Da Viterbo il saluto di Benedetto XVI ai partecipanti all'Incontro "Uomini e religioni".
Intervista con il cardinale Stanislaw Rylko
Benedetto XVI ha indirizzato questa mattina un saluto da Viterbo, dove si trova in
visita pastorale, all’incontro interreligioso di preghiera per la pace "Uomini e religioni"
che si è aperto oggi in Polonia, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi
di Cracovia. L’evento, che si concluderà martedì 8 settembre, ha avuto inizio con
una Messa presso il Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, presieduta
dal cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, alla presenza dei rappresentanti
delle Chiese cristiane e delle Comunità ecclesiali. Nel tardo pomeriggio, presso l’Auditorium
Maximum della città di Cracovia avrà, invece, inizio l’Assemblea inaugurale dei lavori
alla presenza delle autorità polacche, di alti rappresentanti internazionali, dei
vertici delle Chiese cristiane e dei leader religiosi. Il servizio del nostro inviato
a Cracovia Stefano Leszczynski:
“La pace
è un cantiere aperto”: la frase di Giovanni Paolo II pronunciata nell’86 ad Assisi
è riecheggiata nel corso della liturgia ecumenica di stamattina presso il Santuario
di Lagewniki, a Cracovia, consolidando il legame ideale tra questo incontro di preghiera
per la pace e lo “Spirito di Assisi”, che tuttora lo anima. In un Santuario gremito
di fedeli, giunti da ogni parte del mondo, l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Dziwisz,
e il metropolita Serafim, della Chiesa Ortodossa di Romania hanno svolto le proprie
omelie sul tema della pace e del ruolo fondamentale della preghiera nel suo perseguimento.
“Dopo gli anni terribili della guerra e della dittatura comunista - ha detto il porporato
polacco - che hanno devastato molti Paesi e fatto morire milioni di persone, Dio ci
ha fatto il dono dei miracoli della pace e di un’Europa unita”. Ma la pace non è un
dono che si acquisisca una volta per tutte e i pericoli più insidiosi sono, nelle
parole del cardinale, quelli della secolarizzazione, del consumismo sfrenato, dell’avidità,
dei piaceri della carne. A 70 anni dallo scoppio del II conflitto
mondiale e a 20 dall’abbattimento definitivo della Cortina dei ferro - ha detto il
metropolita Serafim - s’innalza dunque proprio da Cracovia prima città invasa della
Polonia, “una voce corale ed una preghiera all’Onnipotente, per il dono della pace
per la nostra terra inquieta”. Il terribile passato dell’Europa centrale ed Orientale
- ha ricordato il metropolita - ha lasciato dietro di sé macerie materiali e spirituali,
ma adesso - ha esortato Serafim - è venuto il tempo di ricostruire pazientemente la
casa dei valori umani e cristiani. Già nella serata di ieri, in occasione del’inaugurazione
della mostra fotografica dedicata alla vita di Giovanni Paolo II, il cardinale Dziwisz
aveva evocato le attuali minacce alla pace nel mondo, ricordando l’Afghanistan, l’Iraq,
i molti conflitti dimenticati, è importante dunque - ha spiegato il porporato - rivolgersi
a tutte le religioni, perché tutti si uniscano nello sforzo della preghiera, attraverso
la penitenza, per una pace duratura, proprio come avverrà martedì prossimo ad Auschwitz,
luogo simbolo degli orrori della guerra e dell’odio tra gli uomini, con la marcia
silenziosa dei rappresentanti di tutte le fedi religiose. Saranno
oltre 300 gli alti rappresentanti del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’Islam, del
buddismo e delle altre religioni che interverranno alle 22 diverse tavole rotonde
organizzate nella città di Cracovia dalla Comunità di Sant’Egidio. Molti gli argomenti
in discussione dalle crisi economiche ai conflitti regionali, tutti condotti sul filo
del tema principale di questo incontro internazionale ed interreligioso dedicato ai
70 anni dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Sul contributo concreto che i
fedeli delle varie religioni e delle comunità ecclesiali possono dare nel conseguimento
della pace nel mondo Stefano Leszczynski ha intervistato il cardinale Stanislaw
Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, anch’egli presente all’incontro
di Cracovia.
R. - “Beati
gli operatori di pace perché sono chiamati figli di Dio”. Ogni cristiano deve prendere
queste parole del maestro come programma di vita, specialmente i laici che vivono
nel cuore del mondo e sono chiamati ad essere il sale della terra. La vocazione dei
fedeli laici è proprio questa: trasformare il mondo dal di dentro come lievito evangelico,
operando a favore della giustizia, del rispetto della dignità e dei diritti inalienabili
della persona umana. Solo così si costruiscono le fondamenta di una pace vera e duratura.
Questo impegno pone ad ogni laico cristiano l’esigenza di una coerenza cristallina
tra vita e fede, di un fermo rigore morale, di un’autentica passione per il servizio
al bene comune. Non dimentichiamo che il Santo Padre, Benedetto XVI, ce lo ricorda
spesso: il primo e fondamentale fattore di pace è l’annuncio di Cristo. In fondo,
la vera pace del mondo è Lui. D. - A settant’anni dall’inizio del secondo
conflitto mondiale, il processo di riconciliazione, in Europa, ha visto il ruolo determinante
della Chiesa nel suo insieme. Quanto è ancora importante, nell’attuale contesto storico,
il ruolo dei cristiani per poter superare le divisioni che ancora rimangono in Europa? R.
- L’Europa vive oggi un tempo di crescente pluralismo culturale, politico ed anche
religioso. Vede anche però la nascita di nuove divisioni ed ha quindi grande bisogno
di unità, ma di un’unità costruita su solide basi. L’economia e la politica da sole
non bastano. E’ dunque necessario che noi cristiani ricordiamo quale sia l’identità
più profonda del nostro Vecchio continente. Occorre che l’Europa sappia riscoprire
e tornare alle sue radici, radici che affondano nell’humus della tradizione giudeo-cristiana.
E’ questo il fattore determinante dell’unità europea. L’Europa di oggi ha urgente
bisogno di uno spirito di comunione, di cercare ciò che unisce veramente. Per questo
sono così importanti incontri come quello di Cracovia, che promuovono il dialogo ecumenico
ed interreligioso. D. - Proprio su questo, lo spirito di Assisi
arriva a Cracovia e questa è un’immagine che colpisce… R. -
Sono convinto che lo spirito di Assisi, malgrado il passare degli anni, mantenga intatta
la sua attualità. L’indimenticabile incontro del 1986 ci ha ricordato che Dio è amore
e quindi è un Dio di pace. Ogni tipo di violenza ed ogni guerra sono peccati gravi
proprio contro Dio perché ne sfigurano drammaticamente il volto. Assisi ci ha inoltre
ricordato che la pace è un dono che proviene dall’alto, cioè da Dio. Un dono che va
implorato in continuazione. Il Santo Padre nella sua ultima Enciclica scrive che il
vero sviluppo - e quindi anche la pace - ha bisogno di cristiani con le mani alzate
verso Dio nel gesto della preghiera. L’incontro di Cracovia, promosso dalla Comunità
di Sant’Egidio, e al quale il settantesimo anniversario dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale conferisce un significato tutto particolare, sarà soprattutto un incontro
d’intensa preghiera di rappresentanti di varie chiese e comunità cristiane - ed anche
di quelle non cristiane - per la pace e per la riconciliazione dei popoli.