Migliaia di persone a Viterbo per la Messa presieduta da Benedetto XVI, nel pomeriggio
la visita a Bagnoregio. All'Angelus, l'invito all'umanità a non dimenticare la tragedia
della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto
Circa quindicimila i fedeli che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta
da Benedetto XVI nel suggestivo scenario della valle Faul a Viterbo, dove il Papa
è giunto, per la sua sedicesima visita pastorale in Italia. Arrivato in elicottero
intorno alle 9, è stato accolto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, con il quale si è poi intrattenuto per pochi minuti al termine della
Messa. Dopo aver attraversato la città in papamobile ha benedetto le nuove porte del
Duomo e ha visitato con il vescovo mons. Lorenzo Chiarinelli la sala del Conclave
nel palazzo dei Papi. Dopo la Santa Messa e la recita dell’Angelus, il Papa ha sostato
presso il Santuario di Santa Rosa, per venerare il corpo incorrotto qui custodito.
Uscendo il Santo Padre ha potuto ammirare la Macchina di Santa Rosa e salutare i "facchini"
che l’hanno fin qui trasportata nelgiorno della festa della Patrona della città. Per
la cronaca l’inviata a Viterbo Antonella Palermo:
La Chiesa
di ieri e quella di oggi. Le rivalità che segnarono “il lungo e travagliato Conclave”
del 1271 e il desiderio attuale dell’intera Tuscia di ritemprare la propria fede.
Così il vescovo di Viterbo Lorenzo Chiarinelli ha presentato stamani a Benedetto XVI,
nella magnifica Loggia del Palazzo papale, una terra che accoglie il Santo Padre “tra
tribolazioni e grazie”. Terra che - come ha espresso il sindaco Giulio Marini nel
saluto di benvenuto - non sfugge ai segni dell’inquietudine contemporanea, alla domanda
di certezze e stabilità per il futuro, soprattutto dei giovani. Il Papa . appena giunto
nella città ancora addobbata a festa per la patrona Santa Rosa - ha benedetto le nuove
porte bronzee della cattedrale, “porte della Luce”, opera del maestro Roberto Joppolo,
rappresentazione simbolica della nuova configurazione della diocesi dopo l’unificazione
del 1986. Nell’omelia, chiaro fin da subito è stato il messaggio del Papa: “Coraggio
non temete!”, riprendendo i profeta Isaia della prima lettura. Il Pontefice ha poi
messo in guardia sui rischi di solitudine e incomunicabilità creati dall’egoismo e
ha levato la sua preghiera.
“Cara Chiesa
di Viterbo, il Cristo, che nel Vangelo vediamo aprire gli orecchi e sciogliere il
nodo della lingua al sordomuto, dischiuda il tuo cuore, e ti dia sempre la gioia dell’ascolto
della sua Parola, il coraggio dell’annuncio del Vangelo e la scoperta del suo Volto
e della sua Bellezza!”. “Ma, perché questo possa avvenire
- ha aggiunto il Papa citando find’ora San Bonaventura, a cui dedicherà il discorso
del pomeriggio a Bagnoregio - la mente deve andare al di là di tutto con la contemplazione
e andare al di là non solo del mondo sensibile, ma anche al di là di se stessa”. Dal
palco della Valle Faul a forma di conchiglia aperta, Benedetto XVI ha evidenziato
tre priorità per la comunità ecclesiale viterbese: l’educazione alla fede, la testimonianza
della fede, l’attenzione ai segni di Dio. Il Papa ha ricordato l’importante ruolo
formativo dell’Università della Tuscia e dell’Istituto Filosofico-Teologico “San Pietro”
così come la figura di Santa Rosa Venerini - da lui stesso canonizzata tre anni fa
- antesignana delle scuole femminili in Italia: “Da
queste sorgenti spirituali si potrà felicemente attingere ancora per affrontare, con
lucidità e coerenza, l’attuale, ineludibile e prioritaria, 'emergenza educativa',
grande sfida per ogni comunità cristiana e per l’intera società”. Il
