Mons. Piero Coda: la teologia non è un'esclusiva dei sacerdoti
“Fare teologia”, ovvero pensare la fede, non è un’esclusiva dei sacerdoti ma è un
compito proprio di ogni cristiano, in forza del Battesimo e dell’appartenenza alla
Chiesa. Lo ha detto il presidente dell’Associazione teologica italiana (Ati), mons.
Piero Coda, all’inaugurazione del XXI Congresso Nazionale dell’Associazione che si
è chiuso ieri ad Andria, provincia di Bari. Alla riflessione su “Teologia della Scrittura.
Attestazione e interpretazioni”, tema di quest’anno, hanno partecipato circa 150 teologi
e teologhe da tutta Italia. “Occorre ribadire con forza e determinazione che la vocazione
e il ministero alla e della teologia non è una specificazione del ministero presbiterale
– ha chiarito mons. Coda - ma per sé promana dall’identità battesimale di tutti i
cristiani nell'ascolto della Parola di Dio. Questo dato, elementare e basilare, che
emerge a chiare lettere dal rinnovamento conciliare, oggi appare per molti versi offuscato”.
Mons. Coda ha messo in guardia dal “consistente pericolo di un riduzionismo clericale
del ministero della teologia” e nel replicare a chi accusa i teologi di latitanza
o scarso coraggio, ha spiegato che se da una parte “nella comunità ecclesiale lo spazio
e il ruolo riconosciuti alla teologia sono spesso sottostimati” e a livello culturale
“la teologia, quella seria, è ancora troppo poco presente”, dall'altra “la qualità
della teologia è sensibilmente maturata in Italia e non mancano nuove e promettenti
leve”. A mancare, forse è “la ricerca costante e disarmata del riferimento radicale
e stupito, crocifiggente e gioioso alla Scrittura”. La teologia, ha spiegato, "è in
essenza serva e perciò amica della Parola che la Scrittura attesta e comunica”. La
terza giornata del Congresso è iniziata con la Messa presieduta dal segretario generale
della Cei, mons. Mariano Crociata, membro anch’egli dell’Ati, che ha incoraggiato
i teologi a “stare, in maniera significativa ed efficace, dentro il dibattito culturale
non solo accademico, ma anche sociale”. (V.F.)