Il Papa a Viterbo e Bagnoregio: Non bisogna dimenticare la tragedia della Seconda
Guerra Mondiale e dell'Olocausto. San Bonaventura cercatore di Dio e messaggero di
speranza
Il Papa è rientrato a Castelgandolfo in elicottero dopo aver fatto visita e confermato
nella fede Viterbo e Bagnoregio. Nella città dei Papi circa quindicimila fedeli hanno
partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI. Dopo la Santa
Messa e la recita dell’Angelus, il Papa ha invitato “l'umanità a non dimenticare la
tragedia della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto”, poi ha sostato presso il
Santuario di Santa Rosa, per venerare il corpo incorrotto della Santa. Nel pomeriggio
il trasferimento a Bognoregio che ha accolto con calore il successore di Pietro in
quale ha venerato la reliquia del “sacro Braccio” di San Bonaventura, definito un
cercatore di Dio testimone di speranza. La linea alla nostra inviata Antonella
Palermo:
Venire
a Bagnoregio ha significato per il Papa compiere un viaggio nel proprio passato spirituale
e intellettuale. Il discorso che ha infatti pronunciato questo pomeriggio in piazza
Sant’Agostino è stato un affettuoso ricordo del francescano San Bonaventura, uno dei
maestri per la sua formazione teologica. Instancabile cercatore di Dio, serafico cantore
del creato, messaggero di speranza: questi i tratti salienti che il Santo Padre ha
voluto evidenziare dalla sua terra natale. Citando quella che fu la tesi di abilitazione
all’insegnamento di Joseph Ratzinger, il Papa ha sottolineato come “alla sapienza,
che fiorisce in santità, Bonaventura orienta ogni passo della sua speculazione e tensione
mistica”.
“San Bonaventura fu messaggero di speranza.
Una bella immagine della speranza la troviamo in una delle sue prediche di Avvento,
dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali
nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze”
Nel
ricordo di questo profondo ricercatore ed amante della sapienza - ha detto il Papa
- vorrei esprimere incoraggiamento e stima per il servizio che, nella Comunità ecclesiale,
"i teologi sono chiamati a rendere a quella fede che cerca l’intelletto, quella fede
che è “amica dell’intelligenza” e che diventa vita nuova secondo il progetto di Dio".
Il Papa ha espresso la necessità di “una speranza affidabile” per superare le difficoltà
del presente e si è augurato una riscoperta della bellezza del creato come dono divino.
Ha invitato in particolare i sacerdoti – nello speciale anno a loro dedicato – a mettersi
alla scuola di questo grande Dottore della Chiesa per approfondirne l’insegnamento
di sapienza radicata in Cristo. E sempre per i sacerdoti, i seminaristi e le vocazioni
il Santo Padre ha chiesto preghiere quest’oggi. Lo ha fatto a Viterbo poco prima di
giungere a Bagnoregio, al santuario della Madonna della Quercia con le claustrali
della diocesi, e lo ha fatto questa mattina nell’omelia della messa celebrata nella
valle Faul. “Siate con il vostro silenzio orante il loro sostegno a distanza ed esercitate
verso di loro la vostra maternità spirituale”, ha detto incontrando le monache e venerando
la sacra immagine della Vergine.
“'Conferma i
tuoi fratelli': quest’invito del Signore l’avverto oggi indirizzato a me con una intensità
singolare. Pregate, cari fratelli e sorelle, perché possa svolgere sempre con fedeltà
e amore la missione di Pastore di tutto il gregge di Cristo”.
Così
il Papa all’Angelus, a conclusione della messa, a ridosso del Palazzo dei Papi. Nell’omelia
– in cui forte e chiaro è stato l’incoraggiamento a non aver paura ad accogliere Cristo
– Ratzinger ha evidenziato tre priorità per la comunità ecclesiale viterbese: l’educazione
alla fede, la testimonianza della fede, l’attenzione ai segni di Dio. Il Pontefice
ha ricordato l’importante ruolo formativo dell’Università della Tuscia e dell’Istituto
Filosofico-Teologico “San Pietro” così come la figura di Santa Rosa Venerini – da
lui stesso canonizzata tre anni fa – antesignana delle scuole femminili in Italia
e quella di Lucia Filippini. Altre figure di santi come la monaca Giacinta Marescotti
e il cappuccino San Crispino sono state rievocate dal Papa per lanciare l’augurio
di una ancora maggiore fioritura del volontariato in questa terra che nei secoli ha
profuso grande ricchezza spirituale. Nel ricordo del Papa anche il beato Domenico
Bàrberi e Mario Fani che proprio a Viterbo fondò l’Azione Cattolica italiana.
“Cara
Chiesa di Viterbo, il Cristo, che nel Vangelo vediamo aprire gli orecchi e sciogliere
il nodo della lingua al sordomuto, dischiuda il tuo cuore, e ti dia sempre la gioia
dell’ascolto della sua Parola, il coraggio dell’annuncio del Vangelo e la scoperta
del suo Volto e della sua Bellezza!”.
Ai
laici, ai giovani e alle famiglie il Pontefice ha ribadito di tenersi saldi alla vocazione
cristiana a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i
tempi. “Ecco l’impegno sociale – ha detto il Papa - ecco il servizio proprio dell’azione
politica, lo sviluppo umano integrale”. Il Santo Padre ha messo in guardia sui rischi
di solitudine e incomunicabilità creati dall’egoismo. Questa terra – che non sfugge
ai segni dell’inquietudine contemporanea, alla domanda di certezze e stabilità per
il futuro, soprattutto dei giovani, adesso ringrazia con applausi commossi la venuta
del successore di Pietro augurandosi di ritemprare la fede in Cristo.