2009-09-10 14:16:32

Mons. Zani: non vogliamo lo Stato catechista ma che venga riconosciuto il valore dell’insegnamento della religione


Un testo per ribadire il valore dell’insegnamento della religione cattolica nella formazione integrale dei giovani: questo il senso della Lettera circolare inviata nel maggio scorso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica a tutti gli episcopati del mondo e di cui viene dato oggi ampio risalto dalla stampa italiana. Un testo dunque noto da tempo, che indica principi e orientamenti, ma che non entra nello specifico delle legislazioni di alcun Paese. Sulle motivazioni che hanno portato alla pubblicazione di questa lettera, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Angelo Vincenzo Zani, sotto-segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica:RealAudioMP3

R. – E’ nata qui, nella Congregazione, proprio in seguito agli incontri che noi abbiamo periodicamente con gli episcopati di tutto il mondo, che vengono a Roma per le visite ad Limina. In queste visite ad Limina si vengono a conoscere le situazioni nel dettaglio di ogni Paese, situazioni legate a legislazioni scolastiche differenti. Quindi, di fronte a questo scenario estremamente pluralistico dal punto di vista culturale e normativo, è nata l’esigenza di rifocalizzare quello che è il pensiero della Chiesa.

 
D. – Quali sono i punti qualificanti di questa Lettera circolare, pensando per esempio anche a quanto Benedetto XVI tenga alla “emergenza educativa”?

 
R. – Appunto, in un certo senso possiamo dire che è stata sollecitata anche da questi interventi ricorrenti del magistero di Benedetto XVI, rivolto non soltanto all’Italia; anche negli incontri che il Santo Padre tiene con i vescovi, che vengono in visita ad Limina, compresa l’ultima Enciclica sociale “Caritas in veritate”, il tema dell’emergenza educativa è una costante. Qui abbiamo semplicemente ripreso l’impostazione della “Gravissimum educationis”, che secondo noi risulta di un’attualità estrema, perché ribadisce che se non si investe nell’educazione non diamo un contributo per la promozione del cittadino singolo e alla formazione del cittadino finalizzata ad edificare il bene comune. L’altro punto: l’insegnamento della religione cattolica offre un suo contributo specifico e il contributo sarà sempre più qualificato nella misura in cui l’insegnamento della religione è identificato, cioè non si perde in un insieme di principi confusi. Più oggi aumenta la cultura pluralistica, più abbiamo bisogno di avere proposte chiare, proposte che non si impongono, ma che si pongono come elementi fondamentali sui quali si può costruire effettivamente una persona matura in tutte le sue dimensioni.

 
D. – L’insegnamento della religione, ribadisce la circolare, è differente e complementare alla catechesi. Oggi invece leggiamo, per esempio, sulla stampa italiana che il Vaticano vorrebbe uno Stato catechista...

 
R. – Veramente qui siamo completamente fuori da quello che è il pensiero sempre espresso, e se si ha la pazienza, se anche il mondo della comunicazione avesse la pazienza di leggere attentamente quello che la Chiesa scrive - da sempre e soprattutto dal Concilio ad oggi, visto che abbiamo citato la “Gravissimum educationis” - si coglierebbe che le cose non stanno così, perché in tutti i documenti si dice con molta chiarezza che c’è una netta distinzione tra la catechesi e l’insegnamento della religione cattolica: si tratta sempre di religione cattolica, ma mentre la catechesi è un percorso finalizzato a far interiorizzare questi valori, nel senso di far fare una scelta e una maturazione di fede, dall’altra, questi contenuti, nell’insegnamento della religione cattolica, si presentano innanzitutto sotto forma disciplinare, offerta a tutti, certamente non finalizzata ad un’adesione di fede, ma tuttavia non si può sottrarre alle persone la possibilità di conoscere quello che fa parte di una cultura.







All the contents on this site are copyrighted ©.