Mons. Marchetto: l’11 settembre, spartiacque per il rapporto tra le religioni.
Gli immigrati irregolari hanno diritti inalienabili
L’11 settembre ha evidenziato “grandi contraddizioni nel ruolo delle religioni nella
costruzione della pace”: è quanto sottolinea l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in un discorso
che pronuncerà domani a Recoaro Terme e il cui testo è stato anticipato oggi. Il presule
chiede inoltre che, sul fronte dell’immigrazione, oltre alla sicurezza si punti anche
all’accoglienza e all’integrazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’arcivescovo
Agostino Marchetto si sofferma sul rapporto tra cristiani e musulmani con riferimento
ai valori dell’accoglienza e dell’ospitalità. La tradizione all’apertura, afferma
il presule, è “alla base pure della religione islamica, che però conosce oggi frange,
anche assai consistenti purtroppo, estremiste e violente”. Il compito dei musulmani,
secondo mons. Marchetto, “è quello di individuare nuovi processi educativi, capaci
di arginare questi estremismi, di isolarli e far prevalere il dialogo vero, autentico,
rispettoso della reciprocità”. E aggiunge: l'11 settembre è stato “sicuramente uno
spartiacque, una ‘rivelazione’, che ha evidenziato grandi contraddizioni nel ruolo
delle religioni nella costruzione della pace”. Evento, conclude, che “comporta la
necessità di un salto di qualità nell'incontro interreligioso” con l’invito ad ascoltare
e a mettersi in gioco per l'altro, testimoniando concretamente la propria opposizione
ad ogni forma di violenza.
“Dove lo straniero diventa
ospite e viene accolto”, sottolinea ancora mons. Marchetto, si smonta “gradualmente
la possibilità di vedere l’altro come un nemico”. Certo, sostiene il presule, l’immigrato
deve rispettare “l’identità e le leggi del Paese” dove viene accolto. D’altro canto,
avverte, “il grande impegno, anche in Italia, oltre la sicurezza è, dovrebbe essere,
l’accoglienza, l’integrazione”. Lo “zelo del governo italiano per la sicurezza – ribadisce
mons. Marchetto – è degno di miglior causa”, poiché l’impegno per l’integrazione “non
si oppone certo alla sicurezza, ma ne è pura espressione”. E torna a evidenziare che
“la condizione di irregolarità comunque “non consente [di fare] sconti sulla dignità
del migrante”.