I teatri del sacro a Lucca per comunicare la gioia della fede
Teatro, ricerca spirituale e tradizione religiosa. Questi gli ingredienti della prima
edizione della Rassegna dal titolo “I teatri del sacro” che si terrà a Lucca dal 21
al 27 settembre. L’iniziativa, aperta gratuitamente al pubblico, è stata promossa
dalla Federgat (Federazione gruppi attività teatrali) e dalla fondazione Comunicazione
e Cultura – servizio nazionale per il progetto culturale della Cei, in collaborazione
con l’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) e con il patrocinio dell’Eti,
Ente teatrale italiano. Ce ne parla Alessandra De Gaetano.
Venticinque
spettacoli inediti di artisti italiani professionisti e compagnie amatoriali debutteranno
in diversi spazi della città di Lucca; teatri, chiese, chiostri e piazze, in un palcoscenico
dove l’azione teatrale diventa veicolo di testimonianze religiose. Il commento all’iniziativa
nelle parole di Vittorio Sozzi, responsabile del servizio Cei
per il progetto culturale:
“Io credo che sarà una grande opportunità
per far cogliere come innanzitutto l’esperienza teatrale abbia ancora un grande influsso
nel modo di stare insieme dei giovani, cioè molti giovani si ritrovano attorno a questa
esperienza. Secondo, è uno strumento efficace anche rispetto all’evangelizzazione
e alla comunicazione del senso del sacro e del valore del sacro”. Una
grande varietà di opere che abbracciano temi legati al Vangelo, figure di santi e
laici che hanno dato un contributo significativo alla comunicazione della fede come
occasione di riflessione, educazione, condivisione, come conferma Fabrizio
Fiaschini, presidente Federgat:
“C’è chi ha manifestato un
interesse molto intenso per la mistica, quindi ci sono spettacoli incentrati sui temi
evangelici; altri sulle vicende bibliche e, per esempio, c’è uno spettacolo su Abramo
e un altro sul libro di Tobia. Altri ancora, invece, hanno scelto di valorizzare le
figure dei santi e c’è, ad esempio, uno spettacolo su sant’Alessandro, patrono di
Bergamo, poi uno spettacolo su Santa Rosa, oppure spettacoli che hanno invece interessato
più l’aspetto della religiosità popolare, soprattutto nel Sud. Il linguaggio teatrale
è il linguaggio del corpo in scena, il corpo in scena è appunto quello che meglio
trasmette anche un certo messaggio, il rapporto che la fede ha con l’uomo e che viene
trasmessa anche attraverso l’uomo”.
Un’azione teatrale
che si incarna nell’intimità dello spettatore in una commistione tra linguaggio ed
emozione per avvicinare l’uomo ad un profondo rapporto con Dio, che trova la sua casa
nelle parrocchie dove questi spettacoli saranno messi in scena. Ancora Fiaschini:
“Dopo
Lucca noi abbiamo intenzione di valorizzare una circuitazione di questi spettacoli
perché ovviamente il teatro vive quando è visto, quando è partecipato. Allora, noi
vogliamo che questi spettacoli escano da Lucca e girino nei teatri parrocchiali, nelle
sale della comunità, perché attorno a una sala della comunità si può creare, si può
ritrovare quella comunità che è il fruitore privilegiato dell’esperienza teatrale”.