2009-09-13 15:23:08

Vescovi svizzeri: sanare le divisioni nella Chiesa e nella società


È un appello alla riconciliazione quello lanciato dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces), in vista della Festa federale di ringraziamento, penitenza e preghiera che quest’anno si celebra il 20 settembre. In una lettera pastorale indirizzata a tutti i fedeli, i presuli ricordano che “l’Onu ha dichiarato il 2009 Anno della riconciliazione. Ma quest’anno ricorre anche il 40.mo anniversario della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi svizzeri”. Quindi, continua il messaggio, “la Festa federale di ringraziamento offre l’occasione di riflettere su quello che, nel nostro Paese e nella nostra vita, merita di essere riconciliato”. Poi, i presuli puntano il dito contro le numerose controversie presenti nella società elvetica, come le tensioni tra gli svizzeri e gli immigrati, il problema del mobbing nel mondo del lavoro, gli scontri tra partiti politici, le incomprensioni in famiglia: “Uno dei segni sconvolgenti di tutto ciò – si legge nel messaggio – è il numero crescente dei divorzi”. E le incomprensioni non mancano neanche all’interno della Chiesa stessa, ribadiscono i vescovi svizzeri, sia a livello diocesano che parrocchiale. Di qui, l’invito della Ces a guardare a Dio, che “ci offre la riconciliazione e la pace attraverso suo Figlio Gesù Cristo”, il quale ci ha riconciliati “morendo sulla croce per tutti gli uomini, senza distinzioni”. Per questo, “come Chiesa e come battezzati, noi abbiamo una missione di riconciliazione, tanto più urgente oggi, in un mondo globalizzato, ma spesso non riconciliato”. Come impegnarsi, allora, a favore della pace? A questa domanda, i vescovi svizzeri rispondono in modo molto concreto: “È illusorio – scrivono – pensare al pacifismo in generale; meglio agire in quei contesti in cui si può veramente fare qualcosa, come in famiglia, tra gli amici, nell’ambiente lavorativo e in parrocchia”. Infatti, ribadisce il messaggio della Ces, “la riconciliazione ricomincia da noi stessi. Noi dobbiamo, in primo luogo, riconoscere i nostri errori e poi dobbiamo cercare di comprendere il motivo dello scontro con gli altri”. In fondo, continuano i vescovi, bisogna agire come i bambini che “spesso litigano fra loro, ma si riappacificano in fretta e non portano rancore”. Ma come fare ciò? La strada da seguire è quella del perdono, affermano i vescovi: “Bisogna guarire dal passato perché ci sia la riconciliazione. E la guarigione è possibile grazie al perdono, chiesto e donato”. “Voler dimenticare il passato – continuano i presuli – non basta. L’oblio attiene alla memoria. Il perdono attiene al cuore e necessita di tempo e di un percorso interiore”. Certo, riconosce la Ces, non si tratta di un percorso facile; però ci aiuta il sapere che “non siamo noi a fare il primo passo, perché Dio lo ha già compiuto prima di noi e ci ha proposto la riconciliazione e il perdono”. Di qui, l’auspicio finale dei presuli che “la Chiesa elevetica e tutto il Paese diventino esempi di riconciliazione. La Svizzera, una nazione piccola, neutrale, ma aperta al mondo, ha la vocazione a lavorare per la riconciliazione”. (I.P.)







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