Giornata per la prevenzione del suicidio: un dramma che tocca milioni di persone
La cifra è impressionante: 1 milione di morti l’anno per mano propria, vale a dire
che ogni giorno nel mondo almeno 3 mila persone in media si tolgono la vita, una vittima
ogni 40 secondi. E, per ogni suicida, si stima che altre 20 persone tentino senza
successo di uccidersi. Sono dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
(Oms), in vista della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, che
verrà osservata domani con una serie di iniziative in tutto il pianeta per studiare
il grave fenomeno, che richiama la responsabilità sociale e la pietà umana. La Giornata,
promossa dall’Associazione internazionale per la prevenzione del suicidio (Iasp),
in collaborazione con l’Oms, punta a mettere in campo "strategie di prevenzione, trattamenti
opportuni per le mancate vittime, insieme ad un atteggiamento responsabile dei media"
nel riferire i casi di cronaca, raccomanda l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
A livello planetario occorre alzare la guardia, dicono gli esperti, dal momento che
il suicidio "è la prima causa prevenibile di morte prematura. I governi devono sviluppare
politiche che consentano strategie di prevenzione a livello nazionale. Mentre a livello
locale - sottolinea l'Oms - i risultati degli studi devono essere tradotti in programmi
di prevenzione e attività ad hoc nelle comunità". I costi sociali sono stimati in
miliardi di dollari, riferiti al potenziale economico delle vite perdute, ed ai trattamenti
medici e psicologici per i suicidi mancati, ma inestimabili sono i costi umani della
sofferenza dei familiari e amici, colpiti in modo devastante. Da rilevare che i più
alti tassi di suicidio si hanno nell’est e nel nord Europa, in particolare nelle tre
Repubbliche baltiche, in Finlandia, in Russia e in Ungheria, oltre che in Cina e Giappone;
il suicidio è inoltre la prima causa di morte per gli adolescenti sotto i 15 anni
in Cina, Svezia, Irlanda, Australia e nuova Zelanda. I tassi minori si hanno invece
in Argentina e Brasile oltre che in Kuwait e Thailandia. Sono statistiche che ribaltano
gli indici di sviluppo e ricchezza, sui quali siamo abituati a ragionare e che in
questo caso non ci aiutano a capire le ragioni di questo estremo disagio esistenziale.
(A cura di Roberta Gisotti)