Commovente visita ad Auschwitz nell'ambito dell'Incontro interreligioso "Uomini e
Religioni", in corso a Cracovia
Non dimenticare mai l’orrore dell’Olocausto: con questo spirito, i partecipanti all’Incontro
interreligioso “Uomini e Religioni” in corso a Cracovia si sono recati stamani in
visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Nel pomeriggio, di ritorno
a Cracovia, le comunità religiose si raccoglieranno in diversi luoghi della Città
Vecchia per pregare secondo la propria tradizione. Infine, i vari gruppi confluiranno
verso la Piazza del Mercato di Cracovia, dove si terrà la cerimonia conclusiva con
la proclamazione dell’ “Appello di Pace 2009”. Ma torniamo alla visita ad Auschwitz
con la cronaca del nostro inviato, Stefano Leszczynski, raggiunto telefonicamente
in Polonia da Alessandro De Carolis:
R. - E’
stato sottolineato dai leader religiosi, che hanno partecipato alla cerimonia, che
questo è un simbolo per tutto il mondo. Non c’è la distinzione tra zingari, ebrei,
polacchi e cristiani all’interno del campo di Auschwitz: erano insieme, mischiati
fra loro, non venivano trattati in maniera diversa. A parlare, nel campo di Auschwitz,
sono stati soprattutto il rabbino capo, Isral Maer Lau, e un’altra testimone, una
sopravvissuta al campo di concentramento. Si tratta di una donna austriaca, di origini
gitane, la signora Ceija Stoika. Hanno entrambi raccontato la loro esperienza: come
sono arrivati qui al campo, i loro ricordi di quel periodo, da bambini. Paradossalmente,
nei loro ricordi la giornata dell’arrivo al campo era una giornata assolata, bella,
limpida, come quella che ha vissuto anche oggi Cracovia e questa cerimonia interreligiosa.
Sono state posate 21 corone di fiori da parte di tutti i rappresentanti: buddisti,
induisti, cristiani delle varie confessioni, musulmani che per la seconda volta hanno
preso parte ad una cerimonia di questo tipo qui, ad Auschwitz, grazie all’iniziativa
della Comunità di Sant’Egidio. “Un dramma per tutta l’umanità”, hanno sottolineato
durante la cerimonia, “ma un dramma che ancora oggi si ripete sotto tante forme”,
ha messo in risalto il rabbino Lau. Basti pensare ai 15 mila bambini che ogni giorno
muoiono di fame nel mondo. Basti pensare a quello che succede nei tanti conflitti
dimenticati in Africa o nei conflitti che sono ancora in corso in Iraq e Afghanistan.
Per molt,i era la prima volta che venivano ad Auschwitz ed anche per molti ebrei era
la prima volta. Alcuni rabbini erano assolutamente sconvolti da quello che hanno visto,
ma hanno trovato tuttavia il coraggio di questo pellegrinaggio che fino ad oggi avevano
rinviato, avevano cercato di non fare, perché avevano perso i loro genitori, i parenti,
i fratelli, le loro sorelle ad Auschwitz o in altri campi sparsi in giro per l’Europa.
D.
- Dunque, quella di “Uomini e religioni” ad Auschwitz è stata una mattinata molto
intensa. Come si concluderà l’evento?
R. - L’evento
si concluderà questa sera con una cerimonia di preghiera interreligiosa sulla Piazza
del Mercato nella città vecchia di Cracovia. Sarà una cerimonia particolare, con i
rappresentanti delle varie religioni che arriveranno sulla Piazza in processione,
dopo essersi raccolti in preghiera ciascuno nei propri luoghi di culto. Questa sera,
nella piazza del Mercato, al termine del momento di preghiera, verrà anche reso noto
il luogo del nuovo appuntamento, cioè dove lo spirito di Assisi si ritroverà il prossimo
anno, dove continuerà il dialogo per la pace tra le fedi, le culture e le persone
di tutto il mondo.
Per una testimonianza sull’emozione vissuta nel ripercorrere
i passi di tante persone che ad Auschwitz trovarono la morte, Stefano Leszczynski
ha intervistato il prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio,
che ha avviato gli incontri interreligiosi “Uomini e religioni” a metà degli anni
’80: R.
- Sono reazioni di sconcerto, ma anche di grande partecipazione alla sofferenza di
milioni di persone che sono passate qui, per le camere a gas e per tutte le sofferenze
che hanno subito. Abbiamo calpestato la terra che loro stessi hanno calpestato. Abbiamo
partecipato lontanamente alle loro sofferenze. Abbiamo reso omaggio al loro sacrificio
per prenderci un impegno più grande, una maggiore responsabilità di educare le giovani
generazioni alla pace, alla non violenza e al rispetto per gli altri popoli. Abbiamo
assunto anche una responsabilità maggiore di lavorare di più per la pace e per la
riconciliazione tra i popoli.
D. - Dialogo e riconciliazione
assumono un significato particolare uscendo dal campo di Auschwitz…
R.
- Non c’è altra via che il dialogo. Questo pellegrinaggio ad Auschwitz ci rafforza
nella convinzione che dallo scontro nasceranno solo nuove tragedie per il futuro.
L’unica via per evitare queste tragedie è il dialogo.(Montaggio a cura di
Maria Brigini)