Papa si è augurato ancora una maggiore fioritura del volontariato, già ricco di iniziative
diocesane, sull’esempio di varie figure di Santi, come la monaca Giacinta Marescotti
e il cappuccino San Crispino. Nel ricordo del Papa anche il Beato Domenico Bàrberi
e Mario Fani che proprio a Viterbo fondò l’Azione Cattolica italiana. Ai laici, ai
giovani e alle famiglie il Pontefice ha ribadito di tenersi saldi alla vocazione cristiana
a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi. “Ecco
l’impegno sociale - ha detto il Papa - ecco il servizio proprio dell’azione politica,
lo sviluppo umano integrale”. L’omelia si è poi conclusa invitando ad una speciale
preghiera: “Durante questo Anno Sacerdotale, pregate
con maggiore intensità per i sacerdoti, per i seminaristi e per le vocazioni, perché
siano fedeli a questa loro vocazione! Segno del Dio vivo deve esserlo, altresì, ogni
persona consacrata e ogni battezzato”. Al
momento della comunione, i fedeli accostatisi all’altare centrale hanno ricevuto l’ostia
consacrata dalle mani del cardinale vicario Agostino Vallini invece che da Benedetto
XVI perché, nonostante il recupero del polso fratturato in luglio proceda regolarmente,
il Pontefice ha preferito per ora rinunciare per evitare incertezze nella distribuzione
della comunione. Infine, con l’augurio di una più piena unità tra le diverse articolazioni
della comunità diocesana viterbese, il Papa ha concluso la liturgia di questa mattina
richiamando, nell’Angelus, il tema della sua visita:
“'Conferma
i tuoi fratelli': quest’invito del Signore l’avverto oggi indirizzato a me con una
intensità singolare. Pregate, cari fratelli e sorelle, perché possa svolgere sempre
con fedeltà e amore la missione di Pastore di tutto il gregge di Cristo”. Un
pensiero particolare ha voluto rivolgere Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso
internazionale “Uomini e Religioni” che si tiene a Cracovia sul tema “Fedi e culture
in dialogo”, a 70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale che ha causato
decine di milioni di morti e ha provocato tante sofferenze all’amato popolo polacco.
Un conflitto che - ha detto il Papa - ha visto la tragedia dell’Olocausto e lo sterminio
di altre schiere di innocenti”.
“La memoria di questi eventi
ci spinga a pregare per le vittime e per coloro che ancora ne portano ferite nel corpo
e nel cuore; sia inoltre monito per tutti a non ripetere tali barbarie e ad intensificare
gli sforzi per costruire nel nostro tempo, segnato ancora da conflitti e contrapposizioni,
una pace duratura, trasmettendo, soprattutto alle nuove generazioni, una cultura e
uno stile di vita improntati all’amore, alla solidarietà e alla stima per l’altro”. Tra
circa due ore, inizierà per Benedetto XVI la seconda parte della sua giornata in terra
viterbese con l’incontro, verso le 16.30, con gli organizzatori della visita. Quindi,
si trasferirà nel Santuario della Madonna della Quercia per venerare l’immagine sacra
della Vergine, Patrona della diocesi. Ad attendere il Papa nel Santuario vi saranno
le Monache di clausura degli 11 monasteri della diocesi. Fra loro, vi sarà anche Madre
Rosaria Spreafico, superiora della Trappa di Vitorchiano, dove riposano le spoglie
della Beata Gabriella Sagheddu e dove - ha detto questa mattina il Papa - "continua
a essere proposto quell'ecumenismo spirituale", "vivamente sollecitato dal Concilio
Vaticano II. La nostra inviata, Antonella Palermo, ha incontrato Madre Spreafico
alla vigilia della visita papale:
R. - Ci è
stata offerta la possibilità di essere presenti al momento della preghiera privata
che il Santo Padre farà nel Santuario della Quercia, prima di recarsi a Bagnoreggio.
