L'anniversario della crisi economica mondiale: bilancio del prof. Quadrio Curzio
Tra il 12 e 14 settembre di un anno fa si consumò il fallimento della banca d’affari
Lehman Brothers e il successivo crollo delle borse che portò alla peggior crisi economica
dal crack del 1929. Domani, in occasione della ricorrenza del week-end nero di Wall
Street, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama pronuncerà un discorso sulla
crisi finanziaria. Ma come spiegare gli eventi che hanno cambiato l’assetto economico
mondiale? Marco Guerra lo ha chiesto al prof. Alberto Quadrio Curzio,
docente di Economia politica presso l'Universita' Cattolica di Milano
R. – La
mia impressione è che ci possano essere due interpretazioni: la prima è che il governo
americano sia stato sopraffatto dalla sorpresa degli eventi e non abbia adeguatamente
reagito. La seconda – a mio avviso meno gradevole – è che sia stata una scelta di
tipo ideologico: il mercato faccia il suo corso, falliscano quelli che devono fallire
che tanto poi sarà il mercato stesso a rimediare a questi eventi. Penso che si debba
scegliere tra queste due alternative per poter spiegare l’evento verificatosi. Successivamente
sia il governo americano sia la Riserva federale intervennero con massicce dimensioni
al fine di evitare ulteriori insolvenze.
D. – La
crisi ha visto il ritorno del primato della politica con un decisivo intervento dei
governi per sostenere la domanda. Ma è stata colta l’opportunità di cambiare il sistema
finanziario?
R. – L’intervento dei governi – e soprattutto
del governo americano – è certamente di dimensioni che probabilmente non hanno eguali.
Tuttavia quest’intervento – peraltro indispensabile per evitare un collasso non solo
dell’economia statunitense ma anche di quella internazionale – non ha risolto alcuni
dei problemi di fondo. Mi riferisco in particolare al problema di regole migliori
e di capacità di supervisione, di controllo per far sì che le regole migliori siano
rispettate ed applicate. E’ un problema che non è stato ancora risolto. Tra qualche
giorno ci sarà il terzo vertice del G20 a Pittsburg. Mi auguro che i grandi Paesi
e gli organismi internazionali come il Fondo monetario che sono stati incaricati di
predisporre delle nuove infrastrutture di regolamentazione operino in modo efficace.
D.
– I mercati, quindi, sono ancora a rischio speculazione?
R.
– In questo momento i mercati credo stiano riprendendosi con una certa solidità. Non
vedo momenti speculativi significativi ma temo piuttosto negli anni a venire, laddove
le regole non siano modificate e la loro esecutività non sia rafforzata.
D.
– I segnali di ripresa si accompagnano ad allarmanti dati sulla disoccupazione. Che
fase stiamo attraversando?
R. – Quasi tutti i grandi
Paesi sono in ripresa ed alcuni si trovano anche in una fase di pre-espansione. I
dati sulla disoccupazione, tuttavia, sono ancora negativi. Questo significa che c’è
– com’è sempre accaduto in passato – un certo ritardo degli effetti occupazionali
delle crisi di crescita del prodotto interno lordo. La mia impressione è che qualche
effetto si continuerà ad avere nel corso del 2010 e questo dovrebbe dare una prevalenza
a quelle politiche volte a sostenere l’occupazione.