2009-09-09 15:06:14

Bangladesh: bande armate contro i cristiani


Rapine nelle abitazioni, vendite forzate di terreni, tentati sequestri e furti di motocicli. La comunità cattolica di Solepur, parrocchia di Dhaka con più di 3 mila fedeli, è da settimane nel mirino di bande armate musulmane. Nonostante le denunce, la polizia non è mai intervenuta per fermare le violenze. La storica chiesa di San Giuseppe, costruita nel 1850, è uno dei luoghi di culto più antichi e ricchi di storia del Bangladesh, oltre che il centro della parrocchia di Solepur, a Dhaka. Nel 1997 una folla di estremisti islamici ha preso di mira l’edificio, minacciando di abbatterlo e sradicare la presenza dei cristiani. Oggi sono i fedeli della parrocchia ad essere vittima delle violenze delle bande islamiche. Pavel John Gomes, giovane attivista cattolico di Solepur, ammette ad AsiaNews di “aver paura nel raccontare” tutti i casi di “persecuzioni contro i cristiani” per timore di ritorsioni. Racconta però di “vendite forzate di terreni ai musulmani”, abitanti “costretti ad abbandonare i villaggi” e il tentativo di “sequestrare una giovane ragazza cristiana”. Il 30 agosto un musulmano ha rubato il motorino di un giovane cristiano. Raju Augustine Rozario ha denunciato il furto alla polizia, ma gli agenti non hanno cercato di rintracciare il mezzo né hanno preso provvedimenti contro il ladro. Il 15 agosto una banda armata di musulmani ha attaccato la casa di Prokash Rozario, prelevando il denaro e i beni a disposizione della famiglia. “Eravamo in pochi e ci hanno circondato” racconta l’uomo, secondo cui il vero obiettivo dei banditi “sono i terreni, dai quali ci vogliono cacciare”. Philimona Gomes ricorda ancora la notte del 30 aprile, quando una banda di 10 musulmani l’ha derubata, legata, picchiata, umiliata e minacciata di morte. “Ho pregato la Madonna – racconta la donna – perché mi salvasse la vita”. Richard, il figlio, conferma il furto di beni e oggetti preziosi e denuncia “la campagna mirata di persecuzioni contro i cristiani, perché siano costretti ad abbandonare la zona”. (A.L.)







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