Unione Europea: il Parlamento tedesco al voto per la ratifica del Trattato di Lisbona
Il Parlamento tedesco si appresta a votare per la ratifica del Trattato di Lisbona
sulle importanti modifiche istituzionali dell’Unione Europea allargata a 27 Paesi
membri. Nel giugno scorso, la Corte Costituzionale di Berlino aveva sancito la compatibilità
del Trattato con le leggi tedesche, ma solo dopo il rafforzamento dei poteri decisionali
delle Camere. Si tratta di una parziale battuta d’arresto nel varo definitivo del
Trattato, che già venne bocciato con un referendum in Irlanda nel giugno 2008. Ma
quanto è importante per l’Europa che questa normativa sia definitivamente ratificata?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federiga Bindi, docente di Diritto
internazionale presso l’Università di Tor Vergata a Roma.
R. - E’ importante,
in senso assoluto, perché permette di fare dei notevoli passi avanti, ad esempio nella
politica estera, ma non soltanto. Inoltre, lo è perché dobbiamo dare un segnale, sia
internamente, sia esternamente, dell’esistenza forte dell’Europa.
D.
- Qual è l’aspetto più innovativo che il Trattato di Lisbona impone all’assetto istituzionale
europeo?
R. - Sicuramente, il presidente europeo
ed il ministro degli Esteri europeo. Adesso è veramente molto difficile arrivare a
posizioni comuni su tutte le questioni importanti di politica estera. La creazione
di queste due cariche si spera possa quindi permettere all’Europa di diventare un
po’ più coesa e quindi più operativa.
D. - Quanto
incide sulla sovranità dei vari Paesi membri un Trattato del genere?
R.
- I cambiamenti sono minimi. Direi, anzi che, al contrario, il Trattato aumenta la
sovranità, perché i parlamenti hanno la possibilità di interferire direttamente nella
procedura decisionale europea.
D. - Quindi, è un
passo importante perché l’Europa parli con una voce sola, soprattutto in politica
estera...
R. - E’ importantissimo. Oggi, col nuovo
presidente americano, è anzi assolutamente necessario. Obama non ha mai vissuto in
Europa, non ha legami culturali di nessun tipo, quindi l’Europa è distante dal suo
immaginario. Al tempo stesso, l’Europa non dà risposte univoche e quindi sta perdendo
la sua capacità di essere un attore. Ci sarà quindi, a livello di Consiglio europeo,
una persona che aiuterà il dialogo, ma operando al di fuori dagli schemi nazionali.
A livello dei vari temi, ci saranno invece presidenti diversamente organizzati in
modo che - non dovendo più la presidenza durare sei mesi - ci dovrebbe essere più
continuità e quindi più facilità a raggiungere il consenso.
D.
- Quali ancora le difficoltà per la ratifica finale del Trattato?
R.
- Direi l’Irlanda, perché i sondaggi stanno mostrando che il “no” sta riguadagnando
terreno. Coloro che hanno un livello culturale elevato, vedono i vantaggi dell’Europa,
perché la vivono nel lavoro e nella famiglia e votano quindi sì. Quelli che sono invece
di livello d’istruzione inferiore vivono meno questi vantaggi e quindi tendono ad
essere più negativi. La differenza è tra chi vive effettivamente l’Europa tutti i
giorni - che è ancora una minoranza - e chi no.