Concluso a Cracovia il Convegno "Uomini e Religioni"
Si è concluso ieri sera con un grande incontro di preghiera interreligiosa il Convegno
internazionale “Uomini e Religioni: lo Spirito di Assisi a Cracovia”, organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi della città nella quale Karol Wojtyla,
prima di diventare Papa, svolse il suo ministero episcopale. Su questo incontro ascoltiamo,
al microfono di Amedeo Lomonaco, il nostro inviato in Polonia, Stefano Leszczynski:
R. – L’appuntamento
importante ieri è stato quello che si è svolto sulla grande piazza del mercato della
città vecchia di Cracovia. Tutti i leader religiosi si sono riuniti in una preghiera
comune. E’ stata una cerimonia molto intensa, con l’intervento dei principali leader
religiosi, che hanno concluso questo Convegno dedicato al dialogo, alla pace e alla
riconciliazione.
D. – Lungo quali solchi si è incanalato
l’appello lanciato dai leader religiosi a politici e governanti...
R.
– E’ un appello che chiede di seguire l’esempio delle tradizioni religiose radicatesi
qui a Cracovia. E’ un esempio di dialogo, di capacità di comunicazione, non necessariamente
di pensiero condiviso, ma di confronto del proprio pensiero e delle proprie posizioni,
in uno spirito di fraternità, amicizia e dialogo. Questo, è stato sottolineato, è
l’unico metodo valido per conseguire la pace tra i popoli. Non a caso tale appello
è stato consegnato ai leader politici che hanno preso parte all’evento: proprio loro
sono quelli che poi dovrebbero mettere in pratica questi valori morali, etici e religiosi.
D.
– Un confronto, una condivisione, rimarcata da un momento intenso, quello della preghiera
comune...
R. – Questa preghiera per la pace, è stato
ricordato, è fondamentale per la realtà del mondo. La memoria è tornata alla grande
preghiera per la pace, che si è svolta a Varsavia nel 1989, alla quale dopo pochi
mesi è succeduta la caduta del Muro di Berlino. Ovviamente, per le persone di fede
tutto quello che accade nella storia non è casualità, ma è anche il risultato della
preghiera.
D. – E seguendo questo itinerario, lo
spirito di Assisi, che ha pervaso Cracovia, raggiungerà un’altra città. Qual è il
prossimo appuntamento?
R. – Sarà a Barcellona, in
Spagna. L’invito è stato rivolto ieri sera dall’arcivescovo della città spagnola,
il cardinale Luís Martínez Sistach. E’ un invito che quasi certamente si concretizzerà
in un nuovo convegno nel 2010, con la stessa intensità e, speriamo, con risultati
sempre nuovi.
La preghiera interreligiosa è stata preceduta, ieri mattina,
dalla marcia silenziosa dei leader religiosi al campo di concentramento di Auschwitz,
dove ebrei, musulmani, cristiani, buddisti e rappresentanti di altre fedi hanno ribadito
il loro “no” alla violenza e all’odio razziale. Ma come si costruisce oggi la pace
per evitare che il mondo possa ricadere nel baratro della guerra? Stefano Leszczynski
lo ha chiesto a mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Amelia-Narni-Terni, e già
assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio:
R. – L’artigianato
della pace non è un gesto unico e chiuso in se stesso. L’artigiano è uno che lavora
tutti i giorni mettendo un pezzo dopo l’altro: quello che rende stabile la pace non
sono i grandi gesti ma la conversione del cuore di ogni singola persona. Questa è
la grande fatica.
D. – Di fronte a prove e testimonianze
della capacità dell’odio umano di arrivare a livelli incredibili, come si può invitare
a non desiderare la vendetta?
R. – Ce l’ha spiegato
il rabbino quando ha detto che l’unico modo per sradicare la vendetta è l’amore, l’incontro.
La vendetta continua nella stessa logica e diventa quindi una sorta di “seminagione”
di violenza nel campo della vita. Purtroppo, nel mondo nel quale viviamo, il perdono
e l’amicizia sono rari. E’ facile pensare che la felicità consista nel difendere solo
se stessi andando contro gli altri. E’ un’idea sbagliata. Venendo qui, in quest’inferno,
comprendiamo che l’unico modo per uscirne è quello insegnatoci da Gesù.
D.
– Auschwitz può essere una lezione di martirio per tutte quelle religioni che soffrono
nel mondo?
R. – In questo senso potremmo dire che
questo è un luogo cruciale del mondo perché ha visto l’abisso del male. Ma proprio
per questo può vedere l’alba della Risurrezione. Vedere gli uomini di tutte le religioni
inchinarsi, inginocchiarsi in quest’abisso è l’inizio di una solidarietà e di una
fraternità che non dobbiamo dimenticare. Se si guarda in alto, il cielo dell’amore
è per tutti.