Una pellicola del 1948, "Guerra alla Guerra", con immagini di Pio XII, presentata
al Festival del cinema di Venezia
E’ stato presentato nella sezione “Questi Fantasmi”, curata da Sergio Toffetti, alla
Mostra del Cinema di Venezia "Guerra alla guerra", un raro film del 1948 di grande
interesse storico con numerose immagini dedicate a Pio XII. Si tratta di un documento
cinematografico il cui restauro è stato curato dalla Cineteca Nazionale e dalla Filmoteca
Vaticana, che ne acquisirà una copia e programmerà una speciale proiezione per la
Curia romana. Il servizio di Luca Pellegrini:
Due piazze
si fronteggiano, l’una piena fino all’inverosimile di un’umanità che inneggia alla
guerra e applaude alla sua dichiarazione, l’altra, vuota, che muta assiste all’imminente
tragedia: la prima è Piazza Venezia, l’altra è Piazza San Pietro, che si prepara ad
assistere ai giorni fra i più cupi del secolo. A chi invoca la guerra, si risponde:
Guerra alla guerra. E con l’approvazione di Papa Pacelli questa esclamazione divenne
nel 1948 un vero e proprio film diretto da due registi italiani piuttosto sconosciuti,
Romolo Marcellini e Giorgio Simonelli. Prodotto dalla Orbis Film, con il sostegno
del Centro Cattolico Cinematografico, "Guerra alla guerra" è un documento storico
di grande valore, costituito da riprese dal vero abilmente integrate da scene appositamente
girate. Nella finzione, una famiglia lavoratrice e felice viene colpita dal dramma
della perdita di un figlio a causa di un bombardamento; nella verità le scene di morte,
violenza, orrore sono più che mai esplicite e certamente non comuni per l’epoca, che
forse la guerra voleva dimenticare più che rivedere e rivivere.
Probabilmente
fu questo il motivo per cui il film sceneggiato da Cesare Zavattini e Diego Fabbri
quasi scomparve sul nascere. Di un pacifismo estremo, perché chiunque fabbrica strumenti
di morte è responsabile della morte, e dunque tutte le nazioni lo sono, il film contrappone
alla natura donata all’uomo per la sua sussistenza - qui il lavoro è per vivere -
le fabbriche nelle quali si costruiscono armamenti mostruosi e il lavoro è per distruggere.
Nella follia generale si leva una voce, quella “di chi grida nel deserto”: Pio XII
è ripreso in momenti famosi - come l’arrivo a San Lorenzo dopo il bombardamento, descritto
come “la bianca colomba che vola per portare a termine la sua opera di carità” - ed
altri più rari. “Venga la pace, Signore”: e il Papa è in profonda preghiera. “Servire
la pace”: ed eccolo accogliere, confortare, benedire. “Vogliono far tacere Cristo!”
esclama ancora la voce fuori campo. Ma Cristo non tace: il Papa parla, scrive, riceve
in udienza i potenti prima e dopo la guerra, ordina di aprire la residenza di Castel
Gandolfo e i conventi e i chiostri di Roma a tutti i rifugiati. Si adopera in ogni
modo per lenire le ferite, per ricongiungere i dispersi, per esortare alla ricostruzione.
Non sappiamo se Pio XII sia stato direttamente coinvolto nella produzione e fino a
che punto l’abbia sostenuta personalmente, ma l’aver concesso l’uso della sua immagine
è un implicito avallo del film, che completa così un ideale dittico formato dal precedente
e ben più famoso Pastor Angelicus.