Intervento del cardinale Etchegaray al convegno di Bose sulla "lotta interiore"
“Mentre lavoriamo perché cessino i conflitti tra gli uomini dobbiamo essere consapevoli
“che la lotta interiore non avrà mai fine”: lo afferma il card. Roger Etchegaray,
vice decano del Sacro Collegio, a margine del Convegno ecumenico internazionale di
spiritualità ortodossa in corso presso il monastero di Bose fino a domani, sul tema
“La lotta spirituale nella tradizione ortodossa”. “Come inviato del Papa in tutto
il mondo – ha affermato il cardinale – ho portato il messaggio di pace del Vangelo
tra gli uomini”. “E' un paradosso – ha affermato – che ci sia lotta tra l'uomo e Dio
che ci ha fatti a sua immagine, ma questo avviene perché non siamo fedeli al suo progetto
su di noi”. Tuttavia “il nostro cuore deve essere in pace perché riposa sulla certezza
che Dio ama ogni uomo, qualunque sia la sua condizione di vita”. “Alla fine della
mia lunga vita – ha affermato il cardinale – posso dire di essere in pace e che la
vita vale sempre la pena di essere vissuta, anche quando, come in tante parti del
mondo, ci sono povertà e difficoltà”. Condividere la riflessione sulla lotta spirituale
con le chiese ortodosse, ha concluso Etchegaray “ è condividere il cuore della nostra
fede e rafforzare il nostro desiderio di camminare insieme, sull'esempio dei grandi
santi orientali”. Dal canto suo Hervé Legrand, docente presso l'Institut Catholique
di Parigi, nel suo intervento ha affermato che “occorre riprendere coscienza della
forza delle nostre tradizioni spirituali” non solo “come fenomeno del passato ma come
dinamica del presente” anche in relazione alle “strutture di ingiustizia che nessuna
ascesi personale può combattere adeguatamente”. Se “l'unità tra le chiese esige di
essere fatta nella verità”, sono tuttavia “insufficienti i soli consensi dottrinali”.
Occorre, secondo Legrand “intensificare gli scambi pastorali che includano la formazione
del clero e la conoscenza delle tradizioni spirituali”. “Per comunicare – ha affermato
Legrand – occorre conoscersi “stando attenti a non trasformare le differenze culturali
in differenze evangeliche”. (R.P.)