentare l’Eucaristia”.

 
Per la cerimonia dei Premi, mons. Marco Frisina, direttore del Coro della diocesi di Roma, ha musicato alcuni testi, soprattutto preghiere del cardinale Van Thuân. Ne sottolinea la ricchezza:

 
“La cosa che mi ha colpito profondamente era la luminosità di questi testi. Per un uomo che è stato tanti anni in una prigione così dura, in isolamento, sentire tanta speranza e tanta luce fa bene al cuore, soprattutto oggi. Fa bene pensare che, nonostante la sofferenza o il martirio – perché si può chiamare veramente martirio per la fede – un uomo possa avere dei sentimenti così delicati, così profondi anche verso i suoi persecutori e verso le persone che lo circondavano”.







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