2009-09-12 14:39:27

Colombia: il dramma di 4 milioni di sfollati al centro di un Congresso promosso dai vescovi


Ieri, nel corso dell’apertura del “Congresso per l’inserimento sociale”, organizzato dall’episcopato colombiano nella cornice della “Settimana per la pace – 2009”, tutti gli intervenuti hanno messo al centro delle priorità la situazione degli sfollati, una drammatica realtà sociale del Paese sudamericano e della quale si parla relativamente poco. Gli sfollati, tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle violenze incrociate che causano i diversi conflitti interni, dalla guerriglia al narcotraffico passando per le bande paramilitari, tra il 2007 e il 2008 sono aumentati del 41% secondo l’Ong “Codhes” (Derechos Humanos y el Desplazamiento Forzado) che si occupa della questione da anni. E così oggi il numero complessivo di sfollati ha ormai superato i 4 milioni di colombiani di cui 2,6 milioni sono registrati presso gli organismi competenti. Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, nel suo intervento ha voluto rilevare la grande importanza, al fine di affrontare questo dramma terribile, della stretta collaborazione fra gli organi dello Stato e la Pastorale sociale della Chiesa cattolica che guida mons. Héctor Fabio Henao Gaviria. “In Colombia - ha detto - purtroppo è cresciuto senza interruzione il gruppo di persone che sono escluse da ogni diritto e da ogni dovere. Occore quindi lavorare affinché queste persone possano diventare cittadini come tutti. (…) In questo senso, ha poi spiegato, ha grande importanza la questione degli sfollati. Sono persone alle quali non basta restituire le terre e altri beni perduti. Occorre darsi da fare anche nell’ambito del loro recupero psicosociale poiché queste vittime hanno pieno diritto a riavere la loro qualità di cittadini a tutti gli effetti. L’inserimento esige una reintegrazione completa delle persone nella vita sociale del Paese”. Dal canto suo mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, responsabile della pastorale sociale e della Caritas, insistendo sui diritti e doveri degli sfollati, ha sottolineato che la sfida è di grande importanza poiché “si tratta di aiutare migliaia di persone a ricomporre un progetto di vita e non solo a riavere qualche bene o proprietà”. Per il presule si tratta inoltre di un dovere scritto nella Carta costituzionale che consacra diritti e obblighi per i quali servono delle condizioni minime. E’ una cosa che deve interessare tutta la nazione poiché riguarda l’integrazione costruttiva di tutti i cittadini nell’ambito di una comunità come deve essere la Colombia. Clara López Obregón, in rappresentanza del governo colombiano, ha salutato come molto positiva l’iniziativa della Chiesa ormai alla sua seconda edizione e ha molto insistito sulla “complessità del problema e sulla necessità che tutti possano concorrere a trovare le soluzioni migliori”. La signora López ha ricordato anche che spesso gli sfollati sono stati vittime di numerose violenze poiché il loro dramma non si riduce al fatto di dover abbandonare i luoghi dove hanno vissuto; anzi, queste persone fuggono alla fine di una lunga e terribile catena di soprusi, sofferenze e lutti. La risposta, ha concluso, passa “attraverso una rete di solidarietà fraterna” e perciò ha voluto ringraziare la Chiesa cattolica per quanto fa in questo campo in forma silenziosa e anonima. (A cura di Luis Badilla)







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