2009-09-09 14:14:06

Verso il secondo Sinodo per l'Africa: intervista con il cardinale Napier


“La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra…Voi siete la luce del mondo”. Questo il tema della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre. A 15 anni dal primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, la Chiesa torna dunque a riflettere su questo continente. Ad aprire i lavori, sarà la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana, domenica 4 ottobre alle ore 9.30. Ma oggi, quale interesse rivestono per l’Africa i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace? Festus Tarawalie, della nostra redazione Inglese Africa, lo ha chiesto al cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, in Sudafrica:RealAudioMP3

R. - Penso che la risposta migliore sia che il tema è stato scelto sulla base delle risposte che le Conferenze episcopali hanno dato al Consiglio Speciale per l'Africa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sin dalla sua prima sessione nel 1994. Quindi le questioni indicate nel tema sono sicuramente questioni che la Chiesa in Africa ha individuato nel corso di questi ultimi 15 anni.

 
D. - Cosa si aspetta la Chiesa africana da questo Sinodo?

 
R. - La prima cosa che cerchiamo è come promuovere meglio la dimensione dell’essere “luce del mondo e sale della terra”: se vogliamo avere un impatto sulla società, il Vangelo deve essere il centro della nostra vita e ogni membro della Chiesa deve essere autenticamente e profondamente evangelizzato. In altre parole, dobbiamo cercare un’autentica amicizia, una relazione personale con Cristo. Il nostro auspicio è che il Sinodo ci mostri come la Chiesa in altri Paesi africani sia riuscita a fare ciò.

 
D. - Che differenze ci sono tra la situazione durante la preparazione del primo Sinodo del 1994 e la situazione attuale?

 
R. - Nel 1994 avevamo una situazione unica. Da un lato, avevamo la transizione in Sudafrica che rappresentava il migliore esempio delle cose buone che si possono fare in Africa quando la gente lavora insieme ed è mossa da un unico intento. La transizione dall’apartheid alla democrazia è stata probabilmente la meno sanguinosa di tutte le transizioni in Africa. Nello stesso momento avevamo i massacri in Ruanda, i peggiori mai avuti in Africa, in cui l’etnocentrismo ha causato la perdita insensata di tante vite umane. La vera tragedia era che ciò era potuto accadere in Paesi come il Burundi e il Ruanda, ma in particolare il Ruanda, con un’alta percentuale di cattolici. Non sapevamo se gioire o piangere per quello che stava avvenendo in Africa. Oggi vedo molti più esempi di Paesi che hanno compiuto una transizione da dittature a forme di governo più democratiche. Ma ci sono ancora aree dove la popolazione non può godere della pace: penso in particolare all’area dei Grandi Laghi, al Congo Orientale, al Nord e Sud Kivu, dove la povera gente è all’esasperazione.

 
D. - Quali sono i principali successi di quel primo Sinodo?

 
R. - La proclamazione della Parola è stata il punto centrale: abbiamo appreso come la Chiesa stava annunciando la Parola nei diversi Paesi del Continente. Il secondo punto è stato il dialogo e ritengo che questo sia particolarmente importante in Africa dove, in genere, c’è un forte senso comunitario per cui il fatto di appartenere a diverse Chiese o religioni non significa che non possiamo sentirci comunità. Quindi il dialogo nelle Chiese e il dialogo tra cristiani e altre religioni è stato un altro tema molto importante di quel primo Sinodo. C’è poi l’area della giustizia e della pace: lo spazio riservato a questo tema durante il Sinodo ha attirato l’attenzione dei vescovi africani nel periodo successivo.







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