Siamo felici di poter sostare, anche se per pochi istanti, accanto a lui, ascoltarlo,
ricevere la sua benedizione e attingere nuova motivazione per la nostra fedeltà. Nell’ora
che precede l’ingresso del Santo Padre nel Santuario, vivremo insieme un momento di
preghiera, offriremo questa preghiera per le intenzioni del Santo Padre. Ecco, la
preghiera del Santo Padre ci conduce anche al senso della nostra vocazione. Il significato
della clausura è vivere al cuore della Chiesa, vegliando affinché la memoria della
redenzione operata da Cristo non si perda. E da questo cuore è più facile intuire
che la figura del Papa è centro e garanzia della presenza di Cristo nella Chiesa.
Noi sappiamo che non potremmo essere di Cristo senza il nostro pastore. Non abbiamo
nessuna reticenza nel dire che amiamo Benedetto XVI come nostro pastore, che lo amiamo
molto. La nostra preghiera per lui è quotidiana e continua. E’ facile vivere all’unisono
con la Chiesa di Cristo, seguendo la sua parola e il suo esempio.
D.
- Come si svolge la vostra giornata?
R. - La nostra
vita è semplice, scorre sempre uguale, con orari scanditi dal suono delle campane,
nel silenzio. Ci alziamo alle 3 del mattino e nel cuore della notte inizia la nostra
preghiera, cui segue la celebrazione dell’Eucaristia, che è il centro di tutta la
giornata. Poi, la vita quotidiana prosegue ritmata dal lavoro e dalla preghiera, secondo
la formula benedettina "ora et labora", e si conclude verso le 7 di sera con il canto
di compieta. La nostra poi è una vocazione cenobitica, di vita comune: la mensa è
comune, la celebrazione della liturgia ci riunisce sette volte al giorno, il lavoro
manuale e i servizi comunitari sono vissuti dentro un mutuo servizio. La sfida che
insieme viviamo è quella della conversione del cuore, di rendere i nostri occhi capaci
di vedere oltre l’apparenza delle cose.
D. - Avete
fondato altri monasteri?
R. - Sì, in questi ultimi
40 anni da questa casa sono partiti diversi gruppi di sorelle, per dar vita ad altri
monasteri nel mondo intero: alcuni in America Latina, in Asia, nella Repubblica Ceca.
Ora stiamo aiutando anche una comunità in Africa.
D.
- Vogliamo ricordare anche linguisticamente il termine “trappa” che cosa vuol dire?
R.
- Il nostro Ordine è stato fondato nel 1098. E’ un ramo del monachesimo benedettino.
Successivamente, c’è stata questa riforma trappista, che prende il nome del luogo
dove è avvenuta, e cioè il monastero francese di La Trappe.
D.
- Voi avete una foresteria. Chi viene qui cosa cerca?
R.
- Le persone che arrivano cercano fondamentalmente un’esperienza di preghiera e di
incontro più profondo con Dio e con se stessi. Da noi forse rimangono spesso sorpresi
dalla vita liturgica della comunità, che è possibile seguire da una piccola cappella
per gli ospiti. Chi viene con l’idea di immergersi in una solitaria avventura, per
scoprire Dio e l’interiorità, si trova invece immerso nella vita liturgica della Chiesa,
che alla fine riscopre come la strada più sicura per arrivare a Dio.
Lasciata
Viterbo, poco dopo le 17BenedettoXVI raggiungerà in elicottero la
cittadina di Bagnoregio per venerare nella Concattedrale di San Nicola la reliquia
del “Sacro Braccio” di San Bonaventura. Successivamente, saluterà le autorità e la
popolazione raccolte inPiazza Sant’Agostino. Il programma della visita si
concluderà verso le 18.30, quando il Pontefice decollerà in elicottero per fare ritorno
al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.