Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati denuncia tagli all’istruzione in sud Sudan
“Negli ultimi tre anni nel Sudan meridionale il governo ha ridotto il budget per l’istruzione
di oltre il 25%, passando da 134 milioni di dollari a 100 milioni. Questa scelta è
particolarmente grave alla luce dei notevoli progressi nei tassi di iscrizione registrati
in seguito agli accordi di pace del 2005”. E’ quanto ha sottolineato il Servizio dei
Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) in un comunicato diffuso ieri, in occasione della Giornata
internazionale per l’alfabetizzazione. “La scelta – si legge nel documento ripreso
dall’Osservatore Romano – è particolarmente grave alla luce dei notevoli progressi
nei tassi di iscrizione registrati in seguito agli accordi di pace del 2005”. Nel
comunicato si afferma anche che “tagli così ingenti al budget per l’istruzione con
ogni probabilità impatteranno negativamente sulla qualità dei servizi educativi”.
Padre Frido Pflueger, direttore del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Africa
Orientale afferma che “l’istruzione è la chiave dello sviluppo”. Si deve promuovere
la dignità dell’uomo, aiutando le persone a realizzare in pienezza le loro potenzialità,
a migliorare la qualità della vita e a divenire cittadini politicamente maturi: “Il
Sudan meridionale – spiega padre Pflueger – ha un forte bisogno di tutte queste qualità
per avere un futuro stabile”. Nel comunicato si evidenzia anche il problema della
formazione di insegnanti qualificati: “La loro scarsità pone un altro serio problema
per il sistema educativo”. Nel Sudan meridionale, solo il 7% degli insegnanti di scuola
primaria ha ricevuto un’istruzione formale. Un altro 48% ha partecipato a programmi
formativi mentre tutti gli altri docenti non hanno potuto ricevere un’adeguata formazione.
Attualmente in Sudan meridionale il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati sostiene
78 scuole primarie e 16 secondarie frequentate da oltre 400 mila allievi. (A.L.)