2009-09-08 15:18:53

Commovente visita ad Auschwitz nell'ambito dell'Incontro interreligioso "Uomini e Religioni", in corso a Cracovia


Non dimenticare mai l’orrore dell’Olocausto: con questo spirito, i partecipanti all’Incontro interreligioso “Uomini e Religioni” in corso a Cracovia si sono recati stamani in visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Nel pomeriggio, di ritorno a Cracovia, le comunità religiose si raccoglieranno in diversi luoghi della Città Vecchia per pregare secondo la propria tradizione. Infine, i vari gruppi confluiranno verso la Piazza del Mercato di Cracovia, dove si terrà la cerimonia conclusiva con la proclamazione dell’ “Appello di Pace 2009”. Ma torniamo alla visita ad Auschwitz con la cronaca del nostro inviato, Stefano Leszczynski, raggiunto telefonicamente in Polonia da Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

R. - E’ stato sottolineato dai leader religiosi, che hanno partecipato alla cerimonia, che questo è un simbolo per tutto il mondo. Non c’è la distinzione tra zingari, ebrei, polacchi e cristiani all’interno del campo di Auschwitz: erano insieme, mischiati fra loro, non venivano trattati in maniera diversa. A parlare, nel campo di Auschwitz, sono stati soprattutto il rabbino capo, Isral Maer Lau, e un’altra testimone, una sopravvissuta al campo di concentramento. Si tratta di una donna austriaca, di origini gitane, la signora Ceija Stoika. Hanno entrambi raccontato la loro esperienza: come sono arrivati qui al campo, i loro ricordi di quel periodo, da bambini. Paradossalmente, nei loro ricordi la giornata dell’arrivo al campo era una giornata assolata, bella, limpida, come quella che ha vissuto anche oggi Cracovia e questa cerimonia interreligiosa. Sono state posate 21 corone di fiori da parte di tutti i rappresentanti: buddisti, induisti, cristiani delle varie confessioni, musulmani che per la seconda volta hanno preso parte ad una cerimonia di questo tipo qui, ad Auschwitz, grazie all’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio. “Un dramma per tutta l’umanità”, hanno sottolineato durante la cerimonia, “ma un dramma che ancora oggi si ripete sotto tante forme”, ha messo in risalto il rabbino Lau. Basti pensare ai 15 mila bambini che ogni giorno muoiono di fame nel mondo. Basti pensare a quello che succede nei tanti conflitti dimenticati in Africa o nei conflitti che sono ancora in corso in Iraq e Afghanistan. Per molt,i era la prima volta che venivano ad Auschwitz ed anche per molti ebrei era la prima volta. Alcuni rabbini erano assolutamente sconvolti da quello che hanno visto, ma hanno trovato tuttavia il coraggio di questo pellegrinaggio che fino ad oggi avevano rinviato, avevano cercato di non fare, perché avevano perso i loro genitori, i parenti, i fratelli, le loro sorelle ad Auschwitz o in altri campi sparsi in giro per l’Europa.

 
D. - Dunque, quella di “Uomini e religioni” ad Auschwitz è stata una mattinata molto intensa. Come si concluderà l’evento?

 
R. - L’evento si concluderà questa sera con una cerimonia di preghiera interreligiosa sulla Piazza del Mercato nella città vecchia di Cracovia. Sarà una cerimonia particolare, con i rappresentanti delle varie religioni che arriveranno sulla Piazza in processione, dopo essersi raccolti in preghiera ciascuno nei propri luoghi di culto. Questa sera, nella piazza del Mercato, al termine del momento di preghiera, verrà anche reso noto il luogo del nuovo appuntamento, cioè dove lo spirito di Assisi si ritroverà il prossimo anno, dove continuerà il dialogo per la pace tra le fedi, le culture e le persone di tutto il mondo.

Per una testimonianza sull’emozione vissuta nel ripercorrere i passi di tante persone che ad Auschwitz trovarono la morte, Stefano Leszczynski ha intervistato il prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha avviato gli incontri interreligiosi “Uomini e religioni” a metà degli anni ’80:RealAudioMP3
 
R. - Sono reazioni di sconcerto, ma anche di grande partecipazione alla sofferenza di milioni di persone che sono passate qui, per le camere a gas e per tutte le sofferenze che hanno subito. Abbiamo calpestato la terra che loro stessi hanno calpestato. Abbiamo partecipato lontanamente alle loro sofferenze. Abbiamo reso omaggio al loro sacrificio per prenderci un impegno più grande, una maggiore responsabilità di educare le giovani generazioni alla pace, alla non violenza e al rispetto per gli altri popoli. Abbiamo assunto anche una responsabilità maggiore di lavorare di più per la pace e per la riconciliazione tra i popoli.

 
D. - Dialogo e riconciliazione assumono un significato particolare uscendo dal campo di Auschwitz…

 
R. - Non c’è altra via che il dialogo. Questo pellegrinaggio ad Auschwitz ci rafforza nella convinzione che dallo scontro nasceranno solo nuove tragedie per il futuro. L’unica via per evitare queste tragedie è il dialogo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)







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