2009-09-13 14:48:34

L'anniversario della crisi economica mondiale: bilancio del prof. Quadrio Curzio


Tra il 12 e 14 settembre di un anno fa si consumò il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers e il successivo crollo delle borse che portò alla peggior crisi economica dal crack del 1929. Domani, in occasione della ricorrenza del week-end nero di Wall Street, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama pronuncerà un discorso sulla crisi finanziaria. Ma come spiegare gli eventi che hanno cambiato l’assetto economico mondiale? Marco Guerra lo ha chiesto al prof. Alberto Quadrio Curzio, docente di Economia politica presso l'Universita' Cattolica di Milano RealAudioMP3

R. – La mia impressione è che ci possano essere due interpretazioni: la prima è che il governo americano sia stato sopraffatto dalla sorpresa degli eventi e non abbia adeguatamente reagito. La seconda – a mio avviso meno gradevole – è che sia stata una scelta di tipo ideologico: il mercato faccia il suo corso, falliscano quelli che devono fallire che tanto poi sarà il mercato stesso a rimediare a questi eventi. Penso che si debba scegliere tra queste due alternative per poter spiegare l’evento verificatosi. Successivamente sia il governo americano sia la Riserva federale intervennero con massicce dimensioni al fine di evitare ulteriori insolvenze.

 
D. – La crisi ha visto il ritorno del primato della politica con un decisivo intervento dei governi per sostenere la domanda. Ma è stata colta l’opportunità di cambiare il sistema finanziario?

 
R. – L’intervento dei governi – e soprattutto del governo americano – è certamente di dimensioni che probabilmente non hanno eguali. Tuttavia quest’intervento – peraltro indispensabile per evitare un collasso non solo dell’economia statunitense ma anche di quella internazionale – non ha risolto alcuni dei problemi di fondo. Mi riferisco in particolare al problema di regole migliori e di capacità di supervisione, di controllo per far sì che le regole migliori siano rispettate ed applicate. E’ un problema che non è stato ancora risolto. Tra qualche giorno ci sarà il terzo vertice del G20 a Pittsburg. Mi auguro che i grandi Paesi e gli organismi internazionali come il Fondo monetario che sono stati incaricati di predisporre delle nuove infrastrutture di regolamentazione operino in modo efficace.

 
D. – I mercati, quindi, sono ancora a rischio speculazione?

 
R. – In questo momento i mercati credo stiano riprendendosi con una certa solidità. Non vedo momenti speculativi significativi ma temo piuttosto negli anni a venire, laddove le regole non siano modificate e la loro esecutività non sia rafforzata.

 
D. – I segnali di ripresa si accompagnano ad allarmanti dati sulla disoccupazione. Che fase stiamo attraversando?

 
R. – Quasi tutti i grandi Paesi sono in ripresa ed alcuni si trovano anche in una fase di pre-espansione. I dati sulla disoccupazione, tuttavia, sono ancora negativi. Questo significa che c’è – com’è sempre accaduto in passato – un certo ritardo degli effetti occupazionali delle crisi di crescita del prodotto interno lordo. La mia impressione è che qualche effetto si continuerà ad avere nel corso del 2010 e questo dovrebbe dare una prevalenza a quelle politiche volte a sostenere l’occupazione.







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